Tuning: è possibile truccare un’auto elettrica?

Un preparatore austriaco ci insegna come “vitaminizzare” la nostra Tesla Model S P90D dagli iniziali 456 CV fino ai finali 523 CV di potenza massima.

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Si sa che basta davvero poco e il nostro corpo come anche il nostro cervello si abituano facilmente a un incremento di potenza o di prestazioni. Ecco perché, come avviene quando saliamo su una vettura con motore endotermico più potente di quella che abitualmente usiamo o con motore che è stato fortemente elaborato, all’inizio rimaniamo stupefatti dalla maggiore spinta e dalla superiore velocità massima raggiungibile, ma dopo pochi giorni di continuo utilizzo tutto torna alla normalità e non ci rendiamo più conto di questo forte incremento prestazionali. Ci siamo semplicemente abituati e il nostro corpo come il nostro cervello sono già li a chiedere ancora di più, sono nuovamente in cerca di maggiori perfomance ed emozioni.

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Questa continua ricerca di emozioni forti e di prestazioni ha spinto i preparatori o tuner a mettere mano anche alla “meccanica” delle nuove auto elettriche, vetture famose non solo per la loro capacità di viaggiare in assenza di sostanze nocive ma anche per le elevate prestazioni in accelerazione e coppia massima capaci di erogare fin subito. Preparatissimi tecnici con sofisticati software e tecnologie molto avanzate hanno concentrato i loro sforzi per aggirare e modificare il “cuore pulsante” di queste auto a batteria così da incentivarne le prestazioni. Se vi stavate chiedendo quindi se anche un’auto elettrica può essere elaborata, incrementandone le prestazioni, beh sappiate che la risposta è affermativa. Grazie, infatti, a centraline e software modificati, esattamente come avviene per le comuni auto con motori endotermici, anche le auto a batteria posso innalzare i loro livelli di potenza e coppia massima e quindi migliorare le performance finali su strada. Uno dei primi preparatori è stata l’azienda austriaca Steinbauer che è stata in grado di “vitaminizzare” nientemeno che la famosissima Tesla Model S.

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Grazie a delle centraline aggiuntive, denominati “moduli di potenza”, il tuner austriaco è stato capace di “truccare” la Tesla Model S, sia nelle versioni 90D e P90D, portandole da 410 CV e 660 Nm a 456 CV e 792 Nm la prima mentre da 456 CV e 964 Nm a 523 CV e 1160 Nm la seconda. Come se non bastasse anche il sistema di recupero dell’energia in frenata beneficerebbe di questa elaborazione, innalzando la sua potenza di recupero da 50 kW fino a ben 100 kW. Vi basteranno insomma solo 45 minuti per installare questo modulo plug and play e ritrovarvi a guidare una Tesla completamente nuova e se vi doveste stufare della modifica vi basterà scollegare il modulo e la vettura tornerà esattamente come era appena uscita di fabbrica.

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Si tratta quindi di un primo esempio di modifica alle parti per così dire meccaniche o meglio all’elettronica di potenza e non al solo aspetto estetico o alla dinamica di guida, come avevamo assistito con le elaborazioni del preparatore svizzero Novitec. Per incrementare la grinta della berlina californiana il preparatore svizzero ha sempre modificato il solo comparto estetico e aerodinamico, senza mai toccare quello meccanico. Uno dei suoi ultimi lavori ha visto una Tesla Model S beneficiare di un assetto ribassato di 30 millimetri, giganteschi cerchi da 21 pollici, sospensioni completamente riprogettate, una lunga serie di dettagli in fibra di carbonio per l’aerodinamica e l’estetica e svariate aggiunte in Alcantara ad impreziosire i tecnologici interni.

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