Introduzione
Dimenticate il precedente Outlander,
una specie di station wagon anabolizzata dalla linea tozza e dalle prestazioni
non brillantissime ottenute in cambio di consumi non certo
contenuti. Quella di oggi, che conserva
solo il nome della precedente, è un’altra macchina, con un’estetica
più
moderna e allineata a quella dei Suv più in voga, uno spazio abitabile
ampio e vivibile e un motore diesel in grado di coniugare prestazioni brillanti
a consumi accettabili. Un taglio netto con il passato quindi, che se da
una parte rende la nuova vettura meno originale e “automobilistica”
della
precedente, dall’altro le apre possibilità commerciali decisamente più
ampie in diretta concorrenza con i modelli più affermati del segmento come
Honda CR-V, Hyundai Tucson, Land Rover Freelander, Nissan XTrail, Opel
Antara e Toyota Rav-4. Rispetto alle quali può vantare un progetto
moderno
basato su una piattaforma realizzata exnovo abbinato alla pluriennale competenza
Mitsubishi nel campo dell’off-road.
Come è fatta
L’impostazione del nuovo Outlander,
decisamente differente rispetto al modello che l’ha preceduta, avvicina
la nuova Mitsubishi alle più accreditate rivali del segmento: con un lunghezza
aumentata di 10 cm da 454 a 464 cm e una crescita di circa 6 cm anche in
altezza, l’immagine complessiva è stata resa decisamente più attraente
e moderna. Il frontale, caratterizzato dal corto sbalzo tipico delle
ultime generazioni della Pajero e dalla mascherina denominata “monte
Fuji”,
presenta la familiare impostazione Mitsubishi spigolosa e affilata, mentre
il resto del corpo vettura è piacevolmente massiccio e robusto con alcuni
particolari tipici delle off-road come le protezioni inferiori e laterali
o i passaruota in evidenza. Qualche particolare, come i gruppi ottici
posteriori,
è invece un po’ troppo vistoso ma forse anche “obbligato” per
differenziare
l’Outlander dalle vetture del Gruppo PSA create sul medesimo pianale e
con carrozzeria largamente condivisa. Lo spazio in abitacolo è
decisamente
più ampio e vivibile rispetto alla precedente: due adulti viaggiano bene
davanti e dietro (un eventuale terzo sconta la presenza del tunnel tra
i piedi), favoriti anche dalla possibilità di far scorrere longitudinalmente
i sedili posteriori per aumentare all’occorrenza lo spazio.
Tecnica
Il telaio dell’Outlander sfrutta una
piattaforma completamente nuova, con passo allungato di 5 cm rispetto alla
precedente, destinata a numerose future vetture dei segmenti medio e medio
– superiore della Casa giapponese. E’ stata progettata e sviluppata
in
collaborazione con DaimlerChrysler e verrà usata anche come base per
l’imminente
Suv del
Gruppo PSA. Si tratta di una struttura
molto rigida, adeguatamente progettata per dissipare le forze in caso di
urto, ma anche sufficientemente elastica da permettere una accettabile
dinamica di guida anche su strada. Per questo scopo le sospensioni sono
di tipo McPherson con barra stabilizzatrice davanti e multilink dietro,
caratterizzate dall’ampia escursione delle molle utile in caso di utilizzo
su terreni accidentati. I miglioramenti strutturali e l’adozione del
sistema
di controllo della trazione e della stabilità, attivo anche con inserita
la trazione integrale, hanno poi migliorato le doti della vettura nonostante
l’aumento delle dimensioni e del peso, peraltro con un aggravio non
eccessivo
grazie ad alcune soluzioni di pregio come la realizzazione del tetto in
alluminio. La trazione può essere selezionata secondo tre modalità:
2WD per la marcia con sola trazione anteriore e 4WD per l’inserimento
anche della trazione posteriore che può avere ripartizione variabile o
fissa in modalità 4WD Lock. Il motore è il collaudato 2 litri 16 valvole
a iniettore – pompa di origine VW da 140 Cv (oltre 150 Cv rilevati sul
banco a rulli), con filtro antiparticolato e accoppiato a un cambio manuale
giapponese a sei marce.
Su strada
L’aumento delle dimensioni, con particolare
riferimento all’altezza, non ha pregiudicato le buone doti dinamiche
dell’Outlander.
L’impostazione è orientata ai terreni accidentati, con posizione di guida
raccolta, sospensioni ad ampia escursione e notevole efficacia
nell’affrontare
ogni tipo di fondo grazie alle tre diverse modalità di selezione della
trazione. Ciononostante, la buona impostazione ha portato benefici
anche nel comportamento su strada normale: il motore, potente anche rispetto
ai dati dichiarati, è un po’ vuoto sotto i 2.000 giri e tende così a
spostare
in alto il campo di utilizzo, ma grazie alle buone caratteristiche del
cambio a sei marce, riesce quasi sempre spingere con vigore ed efficacia
gli oltre 16 quintali del Suv giap. Che, in virtù anche di una buona
profilatura aerodinamica, riesce a ottenere interessanti prestazioni sia
per quanto riguarda la velocità massima (oltre
190 km/h rilevati) sia a livello di tempi
di accelerazione e ripresa, con poco più di 10 secondi nello scatto breve
da 0 a 100 km/h e adeguata elasticità soprattutto ai regimi superiori.
L’unico appunto che si può muovere è l’estrema instabilità
del regime
di minimo soprattutto a freddo, che talvolta impedisce partenze regolari
e progressive arrivando addirittura a far spegnere il motore. Le buone
prestazioni non influenzano negativamente i consumi d’uso, con una media
durante la prova di oltre 12 km/litro che permette rapidi spostamenti
senza un esborso eccessivo di carburante
e senza soste troppo frequenti al distributore.
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