Mi “fiondo” sulla Levante senza neanche pensarci un attimo, attratto da una tinta inusuale per un’auto di questo genere, ma oggi le mezze misure non esistono proprio: o tutto o niente. La chiave ha lasciato il posto a un pulsante, ma la sensazione è sempre la stessa: il rombo cupo e minaccioso degli 8 cilindri che, cantando all’unisono, generano quell’inconfondibile melodia riesce a farmi dimenticare per un attimo le sempre più restrittive normative sulle emissioni, comprese quelle sonore, la propulsione elettrica e tutte le limitazioni che sembrano studiate per trasformare le auto del futuro in enormi tablet su ruote: utilissimi e funzionali quanto vuoi, ma capaci di suscitare emozioni, le poche volte ci provano, solo con il contagocce.
Lasciata alle spalle la città, non resisto alla tentazione di un bell’affondo del gas, ma solo dopo aver selezionato il programma Corsa e spostato il cambio in manuale: che goduria! In un’era di motori sempre più lineari nell’erogazione e simili tra loro, il V8 del Tridente esprime la sua forte personalità con un discreto turbo lag iniziale a cui segue la classica botta di coppia che ti incolla allo schienale del sedile in stile jet al decollo. I 580 CV rispondono puntuali all’appello, per non parlare poi dei 730 Nm di coppia, che restano costanti da 2.500 a 5.000 giri.