Emissioni, Europa: alla ricerca dei Brand più amici dell’ambiente

L’Europa introduce nuovi criteri per l’indirizzamento dei fondi verdi nei confronti delle Case auto più virtuose dal punto di vista ambientale.

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L’Unione Europea ha aperto una serie di consultazioni per la realizzazione di un ranking con il quale valutare i Marchi automotive sotto l’aspetto della sostenibilità. Questa procedura permetterà alla stessa Europa di poter indirizzare nel migliore dei modi la liquidità della finanza verde cioè i fondi destinati al sostentamento di progetti effettivamente ecosostenibili, realizzati allo stesso tempo da Brand virtuosi dal punto di vista ambientale. I nuovi criteri permetteranno di classificare le Case auto a seconda della CO2 emessa. In sostanza, in base ai nuovi criteri che Bruxelles intende introdurre, la produzione di un’automobile verrà considerata un investimento “sostenibile” solo se questa riguarderà un’ibrida plug-in o un’elettrica, e dal 2026 solo le vetture a emissioni zero. Le auto, infatti, per essere ritenute progetti sostenibili dovranno prevedere emissioni di CO2 sotto i 50 g/km.

Una iniziativa, sicuramente più severa delle normative attualmente in vigore nella stessa Unione, che punta a compiere un ulteriore passo verso il raggiungimento degli obiettivi climatici, in particolare quello delle emissioni zero entro il 2050. Una nuova serie di regole e normative che però preoccupa i costruttori europei che temono che tale classificazione possa scoraggiare gli investimenti nell’industria automobilistica proprio quando questa ne ha più bisogno per passare a soluzioni più ecologiche. Sicuramente va detto che questo nuovo piano della Commissione europea, non introducendo alcuna effettiva e nuova restrizione o inasprimento delle attuali normative, non intende imporre paletti alla fabbricazione o alla vendita delle auto, ma ha l’intento di assicurarsi che gli investimenti verdi si possano dirigere esclusivamente su progetti a basse emissioni e non su quelli di facciata che vengono presentati come eco-friendly, ma che in realtà hanno poco da spartire con l’ecosostenibilità.

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