26 November 2021

Alfa Romeo Giulia, passione Tricolore

Una piccola collezione, tanto singolare quanto significativa, racconta dell’orgoglio per la meccanica nazionale. Tre Alfa Romeo Giulia formano il Tricolore: GT 1.3 verde, Super 1.6 bianca e Spider 1.3 rossa ...

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Il bello del nostro amato (o bistrattato, dipende) Tricolore è che ogni tanto torna prepotentemente in auge e riprende a svolgere quella che dovrebbe essere di norma la sua funzione: ricordare agli italiani che sono un’unica comunità, stretta intorno ai valori che da oltre settant’anni la nostra Costituzione elenca e difende.

Questo orgoglio di appartenenza è giustamente massimo nelle occasioni che lo sport ci regala, come è stato per la vittoria dell’Italia agli europei di calcio: il sentimento nazionale ha rotto gli argini, è esploso in un entusiasmo generale che ha invaso le piazze e i cuori. Tutti insieme appassionatamente a cantare a squarciagola l’inno di Mameli. Bellissimo. Succede anche quando la Ferrari vince e sotto il palco della premiazione dopo il pilota si festeggia anche la squadra. Gli uomini in rosso intonano Fratelli d’Italia, magari un poco più sommessamente e in ambito più ristretto.

E così viene voglia di fare, pur se ancora più sommessamente per pudore, quando vediamo schierate le tre Alfa Romeo serie 105 di Michele Piva, entusiasta amico di Automobilismo d’Epoca: una GT Junior Verde Muschio, una Giulia Super Biancospino e una Spider Junior Rosso Italia. L’effetto bandiera è garantito, e la punta di orgoglio per l’italianità della Casa del Biscione pure.

Verde muschio
L’ammirazione per la meccanica italiana nasce in Michele Piva fin dalla più tenera età, quando il papà lavorava in Iveco e lui da bambino ascoltava estasiato il suono dei motori dei grossi trattori Fiat che lo zio vendeva. Nessun dubbio poteva assalirlo: in Italia si costruivano i motori migliori del mondo.

Dai veicoli industriali e dai trattori alle automobili il passo era breve: come non rimanere affascinati dalle Alfa Romeo, le auto che in quei primi anni ’70 ancora vantavano le meccaniche più evolute e le prestazioni più entusiasmanti? E così è stato. A 19 anni compiuti la 33 Imola di famiglia concretizza l’amore sviscerato per le Alfa, ma dovrà attendere l’età matura per concedersi finalmente il lusso di possedere un’Alfa Romeo storica.

La scelta cade su una GT Junior “scalino” seconda serie, del 1970. Verde muschio AR 209, giusto per cominciare. Era una tentazione latente da tempo, perché un amico che si occupa di demolizioni gliela aveva segnalata già da un po’.

Il tarlo della passione lavora in silenzio fin tanto che un giorno, quasi per caso, il nostro Michele si convince ad andare a vederla. Basta un attimo e la decisione è presa. Qualche settimana di trattativa e un po’ di sofferenza ma alla fine l’affare è concluso. La GT Junior non si presenta malissimo, gli interventi si potrebbero anche limitare all’indispensabile, ma si preferisce affrontare un restauro radicale in modo da recuperare la piena efficienza.

Carrozzeria e interni ritrovano facilmente la bellezza perduta, rispettando scrupolosamente l’allestimento originale. Tutta la ciclistica viene accuratamente revisionata, con la sostituzione di tutti gli elementi che il tempo ha inesorabilmente compromesso. Il motore invece non viene aperto, perché ha conservato intatta la prontezza per cui era famoso.

Ma siccome stiamo parlando di bialbero Alfa, Michele non resiste alla tentazione che accomuna il 90% di appassionati: eliminato il filtro dell’aria, vengono montati ai due Weber doppio corpo da 40 mm quattro bei tromboncini d’aspirazione, che insieme a due alberi a camme rivisti e all’impianto di scarico in acciaio inox donano alla piccola GT Junior una sonorità e una brillantezza di marcia tutte da godere.

Si sa però che l’appetito vien mangiando. Come rinunciare allora ad una sistematina all’assetto? Ecco dunque molle Heibach, ammortizzatori Bilstein e cerchi ruota in lega d’alluminio replica GTA da 6,50x14”, gommati 185/70-14. Il risultato è una guidabilità eccezionale, che richiede solo qualche attenzione perché l’assetto generale risulta ribassato di circa 30 mm. In questo lavoro di attenta personalizzazione un solo inconveniente si fa luce: all’inizio sembra coerente montare un bel volante replica Hellebore, ancora in tema GTA.

Ma la qualità della riproduzione è talmente bassa e la sicurezza così compromessa che si decide per la sua sostituzione con un più sicuro Nardi in legno. Rosso Italia Avendo ceduto la prima volta, Michele scopre cosa significa la dipendenza da Alfa Romeo: non puoi più farne a meno e non ne hai mai abbastanza. Ad un anno dal restauro della GT Junior, si imbatte in una Spider Junior 1300 del 1976, nata rossa. Ma è un rosso sbagliato. Per di più, accade un fatto singolare.

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Concluso l’affare, la Spider è consegnata a casa: quando però viene scaricata dal carrello, una malaugurata disattenzione la fa scivolare e picchiare leggermente di muso. Il danno non è grave, ma c’è e si vede. Per di più quel rosso non corretto è davvero fastidioso. Un anno scarso di pazienza e poi inevitabilmente parte il lavoro di restauro.

Come già successo per la GT Junior, anche in questo caso la base si dimostra ottima: i fondi sono come nuovi, gli interventi fatti dal precedente proprietario non sono da riprendere. Solo il muso necessita di cure approfondite. Per garantire allineamenti perfetti si decide di sostituire i lamierati anteriori, visto che si trovano abbastanza agevolmente.

Viene anche ripristinato il colore originale, e cioè il Rosso Italia Pininfarina AR 514. Per gli interni preoccupazioni non ce ne sono. Sono in buono stato, anche se a voler essere pignoli le cuciture dei sedili non sembrano perfettamente conformi all’originale. Comunque vien conservato tutto, persino i tappetini ancora di primo equipaggiamento.

Neanche la meccanica desta preoccupazioni. Il bialbero gira bello rotondo senza alcuno sbuffo azzurrognolo sospetto, ragion per cui non viene aperto ma solo sottoposto ad un tagliando in piena regola. Si decide invece di rifare il cambio, perché come spesso accade il sincronizzatore della seconda dà evidenti segni di stanchezza. Tutto l’impianto idraulico, quindi freni e frizione, è rivisto accuratamente così come la ciclistica, rimessa a nuovo.

Terminati i lavori, la Spider Junior si presenta in forma smagliante, col suo classico rosso della giusta tonalità e tutta originale. Questa volta la scelta è stata quella di non indulgere in alcuna personalizzazione postuma, proprio per conservare integro un progetto nato perfetto.

Le uniche concessioni, peraltro del tutto tollerabili, sono le ruote in lega leggera “millerighe”, all’epoca previste solo per la 2000 Spider, e il volante in legno, non del modello disponibile a richiesta per la Spider 1300 ma anche in questo caso quello di serie sulla sorella maggiore. Biancospino Come si può sentire un vero alfista se non possiede una Giulia berlina? Incompleto, e infatti Michele, ormai del tutto vittima del morso del Biscione, si mette ben presto alla ricerca dell’esemplare giusto. Anche in questo caso l’aiuto dell’amico scopritore di tesori nascosti si rivela determinante.

Un mattino arriva la telefonata che aspettava con ansia: “Trovata la Giulia!”. Rapida corsa dal proprietario e prima di sera dello stesso giorno l’affare è concluso. Arrivata la Giulia nel garage di casa dopo pochi giorni, un esame approfondito conferma in pieno le evidenze già riscontrate al primo incontro. È una Super 1.6 di fine 1970, una delle primissime a montare la nuova pedaliera infulcrata in alto. Neanche a farlo apposta, il colore è il classico Biancospino AR013.

Carrozzeria e interni sono in ottime condizioni avendo subìto un recente restauro, mentre tutta la parte meccanica necessita di cure attente. Il motore è in buona salute, regolare nel funzionamento, lindo e pulito all’aspetto: la decisione ovvia è di non toccarlo e di lasciare tutto così com’è.
Tranne, anche in questo caso, alcuni aggiustamenti ben calibrati per consentire di aggiungere quel pizzico di vivacità in più che fa la gioia di ogni appassionato: aspirazione libera, alberi a camme ritoccati, impianto di scarico in acciaio inox.

Tutta la ciclistica è smontata e rifatta e, vista l’occasione, viene data anche una bella ripassata al fondo vettura, pulendolo dalle incrostazioni accumulate e ripristinando antirombo e verniciatura. La positiva esperienza accumulata con la GT Junior induce anche a ribassare leggermente l’assetto, adottando molle Heibach e ammortizzatori Bilstein. La stessa ricetta della GT Junior è seguita pure per i cerchi, replica GTA da 6,50x14”.

La Giulia è ora in forma smagliante, ha ritrovato in pieno tutto il suo fascino, e anzi così ben acquattata sulle sospensioni ha acquisito un filo di grinta aggiuntiva che rende onore alla sua indole di berlina sportiva, senza nulla togliere alla sua innata e spigliata eleganza.

Passione da condividere

Ora che la triade è composta Michele può giustamente andarne fiero. Quelle tre Giulia che messe insieme fanno il tricolore sembrano un segno del destino: l’abbinamento cromatico non è stato scelto volutamente, è venuto fuori per caso, eppure sintetizza perfettamente l’orgoglio tutto italiano per la Casa che all’epoca costruiva le auto per tutti più belle del mondo. Che è poi proprio il senso che accomuna tutti i collezionisti e gli appassionati cultori della storia Alfa Romeo.

Michele se le gode tutte e tre, ma confessa una certa predilezione per la Giulia Super: “È comoda, brillante, sicura ed è dotata di un carisma ineguagliabile. Subito dopo viene la GT Junior, molto divertente da guidare. Trovo meno piacevole invece la Spider, impegnativa da usare, meno comoda e con una posizione di guida più sacrificata”.

Tutte e tre comunque destano ammirazione e spesso sono richieste per partecipare a manifestazioni di vario genere. È stato così naturalmente anche in occasione dei festeggiamenti della vittoria italiana a Euro 2020: la tentazione di una bella partecipazione in verde-bianco-rosso era molto forte, ma poi ha prevalso la saggezza di non mettere a repentaglio l’integrità delle tre auto in una festa affollata ad alto rischio.

Con qualche rincrescimento, perché “il bello è la condivisione – sottolinea Michele – almeno per me. Quando qualcuno mi chiede di sedersi al posto di guida di una delle mie macchine, di stringere il volante, mi piace accontentarlo: condividere con gli altri la mia passione e regalargli un’emozione è per me una gioia”.

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