Concluso l’affare, la Spider è consegnata a casa: quando però viene scaricata dal carrello, una malaugurata disattenzione la fa scivolare e picchiare leggermente di muso. Il danno non è grave, ma c’è e si vede. Per di più quel rosso non corretto è davvero fastidioso. Un anno scarso di pazienza e poi inevitabilmente parte il lavoro di restauro.
Come già successo per la GT Junior, anche in questo caso la base si dimostra ottima: i fondi sono come nuovi, gli interventi fatti dal precedente proprietario non sono da riprendere. Solo il muso necessita di cure approfondite. Per garantire allineamenti perfetti si decide di sostituire i lamierati anteriori, visto che si trovano abbastanza agevolmente.
Viene anche ripristinato il colore originale, e cioè il Rosso Italia Pininfarina AR 514. Per gli interni preoccupazioni non ce ne sono. Sono in buono stato, anche se a voler essere pignoli le cuciture dei sedili non sembrano perfettamente conformi all’originale. Comunque vien conservato tutto, persino i tappetini ancora di primo equipaggiamento.
Neanche la meccanica desta preoccupazioni. Il bialbero gira bello rotondo senza alcuno sbuffo azzurrognolo sospetto, ragion per cui non viene aperto ma solo sottoposto ad un tagliando in piena regola. Si decide invece di rifare il cambio, perché come spesso accade il sincronizzatore della seconda dà evidenti segni di stanchezza. Tutto l’impianto idraulico, quindi freni e frizione, è rivisto accuratamente così come la ciclistica, rimessa a nuovo.
Terminati i lavori, la Spider Junior si presenta in forma smagliante, col suo classico rosso della giusta tonalità e tutta originale. Questa volta la scelta è stata quella di non indulgere in alcuna personalizzazione postuma, proprio per conservare integro un progetto nato perfetto.
Le uniche concessioni, peraltro del tutto tollerabili, sono le ruote in lega leggera “millerighe”, all’epoca previste solo per la 2000 Spider, e il volante in legno, non del modello disponibile a richiesta per la Spider 1300 ma anche in questo caso quello di serie sulla sorella maggiore. Biancospino Come si può sentire un vero alfista se non possiede una Giulia berlina? Incompleto, e infatti Michele, ormai del tutto vittima del morso del Biscione, si mette ben presto alla ricerca dell’esemplare giusto. Anche in questo caso l’aiuto dell’amico scopritore di tesori nascosti si rivela determinante.
Un mattino arriva la telefonata che aspettava con ansia: “Trovata la Giulia!”. Rapida corsa dal proprietario e prima di sera dello stesso giorno l’affare è concluso. Arrivata la Giulia nel garage di casa dopo pochi giorni, un esame approfondito conferma in pieno le evidenze già riscontrate al primo incontro. È una Super 1.6 di fine 1970, una delle primissime a montare la nuova pedaliera infulcrata in alto. Neanche a farlo apposta, il colore è il classico Biancospino AR013.
Carrozzeria e interni sono in ottime condizioni avendo subìto un recente restauro, mentre tutta la parte meccanica necessita di cure attente. Il motore è in buona salute, regolare nel funzionamento, lindo e pulito all’aspetto: la decisione ovvia è di non toccarlo e di lasciare tutto così com’è.
Tranne, anche in questo caso, alcuni aggiustamenti ben calibrati per consentire di aggiungere quel pizzico di vivacità in più che fa la gioia di ogni appassionato: aspirazione libera, alberi a camme ritoccati, impianto di scarico in acciaio inox.
Tutta la ciclistica è smontata e rifatta e, vista l’occasione, viene data anche una bella ripassata al fondo vettura, pulendolo dalle incrostazioni accumulate e ripristinando antirombo e verniciatura. La positiva esperienza accumulata con la GT Junior induce anche a ribassare leggermente l’assetto, adottando molle Heibach e ammortizzatori Bilstein. La stessa ricetta della GT Junior è seguita pure per i cerchi, replica GTA da 6,50x14”.
La Giulia è ora in forma smagliante, ha ritrovato in pieno tutto il suo fascino, e anzi così ben acquattata sulle sospensioni ha acquisito un filo di grinta aggiuntiva che rende onore alla sua indole di berlina sportiva, senza nulla togliere alla sua innata e spigliata eleganza.
Passione da condividere
Ora che la triade è composta Michele può giustamente andarne fiero. Quelle tre Giulia che messe insieme fanno il tricolore sembrano un segno del destino: l’abbinamento cromatico non è stato scelto volutamente, è venuto fuori per caso, eppure sintetizza perfettamente l’orgoglio tutto italiano per la Casa che all’epoca costruiva le auto per tutti più belle del mondo. Che è poi proprio il senso che accomuna tutti i collezionisti e gli appassionati cultori della storia Alfa Romeo.
Michele se le gode tutte e tre, ma confessa una certa predilezione per la Giulia Super: “È comoda, brillante, sicura ed è dotata di un carisma ineguagliabile. Subito dopo viene la GT Junior, molto divertente da guidare. Trovo meno piacevole invece la Spider, impegnativa da usare, meno comoda e con una posizione di guida più sacrificata”.
Tutte e tre comunque destano ammirazione e spesso sono richieste per partecipare a manifestazioni di vario genere. È stato così naturalmente anche in occasione dei festeggiamenti della vittoria italiana a Euro 2020: la tentazione di una bella partecipazione in verde-bianco-rosso era molto forte, ma poi ha prevalso la saggezza di non mettere a repentaglio l’integrità delle tre auto in una festa affollata ad alto rischio.
Con qualche rincrescimento, perché “il bello è la condivisione – sottolinea Michele – almeno per me. Quando qualcuno mi chiede di sedersi al posto di guida di una delle mie macchine, di stringere il volante, mi piace accontentarlo: condividere con gli altri la mia passione e regalargli un’emozione è per me una gioia”.