Fortissimamente voluta dall’allora factotum tecnico Alfa Romeo, l’ingegner Chiti, la meccanica della 33 si prestava a essere vestita da una carrozzeria fuori dall’ordinario, e questa autentica musa della meccanica trovò ancora una volta in Franco Scaglione il suo degno cantore. Fuori di metafora, la carrozzeria della 33 Stradale è ancora oggi un capolavoro non soltanto di bellezza, ma soprattutto di design industriale. Ogni linea e ogni particolare, prima che ad una funzione estetica, rispondono a precise esigenze di carattere tecnico e funzionale. La 33 Stradale del servizio è il prototipo della versione “di serie” (le virgolette sono d’obbligo per una vettura costruita in pochissimi esemplari compresi i prototipi da salone) che poteva vantare una raffinatezza tecnica e costruttiva fuori dal comune per un progetto dell’epoca. Il motore, otto cilindri a V bialbero a doppia accensione con iniezione meccanica Spica, è capace di 230 CV a oltre 8.000 giri il che, accoppiato a un cambio a sei marce montato su una carrozzeria in alluminio con un peso complessivo di soli 700 kg, porta a prestazioni da auto da corsa: oltre 260 km/h di velocità massima e da meno di 6 secondi nello scatto da 0 a 100 km/h. Sono numeri stupefacenti anche con i parametri di giudizio odierni. E giustificano pienamente la grandissima fama che la vettura mantiene ancora oggi, nonostante il successo commerciale praticamente nullo, come dicono le sole 18 unità prodotte. Delle quali le Stradali vere e proprie si contano sulle dita di due mani, essendo state utilizzate alcune soltanto per allestimento di prototipi da salone, come la Bertone Carabo o la Italdesign Iguana. E’ significativo al proposito il fatto che le poche superstiti siano distribuite quasi uniformemente nei maggiori continenti: escludendo quelle del Museo Alfa Romeo, due o tre sono in Europa, una negli Stati Uniti, una in Giappone, una in Australia, in modo che ogni angolo del mondo possa sapere di aver vicino questa eccellente testimonianza di ingegneria e design.
Alla 33 Stradale, come ci hanno spiegato in Alfa Romeo, si sono ispirati per creare la 4C che riprende la progenitrice nell'andamento muscoloso della fiancata. Peraltro, molto simile è il valore di potenza massima, 230 CV la 33, 240 la 4C, seppur con un motore completamente diverso. Vicine anche nel peso che nella giovane Alfa è superiore di poco meno di 200 kg, infatti la 33 aveva un rapporto peso/potenza più favorevole.