Volkswagen ID.4: perché al posteriore adotta “semplici” freni a tamburo

Nonostante il prezzo base superiore ai 40.000 euro, la nuova elettrica di Wolfsburg adotta al posteriore inusuali freni a tamburo. Semplice riduzione dei costi o pratica dettata da una reale motivazione? Scopriamolo.

Non è passata inosservata l’immagine apparsa in rete che mostra il retrotreno della nuova Volkswagen ID.4. Perché una tale attenzione su una singola foto? Semplice, perché mostra come la nuova crossover elettrica tedesca adotti al posteriore dei semplici e meno usuali freni a tamburo al posto degli ormai classici freni a disco. L’immagine ha fatto subito il giro del web e in molti si sono immediatamente chiesti come mai su una vettura nuova e così tecnologica, oltretutto dal prezzo minimo di 40.000 euro, si sia deciso di montare una tecnologia così semplice e datata e non una più performante e innovativa.

E’ vero che il sistema frenante a tamburo è una tecnologia ancora oggi abbastanza usata ma nella maggior parte dei casi si tratta di una scelta di ripiego per contenere i costi di progettazione e realizzazione di un determinato veicolo o di una scelta dettata dalla non necessità di una particolare performance frenante o di una apprezzabile riduzione delle masse non sospese. Stona però vedere una tecnologia per così dire obsoleta su una vettura così evoluta tecnologicamente e per nulla economica sul fronte dei costi di acquisto.

Come mai quindi una tale scelta progettuale? Cosa volevano ottenere in Volkswagen? Una semplice riduzione dei costi o un obiettivo preciso e più nobile? A rispondere a questa e a molte altre domande simili ci ha pensato "The Drive" che ha riportato quanto affermato dagli stessi ingegneri tedeschi, responsabili della realizzazione di questa nuova elettrica tedesca. Vi sembrerà strano ma la scelta di montare un freno a tamburo al posteriore è stata dettata da motivazioni progettuali ben precise e concrete.

In prima istanza la Volkswagen ID.4, adottando la piattaforma MEB, la stessa della più piccola ID.3, vanta un motore elettrico, quello principale, al posteriore. Tale motore è da solo già in grado di produrre un elevato freno motore elettrico che può essere affiancato alla forza frenante del classico impianto a olio. Per questo motivo gli ingegneri tedeschi hanno pensato bene che non fosse necessario installare un più performante impianto con dischi e pastiglie ma che fosse sufficiente un più semplice impianto a tamburo.

A questa prima motivazione si ricollegano sicuramente i minori costi progettuali e realizzativi di un tipo di impianto simile – è noto, infatti, come un sistema a dischi e pastiglie sia sicuramente più costoso di uno con tamburo e ganasce – ma anche alcuni vantaggi economici per lo stesso acquirente: il freno a tamburo è, infatti, meno soggetto a manutenzione rispetto a un corrispettivo freno a disco e pastiglie. Minori costi che si traducono naturalmente in minori spese per il cliente finale tanto all’acquisto quanto nella gestione durante gli anni.

Noi possiamo solo aggiungere che specie su un’auto elettrica di questo tipo le performance e il piacere di guida vengono sicuramente in secondo piano. Non che non vengano considerate in fase di progettazione ma sicuramente non vengono messe ai primi posti. A questo poi va aggiunto che spesso anche una tecnologia più datata e meno evoluta o performante, se ben progettata e dimensionata, può tranquillamente svolgere e adempiere al suo compito senza per questo risultare non all’altezza.

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