L’idea di una Ferrari 250 “hot-rod” può far storcere il naso ai puristi, ma non è detto che sia peregrina o, peggio, sacrilega. Di certo non più di quanto sia “tagliare” una vera Ferrari per farla diventare un’altra, cosa che ultimamente capita spesso. Vittime di queste operazioni sono spesso le 250 GT 2+2, note anche come GTE, usate per creare magari delle SWB, di cui pare ce ne siano in giro più di quelle che furono realmente costruite. Non si sentivano sacrileghi, negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, gli americani che sulle auto di Maranello montavano i loro V8, per affidabilità e semplicità di manutenzione.
Da un punto di vista storico, che è quello che ci interessa, ha più valore uno di quegli ibridi (posto che ne siano rimasti in circolazione) protagonisti di decine di battaglie in pista o una “nuova” SWB che non ha mai visto un cordolo? Lasciamo a ciascuno dare la propria risposta e parliamo di questa Ferrari 250 GTE 2+2 Serie II del 1962 che è stata protagonista di un’elaborazione che, piaccia o no, non manca di una logica. E cioè realizzare una copia del famoso V12 serie 128E progettato da Gioachino Colombo, con molti più cavalli: 320 contro gli originari 240 dichiarati, e quasi 38 kgm di coppia.
L’operazione è stata realizzata dall’ultimo proprietario di questa macchina, battuta all’asta RM Sotheby’s di Charlottesville, in Virginia, nel febbraio scorso; dove l’auto è stata aggiudicata per 682mila dollari, oltre il doppio del solito per questo modello.
Una quotazione dovuta alla presenza anche del motore accoppiato in origine al telaio #3723GT, alle ottime condizioni della macchina e, soprattutto, al proprietario: Jay Kay, cantante del noto complesso musicale Jamiroquai, noto petrolhead e “tifoso” delle auto italiane (spesso protagoniste nei filmati della band). Tornando per un momento a quanto dicevamo più sopra, una 250 GTE dichiaratamente convertita in SWB (bellissima) è andata venduta ad un’asta parigina di agosto per oltre un milione di dollari.
È un capriccio da star? Sicuramente, però, non manca di coerenza. La logica è anche banale, se vogliamo: sotto le spoglie di un’auto “tranquilla” (e la 250 GTE è universalmente ritenuta il modello meno grintoso della storia del Cavallino) creare un’auto capace di prestazioni superiori, per sorprendere gli altri automobilisti (in questo caso gli altri ferraristi). Una brucia-semafori di gran classe! Più in generale, un’auto di gran classe con prestazioni da purosangue. Inoltre i lavori sono stati eseguiti da uno dei maggiori specialisti del Cavallino al mondo: Joe Macari di Londra. Ma andiamo con ordine.
La 250 GTE numero 3723 GT fu completata nell’agosto 1962 in colore nero con interno in pelle beige e accessoriata con poggiatesta, alzacristalli elettrici e radio Blaupunkt. Fu inviata alla Franco-Britannic Autos Ltd, distributore ufficiale della Ferrari a Parigi e consegnata nuova, l’8 agosto 1962, al dirigente farmaceutico Henry Roussel. Appena sette mesi dopo, Roussel vende l’auto ad uno dei suoi colleghi dirigenti, Pierre Fabre.
Nel marzo 1969 l’auto è segnalata a Digione e nel 1974 è venduta ad un nuovo proprietario che la tiene fino al 2006. Le immagini in archivio indicano che l’auto è stata restituita alla sua combinazione di colori di fabbrica ed il suo motore ricostruito completamente nel 2008. Nel 2011 la 250 GTE è acquistata da Jay Kay che la presenta con successo per la certificazione Ferrari Classiche nell’aprile 2011. Tra il 2011 e il 2018 la macchina è regolarmente mantenuta presso la Joe Macari Classics a Londra dove dopo il 2019, con lo sconosciuto nuovo proprietario, viene anche trasformata nella “super gran turismo” che è oggi.
Mentre il cambio e il differenziale originali con numeri corrispondenti restano sull’auto, il suo motore è sostituito da un nuovo V12. Il motore è costruito attorno a un nuovo blocco non numerato, basato sul design del Ferrari Tipo 128 ma modificato secondo le specifiche di Macari e realizzato da uno specialista in fusioni per l’uso in progetti come questo ed è alimentato da un set di carburatori Weber 40DC26.
Le fatture di accompagnamento di Macari datate 30 settembre 2020 indicano oltre 290.000 dollari di lavori, tra cui la revisione completa dei componenti delle sospensioni, con ricostruzione degli ammortizzatori Koni.
L’impianto frenante esistente è stato aggiornato con pistoni più grandi, pastiglie dei freni ad alte prestazioni e nuove condotte del circuito idraulico.
A ciò si sono aggiunte nuove candele, tubazioni del carburante, pompe della benzina, scudi termici realizzati su misura per proteggere il sistema di alimentazione, un volano da competizione, frizione da competizione AP, alternatore più potente, radiatore dell’olio, un radiatore più grande con ventole elettriche e, infine, un impianto di scarico sportivo personalizzato.
Il primo passo La Ferrari 250 GTE non era soltanto l’auto a quattro posti più elegante, confortevole e lussuosa - e insieme più veloce - che si potesse acquistare negli anni Sessanta: fu anche il modello con cui Maranello fece il primo passo verso la grandezza industriale di oggi. Un primo passo che ebbe un prologo nella 250 GT Coupé del 1958, di cui si produssero tra il 1958 e il 1960 ben 335 esemplari, quando in precedenza la produzione si contava in decine.