Coronavirus: il traffico crolla ma non l’inquinamento e le emissioni nocive

A confermarlo sono i dati dell’ARPA che sottolineano come nonostante la serrata per l’emergenza da Covid-19 i valori medi di sostanze nocive nell’aria non stiano diminuendo. Che l’auto non sia così colpevole e sporca? Scopriamolo…

1/6

Nonostante le immagini dai satelliti sia della NASA che della ESA ci mostrino una Pianura Padana sempre più priva di smog, sembra proprio che l’aria dell’area padana che noi tutti respiriamo non si sia poi ripulita così tanto come ci si sarebbe potuti aspettare. Se da un lato la quarantena forzata, lo stop a buona parte dei veicoli che normalmente circolano sulle nostre strade, la chiusura di molte aziende, fabbriche e attività produttive e il crollo nei consumi di combustibili fossili ha portato a un apprezzabile e iniziale miglioramento della qualità dell’aria dal punto di vista di Ossidi di Azoto (NOx) e Anidride Carbonica (CO2), lo stesso non si può dire per il PM10 che, invece, continua a rimanere a livelli elevati e nemmeno si può dire anche per gli altri valori ad oggi, 27 marzo, a quasi un messe dalla grande serrata nei confronti del traffico e di buona parte delle attività produttive.

A dircelo sono i rilevamenti delle centraline dell’Arpa, l’agenzia per l’ambiente, che, monitorando la qualità dell’atmosfera di tutti i comuni della Penisola e non solo della Pianura Padana, ci riporta in tempo reale quali sino i reali dati in ogni parte d’Italia. Un risultato sicuramente anacronistico e anomalo che lascerà di stucco molti di voi. Nella stragrande maggioranza delle città italiane le qualità dell’aria è peggiorata in queste quasi 3 settimane di stop forzato in cui abbiamo potuto assistere ad un mondo quasi privo di auto e con una discreta riduzione dei processi industriali. Vi basterà prendere come esempio la città di Roma per vedere come il particolato (PM10) sia passato da 31 a 41; stessa sorte per il particolato (PM2,5) passato da 24 a 35 o ancora per l’ossido di azoto (NO2) passato da 89 a 106.

A spiegare però il fenomeno ci ha pensato la stessa ARPA, affermando che la produzione di polveri sottili nello specifico ma anche delle altre sostanze inquinanti non è strettamente legata all'automobile e quindi ridurre o fermare il traffico veicolare non può determinare una drastica riduzione di questi inquinanti nocivi. Una affermazione più volta ribadita anche da noi di Automobilismo quando vi dicevamo che le problematiche relative all’inquinamento sono da ricercare anche all’interno di altri settori, sicuramente maggiormente colpevoli della emissioni di sostanze inquinanti all’interno dell’aria che noi tutti respiriamo. L’ARPA ha poi tirato in causa un altro fattore molto importante, anche questo più volte avanzato all’interno dei nostri articoli come possibile causa dell’inquinamento specie nei periodi invernali o più freddi. Si tratta della stretta correlazione tra inquinamento e meteo atmosferico o meglio della forte influenza che un periodo di scarse piogge, che puliscono l’aria e lavano le strade, o di scarsità di venti, che ricambiano l’aria, o ancora di forte freddo, che impone un maggiore e più prolungato utilizzo dei riscaldamenti, ha sulla produzione e lo stagnamento di sostanze nocive nell’aria.

A questo va aggiunto che le restrizioni alla circolazione, attuate per contenere la diffusione di Covid-19, se da un lato hanno ridotto fortemente il traffico veicolare, dall’altro lato hanno portato molte più persone a stare in casa tutto il giorno e quindi a mantenere i riscaldamenti attivi per più tempo. Detto questo se noi andiamo ad analizzare con precisione le varie fonti di inquinamento si apprende come il traffico veicolare impatti principalmente sulle emissioni di ossidi di azoto (NOx) mentre il Particolato atmosferico venga emesso principalmente dal settore del riscaldamento civile.

Le ultime news video

© RIPRODUZIONE RISERVATA