Volvo XC60 Polestar: pimp my hybrid

La divisione sportiva Volvo interviene sul powertrain ibrido plug-in della Suv svedese. La potenza massima cresce da 408 a 421 Cv. Immutata l’autonomia elettrica.

Futuro a zero emissioni per Polestar

Polestar, la divisione sportiva di Volvo, è destinata a diventare un brand a sé stante, votato esclusivamente alle vetture elettriche high performance. In attesa che si compia questa transizione, la factory svedese continua a intervenire sulle vetture “tradizionali” del costruttore nordico. Questa volta dedicandosi alla Suv ibrida plug-in XC60 T8, la cui potenza massima viene portata a 421 Cv senza intaccare l’autonomia a zero emissioni.
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Doppia sovralimentazione

Il powertrain ibrido plug-in T8 è la perla dentro la conchiglia della gamma Volvo. Caratterizzato dall’abbinamento di un 4 cilindri 2.0 a benzina sovralimentato mediante turbocompressore e compressore volumetrico, attivo sulle ruote anteriori, con un motore elettrico da 82 Cv che trasmette il moto al retrotreno, porta in dote sia la trazione integrale a gestione elettronica sia 408 Cv e 640 Nm di coppia a fronte di una percorrenza media di oltre 50 km/l (!). Un’unità al top, in grado di garantire alla seconda generazione della XC60 uno scatto da 0 a 100 km/h in 5,3 secondi, complice il cambio automatico a 8 rapporti del tipo mediante convertitore di coppia

Rapporti del cambio ottimizzati

408 Cv e 640 Nm di coppia? Per Polestar non bastano. La divisione sportiva Volvo “spreme” ulteriori 13 Cv e interviene sui rapporti del cambio automatico, ottimizzati in funzione della brillantezza in ripresa. Tutto ciò senza intaccare l’autonomia elettrica originale di 45 km, garantita dalla tecnologia plug-in che si avvale di batterie ricaricabili mediante la comune rete domestica. Il “tuning” ufficiale non è mai stato così green.

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