Inquinamento: il buco dell’ozono è in diminuzione

L’aumento delle temperature e condizioni climatiche particolari avrebbero portato nell’ultimo anno a una riduzione nel buco dell’ozono.

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In un periodo di continui allarmismi per i forti cambiamenti climatici, per le cagionevoli condizioni del nostro pianeta e per le critiche condizioni ambientali, per fortuna sembra esserci anche una buona notizia. Stando, infatti, agli ultimi dati raccolti, il tanto temuto buco dell’ozono, in particolare quello sopra l’Antartide, sarebbe in riduzione. Per chi non lo sapesse il buco dell’ozono è costantemente sotto osservazione dalla fine degli anni settanta perché l’ozono, con la sua importante azione di filtro delle radiazioni solari, è un componente importante per la salute nostra e del nostro pianeta. Purtroppo con l’avvento dei clorofluorocarburi (CFC) questo scudo di protezione della Terra aveva iniziato ad assottigliarsi fino a svanire del tutto, creando proprio sopra l’Antartide un vero e proprio buco privo di questo filtro protettivo.

Negli anni si sono dal quel momento registrati numerosi picchi e sembrava che la situazione non potesse essere invertita se non addirittura risolta. Stando però agli ultimi rilevamenti della NASA e della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), il buco sopra il continente antartico sarebbe in recensione al punto da risultare il più piccolo mai registrato dall’inizio delle misurazioni fino ad oggi. NASA e NOAA hanno, infatti, riportato che il buco dell’ozono si sarebbe esteso, nel 2019, fino a 6,3 milioni di miglia quadrate a settembre, per poi ridursi a 3,9 milioni a ottobre dello stesso anno.

Ma questo miglioramento è da imputare a una vera riduzione dell’inquinamento o a una qualunque altra causa? Stando a quanto affermato dagli stessi scienziati che studiano il problema, il motivo per cui il buco si è ridotto sarebbe da imputare all’aumento delle temperature in quel substrato della nostra stratosfera (detto ozonosfera). Quindi a dei veri e propri cambiamenti climatici e non a una riduzione effettiva dell’inquinamento umano. Gli scienziati americani hanno, infatti, spiegato che il buco dell’ozono è la conseguenza della formazione di reazioni chimiche tra le molecole di ozono e altre particelle di cloro e bromo (prodotte dall’uomo), che avvengono sulla superficie delle nuvole più alte. Nel 2019 però le più elevate temperature avrebbero impedito la formazione di queste nuvole alte, impedendo in questo modo l’aumento del buco dell’ozono.

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