La Fiat 128, pur nata nel 1969, è ancora un’auto che fa battere il cuore degli appassionati, anche di quelli che al momento della presentazione della macchina erano… di là da venire. Come il piacentino Omar Picelli, 34 anni, che si è appassionato della macchina leggendo su Automobilismo d’epoca delle gesta di “Gilena”, alias Pierluigi Foglieni, protagonista nei primi anni Settanta delle infuocate gare Turismo in cui le 128 furono vere mattatrici della propria categoria.
La 128 era “nata bene” per l’impiego agonistico: dopo quarant’anni di 1100, la Fiat decise di presentare una “tutto avanti” secondo la moda dell’epoca, la sua prima (anche se un anno prima avevano già tastato il terreno con la Autobianchi 111). Una berlina disponibile in varie versioni di carrozzeria, tra cui la berlina due porte come piaceva in Germania e anche ai piloti che si giovavano di una maggiore rigidità di scocca.
Poi c’erano un bell’assetto già in partenza e, soprattutto, il 4 cilindri in linea monoalbero di 1.150 cc progettato dal grande Aurelio Lampredi: un “motorino” con notevoli pregi, tra cui la disponibilità a girare alto e la predisposizione congenita all’aumento di cilindrata. Per farla breve, la Fiat 128 vinse campionati a raffica, nella Prima Divisione, classi 1150 e 1300, con tanti preparatori che facevano a loro volta a gara nel migliorarne le prestazioni: si chiamavano Pino Trivellato, Giancarlo Scotti, Romeo Ferraris, Ernesto Alvino, Romano Bacci, Enzo Vaccari, Giancarlo Galmozzi.
Dal 1969 al 1972 la potenza era arrivata a 130 Cv, grazie anche all’iniezione montata dalle 128 Filippinetti (pompa Lucas) e poi da Romeo Ferraris (pompa Kugelfischer) che disputavano il Campionato europeo; intanto erano stati omologati i parafanghi larghi e gli pneumatici di maggior sezione. Nel 1972 le 128 di 1300 cc furono sconfitte in Europa dalle Alfa Romeo GTA e nel 1973 non vi fu possibilità di rivincita perché il regolamento portò da 1300 cc a 2000 cc il limite di cilindrata della prima Divisione. In Italia però le 128 continuarono a dettare legge anche grazie alla Giannini di Roma, che mise nel listino della sua piccola produzione la 128 NP.
Essendo costruttore, a metà 1973 omologò alcune soluzioni che ben presto divennero il riferimento di tutti: soprattutto bielle d’acciaio della Fiat Dino, cambio a cinque marce e parafanghi in linea con nuove regole che non ammettevano raccordi aerodinamici. A questo punto molte 128 diventarono Giannini 128 NP, grazie al regolamento che non faceva differenze tra gli esemplari nati Giannini e quelli elaborati.
I migliori motori arrivarono ad erogare quasi 140 Cv a 9.400 giri. Dal 1971 al 1978 le 128 vinsero il Campionato italiano Turismo ininterrottamente, nel 1979 cambiò il regolamento e con esso la divisione delle classi, ma le 128 continuarono a vincere in pista e in salita fino a scadenza dell’omologazione, avvenuta nel 1985. Con un padre così…
Affascinato dalla carriera tanto vincente di un’automobile in apparenza tanto tranquilla, il nostro Omar è malato di meccanica e auto da corsa per motivi genetici: il padre Mirco è un meccanico rettificatore e l’ha portato fin da piccolo a seguire le manifestazioni motoristiche della zona. Il terreno dunque era già fertile, come racconta qui lo stesso Omar.
“Con un padre così ho sempre trascorso parte del tempo libero a riparare i motorini e moto da cross mie e degli amici e poco alla volta ho cominciato ad interessarmi alle automobili. L’interesse per la Fiat 128 è nato dopo aver letto nel 2013 su Automobilismo d’Epoca l’articolo dedicato alla macchina di Gilena; l’ho sfogliato innumerevoli volte e mi sono innamorato della macchina.
Nel 2015 dopo aver vagliato diverse offerte ho acquistato una 128 rally stradale del 1971 con soltanto due proprietari e leggermente preparata. Gli amici del CPAE, in cambio della collaborazione all’organizzazione della Vernasca Silver Flag, mi hanno dato la possibilità di fare l’apripista e ogni anno la meccanica era aggiornata: camme, cambio eccetera.
A queste manifestazioni incontri sempre persone meravigliose, nel 2019 ho conosciuto Mario Moreschi di Noceto, già preparatore della Fiat 128 Gr. 2 di Giuliano Battistini, che dopo avermi fatto i complimenti per la “voce” della 128 ha cominciato a raccontarmi delle vittorie ottenute 40 anni fa.
Ed a forza di sentire questi racconti, mi è venuta voglia di costruire la mia macchina da corsa. Con l’entusiasmo di affrontare un’impresa folle e tacitare le tante critiche da parte degli amici che mi accusavano di voler rovinare una vettura originale.
Così decido, nel 2020 della chiusura forzata in casa, di trasformare la mia auto stradale in Gruppo 5, conforme alla fiche dell’epoca. A parte i lavori di carrozzeria, per i quali mi sono affidato a Boselli di Castell’Arquato, tutto il resto è stato costruito nel mio garage di casa. A cominciare dalla scocca che è stata messa a nudo per fare i rinforzi e gli irrigidimenti strutturali. Poi ho inserito il roll-bar adeguato alle attuali normative.