La Ford Consul Cortina, per essere precisi con il nome di lancio, ha rappresentato uno dei più grandi successi commerciali della storia dell’automobilismo inglese a metà degli anni Sessanta. Fu prodotta, in varie evoluzioni ma con lo stesso nome, fino al 1982 per un totale di circa 4,5 milioni di unità.
La vettura, in versione due, quattro porte e station wagon, nasce come modello successore della Ford Anglia, con la quale aveva molta meccanica in comune, a partire dal motore 1197 cc a tre supporti di banco, e il cambio a quattro marce derivato a sua a sua volta da quello della A35.
È stato dunque un modello senza dubbio importante per la storia automobilistica britannica e non solo; e lo è stato dal punto di vista commerciale e storico, ma anche da quello sportivo, grazie alla versione “Lotus”, che è quella di cui parleremo in questa sede.
Trattandosi di un vero purosangue, sia per le prestazioni di cui era capace, sia per i quarti di nobiltà dovuti al nome e agli intrecci di fatti e persone che dietro quel nome si celano, faremo riferimento di seguito soprattutto a questa versione sportiva. Chapman e il giornalista La Ford Cortina Mk1, prodotta dal 1962 al 1966, si divide in due grandi sottoserie denominate “Pre Air Flow” e “Air Flow” (a seconda della presenza o meno delle prese d’aria frontali) e, oltre alla versione normale con il motore 1.2 sopraindicato, dal 1963 è disponibile anche in versione GT, con lo stesso quattro cilindri Ford 105E, a tre supporti di banco, portato a 1.499 cc.
Sempre nel 1963 viene presentata anche la versione sportiva, chiaramente destinata ad avere una carriera corsaiola: non bastasse il fatto che è subito omologata per le gare (molte berline all’epoca lo erano, anche quelle apparentemente meno indicate) è indicativo che nella fiche di omologazione (numero 1224) sia indicata come “Ford Consul Cortina developed by Lotus”. Nel 1963 Lotus vince il suo primo campionato del mondo di F1, tanto per dire…
Il perché ci sia di mezzo il nome della Casa di Colin Chapman è presto detto: il geniale progettista conosce il direttore delle pubbliche relazioni Ford. Nel 1962 il gloriosissimo motore dell’Anglia 105E, detto “Kent”, che equipaggia una quantità di modelli in varie cubature, e si è coperto di gloria anche nelle corse (in F. Junior è quasi monopolista), sta esaurendo la scorta di sviluppi possibili ai fini agonistici.
Inoltre la Ford in quel tempo ha una grande reputazione in termini di produzione di automobili da uso quotidiano, ma il pubblico, soprattutto quello europeo, ne ha una percezione non del tutto positiva, in particolare per le sue dimensioni gigantesche. Il 1962 è anche l’anno in cui la Ford Motor Corporation assume a capo delle sue pubbliche relazioni un giornalista, tale Walter Hayes. Costui è da cinque anni direttore del Sunday Dispatch, un quotidiano di lunga tradizione (fondato nel 1801) che però ultimamente non se la passa benissimo (poco dopo sarà assorbito dal Sunday Express). Un paio d’anni prima, Hayes ingaggia Colin Chapman come collaboratore per rivitalizzare la pagina dei motori, affidandogli una rubrica.
Poco dopo, gli chiederà un impegno della Lotus per aiutare la Ford nelle corse, che l’ex-giornalista vede come un ottimo modo per cambiare l’immagine della multinazionale agli occhi del pubblico. Nasce così la Ford Cortina Lotus: Chapman incarica Harry Mundy di sviluppare il nuovo motore serie 116E, dotato di cinque supporti di banco, per migliorarne le prestazioni.
Mundy è un noto ingegnere con trascorsi alla ERA, alla Morris e in BRM (dove è stato coinvolto nel progetto del motore H-16 di F1) e ancora alla Coventry-Climax per la quale ha progettato l’FW che, nelle sue varie versioni, ha equipaggiato metà e forse più delle auto da corsa inglesi a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tra cui proprio le Lotus compresa la rivoluzionaria “25” di F1. Mundy, a sua volta, chiede la consulenza di Keith Duckworth (che quattro anni prima ha fondato la Cosworth insieme a Mike Costin) e i due sviluppano una testa bialbero per il 116E, che curiosamente ha ancora l’alesaggio 81 mm come il 105E ad aste e bilancieri dell’Anglia, e cilindrata 1.498 cc.
Questo motore debutta sulla Lotus 23 condotta da Jim Clark alla 1000 Km Nürburgring dello stesso anno, e l’anno dopo, portato a 1.558 cc (versione 120E), sulla Cortina Lotus, non prima di essere montato anche sulla Lotus Elan, con medesima cubatura e potenza (105 Cv). Duckworth sfrutterà in seguito l’esperienza per realizzare il Cosworth DFV di F1, il quale altro non è che… un doppio 116E! Lotus Chapman accetta di montare il motore su 1.000 Cortina, in modo da ottenere l’omologazione in Gruppo 2, benché lo stabilimento Lotus di Cheshunt sia già piuttosto oberato, con il lancio imminente della Elan.
Questo si rifletterà sulla qualità del montaggio e l’affidabilità delle prime Cortina Lotus vendute, tra l’altro gestite con difficoltà dalla rete vendita Ford, assai poco avvezza a maneggiare automobili destinate alle competizioni.
La Cortina Lotus non ha soltanto il motore diverso dalle altre (e il cambio a rapporti ravvicinati della Elan): le scatole di cambio e differenziale sono in lega leggera, al pari delle porte e dei cofani montati sulle scocche fornite dalla Ford. Anche le sospensioni sono modificate: poco all’anteriore, che ha montanti più corti e bracci forgiati prodotti in Lotus; molto al posteriore, con le molle elicoidali al posto delle balestre e lo schema “A-frame” che prevede una staffa ad “A” i cui vertici sono ancorati uno al differenziale e gli altri due ai bracci longitudinali in corrispondenza del loro ancoraggio alla scocca; in questo modo si voleva irrigidire l’intero retrotreno per limitare gli scuotimenti, soprattutto laterali. A ulteriore supporto si inseriscono altri rinforzi dietro il sedile posteriore e dal passaruota posteriore fino al telaio nel bagagliaio, una specie di roll-bar.
A cascata, la ruota di scorta finisce imbullonata sul lato sinistro del bagagliaio, con la batteria a destra, anche per spostare un po’ di peso al posteriore. Anche l’impianto frenante subisce modifiche importanti, in particolare i dischi anteriori da 240 mm, della Girling, con servocomando; le ruote sono in acciaio, nella misura 5.5 x 13”. Corda Passando al motore 120E di 1.558 cc, oltre alla distribuzione bialbero (testa in alluminio speciale con camere di scoppio emisferiche), ci sono i carburatori Weber da 40 mm.
In tema di gare e omologazione, il monoblocco 120E 6015 omologato in fiche (cinque supporti di banco e quattro bulloni) è il più fragile (ne esistono altri più robusti, tipo il 3020, il 681F, il 701M e il 711M con testa “large valve”, ma furono montati su altri modelli, compresi Formula e Sport); dai più appassionati è distinto come “with the rope”, con la corda, in quanto una delle cinghie dei servizi è proprio… di corda (dettaglio quest’ultimo da tenere bene a mente nelle gare, se si dovesse andare in verifica)!