Elettrico al posto del diesel? Annunciati i primi esuberi di personale in Italia e all’estero

La crisi del motore diesel in favore della mobilità a batteria sta spingendo molte fabbriche, aziende e costruttori a tagliare a ribasso il personale coinvolto all’interno delle proprie attività, tanto in Italia quanto all’estero.

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Crisi aziendale

Dopo gli annunci di Audi, Volkswagen e Mercedes di voler tagliare un numero considerevole di dipendenti all’interno delle loro aziende sparse per il globo, azione resa necessaria dalla minore richiesta di manodopera per la realizzazione di vetture a batteria e dai sempre maggiori investimenti attuati dalle Case auto per sostenere e accelerare il passaggio verso una mobilità a batteria, ecco che anche in Italia iniziano a delinearsi le prime crisi aziendali e i primi esuberi di personale dettati dalla crisi del diesel e dall’avanzata dell’elettrificazione. Un processo di ristrutturazione con tagli e ottimizzazioni nella produzione che ha iniziato a colpire non solo i big del settore auto ma anche tutte le aziende, grosse e piccole, che compongono l’intera filiera che ruota intorno all’automotive con purtroppo una certa propensione per quelle più direttamente collegate alla produzione e realizzazione di motori diesel o anche solo di un componente di questa tipologia di motore.

Filiera in ginocchio

E’ solo di questi giorni, infatti, l’annuncio di Mahle, azienda tedesca specializzata nella componentistica meccanica, che ha annunciato la prossima chiusura di alcuni siti in Piemonte o ancora la conferma da parte di Bosch di trovarsi di fronte a numerosi esuberi nello stabilimento di Bari dove si realizzano gli impianti di iniezione per i motori diesel. Come se non bastasse anche lo stesso stabilimento FCA di Pratola Serra, impianto specializzato in motori, fa segnare un -30% della produzione rispetto all’anno scorso con importanti ripercussioni sul numero di assunzioni e di dipendenti interni. Si inizia a rendere ben chiaro come il cambiamento verso una mobilità ecosostenibile stia comportando non pochi sacrifici da parte delle aziende e stia generando un forte ridimensionamento all’interno degli organici delle stesse aziende. Non solo di quelle interessate dalla costruzione di un motore a gasolio ma anche di quelle che seppur marginalmente partecipano alla realizzazione di tali propulsori.

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