di Mirko Rovida
17 September 2020

F1, la prima al Mugello non è cosa per tutti

Solo 12 vetture al traguardo per la prima della Formula 1 al Mugello. Tra il caos generale è sempre il solito Lewis Hamilton a uscirne vincitore, davanti al compagno di squadra Bottas e Albon, al primo podio in carriera.

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CAOS, BANDIERE ROSSE, RIPARTENZE E SAFETY CARS

Caos totale, bandiere rosse, ripartenze e Safety Cars. Al Mugello, per la prima della Formula 1, non è mancato proprio niente. Lo testimoniano le sole dodici vetture giunte alla bandiera a scacchi, mentre gli altri, i ritirati, hanno dovuto patire incidenti, uscite nella ghiaia e incredibili incomprensioni in rettilineo. D’altro canto, si sa; il Mugello non è cosa per tutti e, ancor di più, non è cosa per tutte queste Formula 1. Sebastian Vettel a fine gara scherza col proprio ingegnere di pista: “ci sarà un altro restart oppure è finita qui?”. Perché nella confusione generale, alla fine, le monoposto sono partite dalla griglia di partenza ben tre volte, alle quali va aggiunta una ripartenza rocambolesca svoltasi dietro la Safety Car. Le cause di ciò sono da ricercarsi nella via di mezzo che sta tra la struttura del tracciato e l’inesperienza delle squadre e della Federazione nell’interpretarla al meglio. Soprattutto per quanto riguarda l’incidente occorso in rettilineo dopo la ripartenza lanciata. La linea di riavvio posta molto più in là rispetto a quanto i guidatori siano abituati ha, infatti, tratto in inganno diversi piloti nelle retrovie i quali, non potendo vedere l’attuale leader del Gran Premio, Valtteri Bottas, ancora in fase di rilancio, han dovuto affidarsi al proprio intuito per tornare col piede sul gas. I più sbagliando. A farne le spese è stato Magnussen, che si è trovato ingiustamente lento e inerme con un grosso bersaglio luminoso attaccato al retro della sua Haas. Latifi, primo a ritornare prepotentemente sull’acceleratore, ha tratto in inganno pure Sainz e Giovinazzi e da lì, la frittata è stata completata. Fortunatamente, non ci sono stati feriti, ma il rischio davanti al ritrovato e contingentato pubblico, col senno di poi, è stato molto alto. Tutta esperienza per un eventuale GP futuro, dunque.

HAMILTON IN SCIA A SCHUMACHER

Per l’inglese della Mercedes, il Gran Premio della Toscana non è stato un GP troppo complicato da vincere, dato che il suo unico rivale, il compagno Bottas, non è stato altrettanto brillante e ha commesso un errore nell’unico momento in cui poteva ambire al primo posto. Così, con la vittoria numero 90 ottenuta al Mugello, Lewis Hamilton si è portato a un passo dal record di vittorie in Formula 1 detenuto da Michael Schumacher (91 vittorie in carriera per il tedesco). Considerata la forma attuale di Lewis e della sua Mercedes, è soltanto questione di tempo prima che tale record venga raggiunto e ampiamente superato dal numero 44. Cosa che potrebbe già accadere al prossimo weekend in Russia, sul tracciato di Sochi. Novanta vittorie è un numero impressionante. Un numero impensabile fino a pochi anni fa, quando Lewis si unì al progetto della Mercedes a ridosso dell’avvento dell’era turbo-ibrida. Eppure, il duo Lewis-Mercedes si è più volte dimostrato imbattibile e dominante e, se ora The Hammer è lì a giocarsi il record più prestigioso per i piloti di Formula 1, è tutto merito del grande lavoro svolto a Brackley e dell’abilità di Lewis di trasformare il proprio talento in risultati strabilianti e consistenti.

ALBON AL PRIMO PODIO IN CARRIERA

Al grandioso exploit di Monza di Pierre Gasly, avrebbe dovuto rispondere l’altro pilota Red Bull ancora in bilico con il proprio contratto per la prossima stagione; e così è stato. Alexander Albon al Mugello ha finalmente centrato il suo primo podio in carriera dopo averlo sfiorato l’anno scorso in Brasile e quest’anno in Austria. Così, mentre Gasly abbandonava la gara anzitempo insieme a Verstappen al primo giro, tutti gli occhi della cerchia Red Bull si sono immediatamente rivolti verso il giovane anglo-thailandese, il quale non ha deluso le aspettative compiendo un’impressionante serie di sorpassi all’esterno fino a giungere alla terza posizione.

Mirko Rovida

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