Caos totale, bandiere rosse, ripartenze e Safety Cars. Al Mugello, per la prima della Formula 1, non è mancato proprio niente. Lo testimoniano le sole dodici vetture giunte alla bandiera a scacchi, mentre gli altri, i ritirati, hanno dovuto patire incidenti, uscite nella ghiaia e incredibili incomprensioni in rettilineo. D’altro canto, si sa; il Mugello non è cosa per tutti e, ancor di più, non è cosa per tutte queste Formula 1. Sebastian Vettel a fine gara scherza col proprio ingegnere di pista: “ci sarà un altro restart oppure è finita qui?”. Perché nella confusione generale, alla fine, le monoposto sono partite dalla griglia di partenza ben tre volte, alle quali va aggiunta una ripartenza rocambolesca svoltasi dietro la Safety Car. Le cause di ciò sono da ricercarsi nella via di mezzo che sta tra la struttura del tracciato e l’inesperienza delle squadre e della Federazione nell’interpretarla al meglio. Soprattutto per quanto riguarda l’incidente occorso in rettilineo dopo la ripartenza lanciata. La linea di riavvio posta molto più in là rispetto a quanto i guidatori siano abituati ha, infatti, tratto in inganno diversi piloti nelle retrovie i quali, non potendo vedere l’attuale leader del Gran Premio, Valtteri Bottas, ancora in fase di rilancio, han dovuto affidarsi al proprio intuito per tornare col piede sul gas. I più sbagliando. A farne le spese è stato Magnussen, che si è trovato ingiustamente lento e inerme con un grosso bersaglio luminoso attaccato al retro della sua Haas. Latifi, primo a ritornare prepotentemente sull’acceleratore, ha tratto in inganno pure Sainz e Giovinazzi e da lì, la frittata è stata completata. Fortunatamente, non ci sono stati feriti, ma il rischio davanti al ritrovato e contingentato pubblico, col senno di poi, è stato molto alto. Tutta esperienza per un eventuale GP futuro, dunque.