04 January 2008

Maserati 250F

Maserati 250F

Introduzione


La Maserati 250F  è una delle automobili da corsa più famose. Lo si può dedurre sfogliando gli annuari delle corse e ancora più i cataloghi delle librerie. Alla monoposto della Casa del Tridente sono stati dedicati una quantità di libri e lo studio delle sue vicende e dei suoi esemplari è diventato una sorta di ossessione per gli storici dell’auto. Ciò si deve alla sua longevità (ha corso dal 1954 al 1960) e alla sua stessa storia, intrecciata con le vicende della Casa del Tridente e della stessa Formula 1.

La Maserati 250F  è una delle automobili da corsa più famose. Lo si può dedurre sfogliando gli annuari delle corse e ancora più i cataloghi delle librerie. Alla monoposto della Casa del Tridente sono stati dedicati una quantità di libri e lo studio delle sue vicende e dei suoi esemplari è diventato una sorta di ossessione per gli storici dell’auto. Ciò si deve alla sua longevità (ha corso dal 1954 al 1960) e alla sua stessa storia, intrecciata con le vicende della Casa del Tridente e della stessa Formula 1.

Le “Voiturette”…


Nei primi anni del secondo dopoguerra, erano molto diffuse nelle corse le cosiddette “Voiturette”, cioè la categoria inferiore delle monoposto da GP anni Trenta come Alfa Romeo, Auto Union e Mercedes. La ragione è semplice: l’investimento per un’auto nuova non era disponibile per  nessuno, Tridente compreso. Tanto che per un paio d’anni, il 1952 e 1953, ilCampionato del mondo  piloti – creato nel 1950 – fu disputato con le monoposto della Formula 2, di due litri: mancavano le auto da gran premio vere e proprie, le Formula 1. E in quegli anni le griglie di partenza accoglievano sempre numerose Maserati, costruite dopo la guerra ma sulla base delle auto precedenti il conflitto. Dopo qualche anno le autorità sportive ripresero fiducia e per il 1954 stabilirono che il Campionato del mondo sarebbe tornato a disputarsi con le vetture di Formula 1. Quest’ultima doveva basarsi su monoposto con motore aspirato di 2,5 litri oppure sovralimentato di 750 cc.


Nei primi anni del secondo dopoguerra, erano molto diffuse nelle corse le cosiddette “Voiturette”, cioè la categoria inferiore delle monoposto da GP anni Trenta come Alfa Romeo, Auto Union e Mercedes. La ragione è semplice: l’investimento per un’auto nuova non era disponibile per  nessuno, Tridente compreso. Tanto che per un paio d’anni, il 1952 e 1953, ilCampionato del mondo  piloti – creato nel 1950 – fu disputato con le monoposto della Formula 2, di due litri: mancavano le auto da gran premio vere e proprie, le Formula 1. E in quegli anni le griglie di partenza accoglievano sempre numerose Maserati, costruite dopo la guerra ma sulla base delle auto precedenti il conflitto. Dopo qualche anno le autorità sportive ripresero fiducia e per il 1954 stabilirono che il Campionato del mondo sarebbe tornato a disputarsi con le vetture di Formula 1. Quest’ultima doveva basarsi su monoposto con motore aspirato di 2,5 litri oppure sovralimentato di 750 cc.

Sei cilindri in linea...


A quel punto la Maserati ritenne che ci fosse un mercato tale da rendere plausibile la produzione di una vettura da Gran Premio da vendere ai piloti gentleman. Quello era, da sempre, il suo business. Lo staff tecnico della Casa fu messo al lavoro con l’obiettivo di arrivare al primo GP della stagione, sul circuito di Buenos Aires il 14 gennaio 1954, pronti a scendere in pista. A dirigere progettazione e sviluppo c’era l’ingegnere Gioa- chino Colombo, che in precedenza aveva collaborato con Enzo Ferrari ed era stato chiamato alla Maserati anche per dirimere i contrasti tecnici esistenti tra Alberto Massimino e Vittorio Bellentani. Una classica situazione di confronto tecnico in cui le discussioni finivano con il rallentare, se non fermare, il lavoro. Colombo ruppe gli indugi e accelerò l’attività di progettazione. Per il propulsore fu scelta la soluzione più semplice del 6 cilindri in linea superquadro, con due alberi a camme in testa e due valvole per cilindro. Esso dimostrò subito la sua bontà, mentre un po’ più laboriosa fu la messa a punto del telaio e delle sospensioni. Furono provate varie soluzioni per l’alimentazione, tra cui due tipi di carburatori e anche un nuovo sistema di iniezione che però rimase inutilizzato. Come previsto dai regolamenti di allora il 6 cilindri in linea della 250F, era concepito per funzionare con una miscela composta da 50% di alcol metilico (chiamato normalmente metanolo), 35% benzina, 10% acetone, 4% benzolo e 1% olio. Per le gare in luoghi e situazioni molto calde la miscela prevedeva il 60% di metanolo e il 25% di benzina. Compito del benzolo era di far miscelare al meglio benzina e metanolo, mentre l’acetone serviva per aumentare il numero d’ottano, altrimenti molto basso.


A quel punto la Maserati ritenne che ci fosse un mercato tale da rendere plausibile la produzione di una vettura da Gran Premio da vendere ai piloti gentleman. Quello era, da sempre, il suo business. Lo staff tecnico della Casa fu messo al lavoro con l’obiettivo di arrivare al primo GP della stagione, sul circuito di Buenos Aires il 14 gennaio 1954, pronti a scendere in pista. A dirigere progettazione e sviluppo c’era l’ingegnere Gioa- chino Colombo, che in precedenza aveva collaborato con Enzo Ferrari ed era stato chiamato alla Maserati anche per dirimere i contrasti tecnici esistenti tra Alberto Massimino e Vittorio Bellentani. Una classica situazione di confronto tecnico in cui le discussioni finivano con il rallentare, se non fermare, il lavoro. Colombo ruppe gli indugi e accelerò l’attività di progettazione. Per il propulsore fu scelta la soluzione più semplice del 6 cilindri in linea superquadro, con due alberi a camme in testa e due valvole per cilindro. Esso dimostrò subito la sua bontà, mentre un po’ più laboriosa fu la messa a punto del telaio e delle sospensioni. Furono provate varie soluzioni per l’alimentazione, tra cui due tipi di carburatori e anche un nuovo sistema di iniezione che però rimase inutilizzato. Come previsto dai regolamenti di allora il 6 cilindri in linea della 250F, era concepito per funzionare con una miscela composta da 50% di alcol metilico (chiamato normalmente metanolo), 35% benzina, 10% acetone, 4% benzolo e 1% olio. Per le gare in luoghi e situazioni molto calde la miscela prevedeva il 60% di metanolo e il 25% di benzina. Compito del benzolo era di far miscelare al meglio benzina e metanolo, mentre l’acetone serviva per aumentare il numero d’ottano, altrimenti molto basso.

Cambio a 4 marce…


La 250F fu una macchina completamente nuova, non soltanto nel motore. La soluzione più innovativa veniva dal cambio a 4 marce con una ricca scelta di rapporti: nove per il cambio e venti per il ponte. Quest’ultimo era accoppiato al differenziale in posizione laterale, mentre la frizione era davanti assieme al motore. Le sospensioni prevedevano ruote indipendenti con parallelogrammi deformabili, molle elicoidali e barra stabilizzatrice all’anteriore; dietro c’era un ponte De Dion con molle semi-ellittiche. La carrozzeria fu realizzata dal carrozziere della Maserati Medardo Fantuzzi, che poi si metterà in proprio. Fantuzzi e il suo staff non fecero altro che “vestire” il telaio tubolare realizzato da Valerio Colotti. Un lavoro che diede luogo a un profilo valido sul piano delle prestazioni e anche molto bello. L’ennesima conferma che l’essenzialità genera bellezza.


La 250F fu una macchina completamente nuova, non soltanto nel motore. La soluzione più innovativa veniva dal cambio a 4 marce con una ricca scelta di rapporti: nove per il cambio e venti per il ponte. Quest’ultimo era accoppiato al differenziale in posizione laterale, mentre la frizione era davanti assieme al motore. Le sospensioni prevedevano ruote indipendenti con parallelogrammi deformabili, molle elicoidali e barra stabilizzatrice all’anteriore; dietro c’era un ponte De Dion con molle semi-ellittiche. La carrozzeria fu realizzata dal carrozziere della Maserati Medardo Fantuzzi, che poi si metterà in proprio. Fantuzzi e il suo staff non fecero altro che “vestire” il telaio tubolare realizzato da Valerio Colotti. Un lavoro che diede luogo a un profilo valido sul piano delle prestazioni e anche molto bello. L’ennesima conferma che l’essenzialità genera bellezza.

Iridata nel 1957


La mattina di Natale del 1953 l’ultima versione del motore girava al banco nella sala prove della Maserati a Modena. Erano collaudi importanti perché in pratica concludevano la fase di sviluppo: quel propulsore doveva essere montato sulla 250F telaio 2505, destinata a prendere il via nel primo GP del 1954, sul circuito di Buenos Aires, il 17 gennaio. Il giorno di Santo Stefano la vettura fece il classico collaudo sulla pista di Modena per vedere che tutto funzionasse. Al volante c’era il meccanico collaudatore “monumento” della Casa, Guerrino Bertocchi. Il giorno dopo la monoposto fu caricata su un camion e portata all’aeroporto di Milano dove fu imbarcata per l’Argentina.
Ad aspettarla di là dell’Atlantico c’era il campione del mondo del 1951: Juan Manuel Fangio, che quell’anno avrebbe dovuto correre con la Mercedes W196 ma nell’attesa che la vettura tedesca
fosse pronta era libero di correre con chi voleva. L’annunciato ritorno della Mercedes provocava non pochi patemi a Modena, dove si decise di produrre 250F quando l’offerta di auto da F1 era limitata alla Ferrari e qualche Casa britannica poco temibile. Inoltre lo sviluppo della nuova  Macerati non fu esente da problemi. Un po’ per le discussioni interne, un po’ per la carenza di mezzi (mentre si sapeva che i rivali tedeschi non lesinavano sforzi) e anche per qualche difficoltà tecnica superata poi con fantasia, faccia tosta e intraprendenza. Le aspettative del “circo” dei piloti di allora erano grandi e la cosa era molto positiva per la Casa, che intravedeva buone possibilità commerciali per le sue monoposto. Infatti nelle prime gare dalla stagione scesero in pista ancora molte vecchie monoposto A6GCM, di cui alcuni esemplari (quattro) nei primi mesi del 1954 furono dotate del motore 2.5 della 250F. Sono le monoposto che vengono indicate come 250F/ Interim. La differenza principale, a parte il telaio di disegno diverso, erano le sospensioni posteriori, con ponte rigido, e il cambio in blocco con il motore; dunque un’impostazione più datata. Alla gara di Buenos Aires presero parte nove monoposto Maserati. C’erano le due 250F nuove, con numero di telaio  2505 e 2506, affidate a Fangio e al suo pupillo argentino Onofre Marimon, e sette A6GCM, di cui un paio, secondo qualche storico, avevano il motore 2.5. La corsa non poteva finire meglio per la Casa di Modena: vinse Fangio, davanti a Farina e Gonzalez su Ferrari 625. Il giovane Marimon si dovette ritirare al quinto giro per un incidente. La stagione 1954 cominciava bene e con essa la “carriera” della nuova macchina del Tridente. Fangiò vinse anche a Spa, prima di passare alla Mercedes con cui non lasciò più spazio agli avversari. L’anno dopo, con Moss a fare coppia con l’argentino alla Mercedes, il dominio di quest’ultima fu ancora più netto. Ma l’anno dopo la tragedia di Le Mans indusse la Mercedes a ritirarsi. Nel 1956 la Maserati 250F battagliò tutta la stagione con la Ferrari ex-Lancia D50 di Fangio, che riuscì a vincere per poco. Poi il 1957, con il campione argentino ritornato al volante della Macerati e primo in quattro gran premi e campione del mondo per la quinta volta. Era stata lunga la rincorsa, ma alla fine la 250F ce
l’aveva fatta.


La mattina di Natale del 1953 l’ultima versione del motore girava al banco nella sala prove della Maserati a Modena. Erano collaudi importanti perché in pratica concludevano la fase di sviluppo: quel propulsore doveva essere montato sulla 250F telaio 2505, destinata a prendere il via nel primo GP del 1954, sul circuito di Buenos Aires, il 17 gennaio. Il giorno di Santo Stefano la vettura fece il classico collaudo sulla pista di Modena per vedere che tutto funzionasse. Al volante c’era il meccanico collaudatore “monumento” della Casa, Guerrino Bertocchi. Il giorno dopo la monoposto fu caricata su un camion e portata all’aeroporto di Milano dove fu imbarcata per l’Argentina.
Ad aspettarla di là dell’Atlantico c’era il campione del mondo del 1951: Juan Manuel Fangio, che quell’anno avrebbe dovuto correre con la Mercedes W196 ma nell’attesa che la vettura tedesca
fosse pronta era libero di correre con chi voleva. L’annunciato ritorno della Mercedes provocava non pochi patemi a Modena, dove si decise di produrre 250F quando l’offerta di auto da F1 era limitata alla Ferrari e qualche Casa britannica poco temibile. Inoltre lo sviluppo della nuova  Macerati non fu esente da problemi. Un po’ per le discussioni interne, un po’ per la carenza di mezzi (mentre si sapeva che i rivali tedeschi non lesinavano sforzi) e anche per qualche difficoltà tecnica superata poi con fantasia, faccia tosta e intraprendenza. Le aspettative del “circo” dei piloti di allora erano grandi e la cosa era molto positiva per la Casa, che intravedeva buone possibilità commerciali per le sue monoposto. Infatti nelle prime gare dalla stagione scesero in pista ancora molte vecchie monoposto A6GCM, di cui alcuni esemplari (quattro) nei primi mesi del 1954 furono dotate del motore 2.5 della 250F. Sono le monoposto che vengono indicate come 250F/ Interim. La differenza principale, a parte il telaio di disegno diverso, erano le sospensioni posteriori, con ponte rigido, e il cambio in blocco con il motore; dunque un’impostazione più datata. Alla gara di Buenos Aires presero parte nove monoposto Maserati. C’erano le due 250F nuove, con numero di telaio  2505 e 2506, affidate a Fangio e al suo pupillo argentino Onofre Marimon, e sette A6GCM, di cui un paio, secondo qualche storico, avevano il motore 2.5. La corsa non poteva finire meglio per la Casa di Modena: vinse Fangio, davanti a Farina e Gonzalez su Ferrari 625. Il giovane Marimon si dovette ritirare al quinto giro per un incidente. La stagione 1954 cominciava bene e con essa la “carriera” della nuova macchina del Tridente. Fangiò vinse anche a Spa, prima di passare alla Mercedes con cui non lasciò più spazio agli avversari. L’anno dopo, con Moss a fare coppia con l’argentino alla Mercedes, il dominio di quest’ultima fu ancora più netto. Ma l’anno dopo la tragedia di Le Mans indusse la Mercedes a ritirarsi. Nel 1956 la Maserati 250F battagliò tutta la stagione con la Ferrari ex-Lancia D50 di Fangio, che riuscì a vincere per poco. Poi il 1957, con il campione argentino ritornato al volante della Macerati e primo in quattro gran premi e campione del mondo per la quinta volta. Era stata lunga la rincorsa, ma alla fine la 250F ce
l’aveva fatta.

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