Questo è già tanto, anzi, tantissimo, ma non è tutto, perché da un esercizio puramente tecnico, quest’auto si è ben presto trasformata in un punto di riferimento, un’icona, addirittura uno stile di vita per alcune generazioni. Quando si parla di GTI, la prima cosa che viene in mente è la Golf, c’è poco da fare, anche se poi moltissimi altri costruttori hanno usato queste tre lettere per identificare i modelli sportivi della propria gamma; ma poco importa, la GTI è Golf, punto e basta. All’inizio veniva scelta per le sue prestazioni, all’epoca impensabili per un’auto del suo segmento, talvolta esaltate da aneddoti più o meno “romanzati”, come quello di Luca Cordero di Montezemolo al volante della sua Ferrari 348, beffeggiato nello scatto al semaforo da goliardici giovanotti romani a bordo appunto di una Golf GTI. Poi però divenne ben presto anche un fenomeno di moda, che coinvolgeva tutte le classi sociali, da chi la personalizzava con ruote larghe, parafanghi bombati e improbabili kit aerodinamici in vetroresina, a chi, all’opposto, eliminava le scritte GTI per passare inosservato, nella maggior parte dei casi lasciando però quell’inconfondibile profilo rosso sulla mascherina che tanti hanno cercato di imitare, ma nessuno ci è mai riuscito fino in fondo. Vogliamo poi parlare del tessuto scozzese dei sedili, oppure del pomello del cambio a forma di pallina da golf? E’ incredibile quanto alcuni dettagli apparentemente insignificanti siano divenuti i punti cardine di un’auto che si è evoluta profondamente in 8 generazioni, ma senza mai snaturare la sua vocazione di sportiva tuttofare, aggiungendo la versione a 5 porte, il cambio automatico a doppia frizione, il turbo e tutto quello che la tecnologia ha messo a disposizione per renderla sempre più potente e veloce, ma anche altrettanto fruibile, in modo da non attirare soltanto la clientela di “incalliti smanettoni” alla ricerca della compatta sportiva più estrema e prestazionale della classe.