Questi meccanismi sono cugini dei sistemi utilizzati per avviare la combustione
del propellente solido nei razzi: la reazione che porta al gonfiaggio dell’
airbag
sfrutta combustibili solidi. La serie dei vantaggi che offrono è lunga:
compattezza, facilità di installazione, sicurezza, efficacia anche dopo
molti anni. Il principio di attivazione, relativamente semplice, si basa
su sensori di tipo inerziale, nei quali una piccola massa “sospesa”,
spostandosi a seconda dell’accelerazione, determina il passaggio di una
corrente elettrica attraverso una membrana sottile a contatto con il
combustibile
solido.
Questa corrente provoca un riscaldamento
della membrana, e se è sufficientemente intensa (ovvero la decelerazione
sufficientemente forte) la temperatura sale abbastanza da superare la soglia
di attivazione di una reazione chimica che libera rapidamente gas. In genere
si sfrutta la reazione fra sodio azide (NaN3) e nitrato di potassio (KNO3)
che rilascia azoto (N2), un gas non infiammabile e non tossico che costituisce
l’80% dell’aria. Il gas viene diretto nel pallone e lo gonfia in modo
quasi istantaneo, raffreddandosi mentre si espande. Il tempo di
gonfiaggio
è compreso tra 0,04 e 0,05 secondi; dopo 0,3 secondi, l’airbag deve già
essere sgonfio per consentire di abbandonare il veicolo. Di solito un
lubrificante
solido, come talco o amido di mais, aiuta il pallone ad aprirsi. L’air
bag sfrutta il gas in modo simile agli ammortizzatori pneumatici. Il pallone
presenta dei sottili passaggi che permettono al gas, dopo averlo riempito,
di uscire lentamente sotto la pressione del corpo dell’occupante, spinto
in avanti dalla forza di inerzia.
La viscosità che il gas presenta nell’
attraversare
i passaggi permette all’air bag di assorbire l’energia cinetica dell’occupante
e convertirla in calore. La pressione viene calibrata per essere alta durante
l’urto, e poi scendere rapidamente per non sollecitare l’apparato scheletrico
e gli organi interni. In ogni caso la decelerazione è sostanzialmente imposta
dalla vettura: l’air bag distribuisce solo le pressioni sul corpo nel
modo più omogeneo possibile.
Questi meccanismi sono cugini dei sistemi
utilizzati per avviare la combustione del propellente solido nei razzi:
la reazione che porta al gonfiaggio dell’airbag sfrutta combustibili
solidi.
La serie dei vantaggi che offrono è lunga: compattezza, facilità
di installazione,
sicurezza, efficacia anche dopo molti anni. Il principio di attivazione,
relativamente semplice, si basa su sensori di tipo inerziale, nei quali
una piccola massa “sospesa”, spostandosi a seconda
dell’accelerazione,
determina il passaggio di una corrente elettrica attraverso una membrana
sottile a contatto con il combustibile solido.
Questa
corrente provoca un riscaldamento della membrana, e se è sufficientemente
intensa (ovvero la decelerazione sufficientemente forte) la temperatura
sale abbastanza da superare la soglia di attivazione di una reazione chimica
che libera rapidamente gas. In genere si sfrutta la reazione fra sodio
azide (NaN3) e nitrato di potassio (KNO3) che rilascia azoto (N2), un gas
non infiammabile e non tossico che costituisce l’80% dell’aria. Il
gas
viene diretto nel pallone e lo gonfia in modo quasi istantaneo, raffreddandosi
mentre si espande. Il tempo di gonfiaggio è compreso tra 0,04 e
0,05
secondi; dopo 0,3 secondi, l’airbag deve già essere sgonfio per
consentire
di abbandonare il veicolo. Di solito un lubrificante solido, come talco
o amido di mais, aiuta il pallone ad aprirsi. L’air bag sfrutta il gas
in modo simile agli ammortizzatori pneumatici. Il pallone presenta dei
sottili passaggi che permettono al gas, dopo averlo riempito, di uscire
lentamente sotto la pressione del corpo dell’occupante, spinto in avanti
dalla forza di inerzia.
La viscosità che il gas presenta
nell’attraversare
i passaggi permette all’air bag di assorbire l’energia cinetica
dell’occupante
e convertirla in calore. La pressione viene calibrata per essere alta durante
l’urto, e poi scendere rapidamente per non sollecitare l’apparato
scheletrico
e gli organi interni. In ogni caso la decelerazione è sostanzialmente
imposta
dalla vettura: l’air bag distribuisce solo le pressioni sul corpo nel
modo più omogeneo possibile.