Introduzione
E’lei o non è lei? Questo è il primo dubbio
che sorge dopo aver percorso i primi chilometri al volante della decima
edizione della rally replica Mitsubishi. Già, perchè fin dalla prima prova
della Evolution 6 pubblicata nel 2000 è
stata l’erogazione brutale del motore a colpirci, allora bastava
un’accelerazione
in prima, seconda e terza per cogliere immediatamente l’indole
di una vettura nata con l’obiettivo di
regalare sensazioni intensissime nella guida. Oggi la situazione è ben
diversa, l’ultima nata è meno estrema, tutto avviene in modo più filtrato,
le
prestazioni sono sì ai vertici della
categoria, ma vengono espresse con le buone maniere che si convengono a
una vettura dall’impostazione meno radicale rispetto al passato.
D’altra
parte anche la cartella stampa parla chiaro, recitando: “le nuove
ambizioni
sono lontane dalla tradizionale rivalità con la Subaru Impreza STI, i punti
di riferimento specifici (non dirette concorrenti) sono diventati berline
sportive come Bmw M3 e Audi S4”. Inutile quindi dilungarsi su sterili
e soggettive disquisizioni filosofiche, dopo tali premesse non resta che
prendere atto di una nuova scelta costruttiva, fermo restando che, nonostante
l’indole meno estrema, la Lancer resta sempre il riferimento sui tracciati
più tortuosi, dove il binomio assetto/freni consente ancora una volta di
dare del filo da torcere anche a vettura di prezzo e potenza superiori.
Cerchi da 18"
Scocca derivata da quella di una normalissima
berlina e meccanica strettamente imparentata con il mondo delle corse,
accoppiate a ruda 18 pollici, vistose appendici aerodinamiche e
sedili avvolgenti danno origine a una rally
replica che, almeno dal punto di vista estetico, riprende una filosofia
costruttiva inaugurata nel 1992 dalle Lancer Evolution RS e GSR.
Rispetto
alla parente più stretta, ovvero la Evolution IX del 2005, l’ultima nata
si differenzia per la nuova scocca che, grazie all’aumento di 25 mm della
misura del passo, assicura un’abitabilità posteriore ancora migliore per
amplificare il già ottimo spazio a disposizione delle gambe, ora ai vertici
assoluti della categoria soprattutto considerando l’indole sportiva della
vettura.
Sedili Recaro...
Anche davanti lo spazio non manca, nonostante
la mobilità risenta dei bellissimi sedili Recaro, legati a doppio filo
con il mondo delle corse per quanto riguarda la capacità di trattenere
il corpo in curva ma imbottiti secondo gli standard di una vettura concepita
unicamente per l’impiego stradale e regolabili anche
nell’inclinazione
degli schienali, naturalmente in modo continuo per consentire di trovare
più facilmente la posizione di guida congeniale. Il piantone dello
sterzo
si registra invece solo in altezza, un peccato veniale alla luce del suo
posizionamento perfettamente verticale che mantiene identica la distanza
tra la corona del volante e il sedile per l’intera sterzata. Oltre a
essere
ben sagomato e rivestito
in pelle, il volante a 3 razze integra
nella razza sinistra il pulsante per modificare la taratura
dell’elettronica
in modo da ottimizzare il comportamento della vettura in funzione
di 3 fondi stradali diversi: asciutti,
bagnati o sconnessi e innevati. Molto semplice ed essenziale poi la plancia,
contraddistinta da una strumentazione chiara e ben leggibile ma priva di
indicazioni supplementari come pressione e temperatura olio, oltre che
del manometro del turbo.
Sospensioni
Nonostante la lunghezza sia praticamente
equivalente a quella della Lancer Evo IX, la nuova nata adotta una scocca
completamente diversa, caratterizzata da carreggiate più larghe
di 30 mm e dalla misura del passo cresciuta
di 25 mm, oltre che da valori di rigidità torsionale e flessionale maggiori
rispettivamente del 39 e del 64%. Le sospensioni riprendono
invece
lo schema della Evolution IX, ma l’avantreno
Mc Pherson utilizza rinforzi e barre di irrobustimento inferiori, gommini
del montante superiore ottimizzati nella sezione trasversale, angoli ed
escursioni di incidenza maggiori, oltre che proprietà elastiche delle boccole
dei bracci inferiori tali da ridurre le vibrazioni indotte dal fondo stradale.
Il retrotreno a bracci multipli si differenzia invece per la traversa connessa
alla scocca rivista nella struttura, oltre che conformata per sostenere
il differenziale posteriore e per l’impiego di boccole a sfera che
aumentano
del 56 % la resistenza alle variazioni di campanatura e del 53% a quelle
di convergenza.
Motore
Novità anche per quanto riguarda il
motore, sempre 4 cilindri, 2 litri, 16 valvole ma dal monoblocco in alluminio
che riduce di 12 kg il peso rispetto all’analoga soluzione in ghisa e
con le valvole di scarico rivolte verso il posteriore in modo da eliminare
il passaggio dei collettori di scarico sotto il motore, una soluzione che
ha permesso di abbassare di 10 mm l’alloggiamento del motore a vantaggio
del baricentro. Cambiano anche i pistoni in acciaio prodotti dalla
Mahle, mentre la testata impiega variatori di fase di tipo continuo non
solo sull’albero a camme di aspirazione come in passato, ma anche su
quello
di scarico. Completano l’evoluzione tecnica le bobine di accensione
montate
direttamente su ogni candela, il sistema di raffreddamento separato tra
testata e monoblocco, con camicie d’acqua singole, l’eliminazione
dei
contralberi di equilibratura, il collettore di aspirazione in alluminio
a luce corta
e quello di scarico in acciaio inossidabile
collegato al turbocompressore in titanio e alluminio, dalla risposta migliorata
del 18% rispetto al passato anche grazie al diverso percorso del condotto
che lo collega all’intercooler. Eroga una potenza massima di 295
Cv (217 kW) a 6.500 giri/min (Potenza specifica 147,6 Cv/litro (108,6 kW/litro)
e una coppia massima di 37,3 kgm (366 Nm) a 3.500 giri/min.
Su strada
Dai nostri rilevamenti emergono due valori
fondamentali che tracciano la linea ideale di demarcazione tra la Lancer
Evolution IX e la sua erede: la potenza massima è passata da 300,7 a 319,1
Cv ma il peso è cresciuto di 105,4 kg, raggiungendo così quota 1.580,4
kg. Il rapporto peso/potenza di circa 4,9 kg/Cv resta quindi invariato,
così come le
prestazioni in accelerazione, che vedono
addirittura prevalere la Evo IX, seppur di un soffio, in allungo, come
testimoniano i 24,74 secondi sul chilometro con partenza da fermo contro
i 24,81 secondi della versione più recente. Ma più che i numeri,
comunque
sempre di tutto rispetto, sono le sensazioni che lasciano un po’ di amaro
in bocca, soprattutto superata la
soglia dei 3.000 giri, quando la spinta
del turbo si avverte certo, ma senza avvicinarsi agli acuti della progenitrice,
che incollava letteralmente il corpo allo schienale del sedile, proiettando
in un batter di ciglio l’ago del contagiri verso i 7.000. Ora
l’erogazione
è più costante, tutto avviene in modo più progressivo nonostante i primi
4 rapporti molto ravvicinati del cambio mantengano sempre il motore nella
parte più redditizia della curva di coppia. Il passaggio dalla quarta alla
quinta fa invece calare il regime di rotazione del motore di quasi 1.000
giri, ma nonostante ciò la rapportatura resta sempre piuttosto corta e,
con l’ago del contagiri a quota 7.100, si raggiungono 244,2 km/h
effettivi,
una prestazione migliore rispetto ai 240 km/h dichiarati dalla Casa ma
inferiore ai 252,7 km/ h, raggiunti in sesta a 6.850 giri, dalla Evolution
IX, e molto vicina ai 245,6 km/h della Subaru Impreza STI. Se per quanto
riguarda le prestazioni la nuova Lancer non convince del tutto, nella guida
si riscatta con inserimenti in traiettoria molto rapidi e una maneggevolezza
che non fa rimpiangere il passo più
corto della progenitrice. Pur essendo
molto equilibrata, la Evolution può diventare leggermente sovrasterzante
sfruttando i trasferimenti di carico in inserimento, poi,una volta raggiunto
il punto di corda, si può tranquillamente affondare il pedale sul gas per
uscire velocissimi, con un sottosterzo molto contenuto grazie al rapidissimo
trasferimento di trazione garantito dal sistema S-AWC a gestione elettronica.
Ad amplificare il piacere di guida provvedono poi uno sterzo molto preciso
e diretto, privo di reazioni fastidiose anche in piena accelerazione, e
un impianto frenante da lode, non solo per gli eccellenti spazi di arresto
garantiti a tutte le andature, ma anche per l’ottima modulabilità e per
la notevole resistenza alla fatica.
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