10 February 2014

Aquaplaning, questione di millimetri

Sangue freddo al volante e pneumatici in buone condizioni sono gli strumenti necessari in caso di pioggia intensa e pozzanghere. E’ fondamentale verificare che il battistrada non sia eccessivamente consumato...

Aquaplaning, questione di millimetri



Corsia di sorpasso di una delle tante autostrade italiane, acquazzone primaverile, asfalto in discrete condizioni. Tutto procederebbe per il meglio se, a pochi km di distanza, l’asfalto drenante non avesse fallito nell’assorbire l’acqua piovana. Una pozza attende potenziali vittime. Che fare? Innanzitutto, nervi saldi. Spruzzi e “cascate” sul parabrezza, per quanto fastidiosi e improvvisi, non devono far perdere il sangue freddo. Quindi, se il manto d’acqua è ancora distante, è bene frenare dolcemente, così da non provocare tamponamenti, mentre qualora la vettura si trovi già in fase di “galleggiamento” è necessario allentare progressivamente, ma non totalmente, la pressione sul pedale dell’acceleratore e… prendere il toro per le corna! Stringere saldamente la corona del volante, lasciare che la vettura “navighi” sul velo d’acqua e attendere che riacquisti aderenza. E se il retrotreno dovesse disallinearsi lievemente, nessuna brusca manovra di controsterzo. In caso di recupero improvviso del grip vi sarebbe infatti il rischio di trovarsi con l’avantreno direzionato verso un altro veicolo o l’esterno della corsia. Particolare attenzione, inoltre, qualora sia solamente una ruota ad essere “fagocitata” dalla pozzanghera. Quest’ultima potrebbe rivelarsi dotata di un mordente pari a un freno a disco supplementare, rallentando il pneumatico “in immersione” e provocando uno scarto del veicolo. Frangente che richiede, oltre al consueto alleggerimento del gas, un’azione di contrasto mediante la progressiva rotazione dello sterzo in direzione contraria alla superficie d’acqua. E i freni? Dimenticatevi della loro esistenza. Chiamarli in causa, specie violentemente, vorrebbe dire trasformarsi in una nave da crociera. Chiamata Titanic.


Prevenire è meglio che curare

L’arma vincente in caso di pioggia? Aver già agito. Ovvero aver verificato preventivamente e scrupolosamente l’efficienza dei pneumatici, in special modo la pressione di gonfiaggio e l’integrità del battistrada. Quest’ultimo deve presentare intagli con profondità superiore a 1,6 mm (limite prescritto dalla legge). Per una verifica è sufficiente una moneta da 2 euro: se la cornice argentata fuoriesce dall’intaglio, è tempo di passare dal gommista e sostituire le coperture. Si consideri inoltre che, in prossimità dei periodi più piovosi dell’anno quali primavera e autunno, sarebbe consigliabile elevare la soglia di sicurezza a 3 mm.

Spessore che garantisce una discreta espulsione dell’acqua e riduce il fenomeno dell’aquaplaning, ovvero dell’interposizione del fluido tra gomma e asfalto con conseguente galleggiamento e perdita di controllo del veicolo. Il disegno del battistrada mira proprio a impedire ciò, espellendo il liquido lateralmente. Pertanto, quanto più la scolpitura di una copertura è usurata, tanto minore sarà l’effetto drenante e maggiore il rischio di aquaplaning. In ultima battuta, mai come in caso di pioggia è valido il detto “chi più spende, meno spende”. E’ infatti fondamentale sostituire le coperture “treno per treno”; 4 per volta. E non, come da abitudine per molti automobilisti, esclusivamente in corrispondenza delle ruote motrici. Trovarsi con l’avantreno o il retrotreno propensi a scartare in modo anomalo può mettere in difficoltà anche il più smaliziato dei guidatori. Arricchendo sensibilmente il carrozziere…

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