Tabucchi esaminò la spider misteriosa presso la carrozzeria milanese presso cui il restauro stava per essere avviato e per prima cosa raccomandò, giustamente, di non cambiare tutto quanto poteva essere conservato e recuperato. Così fu salvata, per esempio, gran parte della tappezzeria che non si sarebbe potuta riprodurre con i mezzi e i materiali attuali. Si decise inoltre di salvare il colore bronzo metallizzato trovato sotto una velatura bianca che copriva la vernice originale. Strana coincidenza, fermi restando i limiti delle foto in bianco e nero, si può desumere che anche la Spider prototipo di Bertone fosse dello stesso colore.
La perizia di Tabucchi contiene però anche altre importanti conferme. Come la seconda parte, che riguarda l’esame estetico: “La vettura oggetto della perizia rivela un’indubbia eleganza, determinata dall’armonia delle parti anteriore e posteriore unitamente alla fiancata che propone le caratteristiche della Giulia Spint GT e GTC, pur con le maniglie delle porte più elaborate dell’Alfa Romeo 2600 Sprint. Mentre le fiancate mostrano l’origine Bertone e la mano di Giorgetto Giugiaro, all’epoca designer presso il carrozziere, non si può dire altrettanto per l’elaborato ed elegante disegno del frontale, della parte posteriore e del parabrezza. Esistono alcune foto di un prototipo, inequivocabilmente attribuito a Bertone, che propone la stessa fiancata, lo stesso parabrezza e la stessa conformazione della capote della spider oggetto di perizia, ma mantiene il frontale e i fanali posteriori delle Sprint GT e GTC.
Non è noto il numero del telaio di questa vettura, ma non è escluso che appartenga al tipo 10503. Può quindi ritenersi ragionevole attribuire a Bertone anche la vettura oggetto di perizia, se si analizzano la foggia del cofano motore e del baule posteriore, l’andamento della fiancata e il disegno della plancia, del volante, della strumentazione, delle porte, tutti elementi che ricalcano le Giulia Sprint GT e GTC.” La perizia continua con l’analisi tecnica mettendo in rilievo i cerchi (con finestrelle ovali) e i freni (a tamburo), che indicherebbero una datazione antecedente il 1962. Evidenziando pure che il motore e il cambio sono della Giulia e rilevando l’anomalia della leva del freno a mano sotto il volante, come nelle Giulietta e non sul tunnel come nelle Giulia.
Continua poi con l’esame dei dettagli della tappezzeria e conclude: “La vettura oggetto di perizia, se posta in produzione, si sarebbe rivelata più elegante della Giulia GTC che, sia pure con quattro posti relativamente comodi, altro non era che una Giulia GT priva del padiglione. Si potrebbe anche ritenere che le parti anteriore e posteriore, che sembrerebbero scostarsi dagli stilemi della Carrozzeria Bertone, ma in ogni caso sono coeve al resto della carrozzeria, possano essere state elaborate presso il Centro Stile Alfa Romeo. Ma si potrebbe anche pensare che siano opera della stessa carrozzeria torinese perché l’esame della lamiera non ha evidenziato giunzioni o modifiche. Il restauro realizzato ha ricondotto la vettura alla tinta originaria che ne esalta le forme. Il valore storico della vettura è da ritenersi rilevante”.