Podio italiano in Europa per passione automobilistica
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TRA I PRIMI AL MONDO Dal rapporto annuale Aci-Censis sul mondo dell’auto, giunto alla ventesima edizione nel 2012, sono emerse da un lato la crisi economica, che ha ovviamente abbattuto i dati relativi alle vendite, ma dall’altro un interesse forte e costante verso le quattro ruote, insito nelle passioni degli italiani.
L’Italia è risultata il secondo Paese europeo per la concertazione di automobili possedute dalle famiglie, in rapporto alla popolazione. Infatti, da noi ci sono 606 vetture per ogni 1.000 persone. Ci precede solo il Lussemburgo, dove il dato è di 650 per 1.000 abitanti, ma, va detto, con un valore complessivo del parco circolante di molto minore rispetto a quello italiano, considerando che la popolazione lussemburghese è di soli 500.000. Il tricolore italiano sventola sul podio dell’auto davanti alla Germania, Germania, terza a quota 517, la Francia a 502, la Gran Bretagna a 470 ed una media europea di 417.
In Italia, dal 2007 al 2011, sono state vendute oltre 10 milioni di nuove automobili e, per fare un confronto, nello stesso quinquennio sono stati immatricolati 2,2 milioni di veicoli a due ruote. Quindi, oggi, il Belpaese sarà pure in recessione, ma, sommando auto e moto, mantiene il dominio europeo per il tasso di penetrazione nel mercato nazionale dei veicoli privati, che, per il suo valore elevato, si attesta anche fra i primi al mondo.
La crisi e chi rema contro
Le prospettive, come noto, non sono delle migliori, ma a peggiorare la crisi, contribuiscono una serie di fattori esterni, sia di carattere economico, sia politico. Nel 2011, il 7,2% degli intervistati per il rapporto Aci-Censis aveva dichiarato la propria intenzione di acquistare una nuova auto nell’anno successivo, ossia nel 2012. Quest’anno la quota di quelli che hanno manifestato la volontà di cambiare l’auto nel 2013, comprandone una nuova, si è dimezzata, facendo registrare un dato pari al 3,7%. Pochissimo.
Ma non è tutta colpa delle scarse finanze dell’italiano medio, perché, in questo momento, anche chi è più benestante e punterebbe sulle auto di lusso è dubbioso. Sempre nel rapporto si legge che è “da sottolineare come gli annunci di inasprimenti fiscali con l’avvio del redditometro, possono provocare effetti negativi su singoli segmenti di prodotto: su 100 intervistati 20% ritengono che anche chi potrà permetterselo rinuncerà all’acquisto di un auto “alta di gamma” ed il 7% sarà orientato – se la possiede – a venderla”. Sono, purtroppo, note le trovate pubblicitarie del Governo Monti che ha sguinzagliato la Guardia di Finanza nelle località turistiche, persino all’uscita dei caselli autostradali, richiedendo alle Fiamme gialle di fare un controllo fiscale a tutti i possessori di auto di un certo prestigio, ma non solo. In particolare, finirono nel mirino i proprietari dei SUV. E l’assurdo è che molti automobilisti, professionisti o imprenditori, proprietari di un bel mezzo, ad un certo momento, hanno iniziato a girare con la dichiarazione dei redditi nel vano portaguanti, per il timore dei controlli. Questa pressione non ha certo contribuito a rilanciare il mondo delle quattro ruote.
Ci si sono messe anche le Congestion Charge, tipo l’Area C a Milano, ma tendenzialmente queste zone a traffico limitato sono state abbastanza tollerate, perché la passione per l’auto è concepita più per l’uso turistico che per quello del pendolarismo. Chi usa i mezzi pubblici non rinuncia al gusto di possedere una propria vettura.
Infine ci sono i costi che nell’ultimo anno sono lievitati più dell’inflazione: questo indice, tra luglio 2011 e lo stesso mese del 2012, si attestava su una media annua del 3,1%, mentre il numero di km percorsi annualmente si riduceva tra il 5% ed il 7% e il costo complessivo di gestione cresceva del 4,5%, apparentemente una crescita accettabile ma significativa se calcolata sul costo per chilometro: da 0,32 a 0,36 euro/km.
A pesare sul bilancio e sulle tasche degli automobilisti sono anche i costi medi del bollo e dell’assicurazione: il primo nel 2011 si aggirava intorno ai 193 euro e nel 2012 è passato a 204 euro, il che significa un rialzo del +5,7%, mentre la seconda è cresciuta da 715 a 738 euro, cioè è aumentata del 3,2%.
Dalla tabella dei costi medi emerge che nel 2011 per l’auto si spendevano 3.278 euro, mentre quest’anno se ne sono spesi 3.425, appunto il 4,5% in più. Infine, ci sono i prezzi dei carburanti, che meritano un discorso a parte.
Spesa annuale per l’auto 2011 e 2012: valori in euro |
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2011 |
2012 |
Variazione 2012/2011 |
Carburante |
1.530 |
1.637 |
+7% |
Parcheggio (garage+parcheggio a ore) |
218 |
224 |
+2,7% |
Autostrade |
188 |
176 |
-6,4% |
Multe |
118 |
110 |
-6,8% |
Bollo |
193 |
204 |
+5,7% |
Assicurazione |
715 |
738 |
+3,2% |
Manutenzione ordinaria |
140 |
138 |
-1,4% |
Manutenzione straordinaria |
128 |
142 |
+10,5% |
Danni non rimborsabili e altro |
48 |
56 |
+16,7% |
Totale |
3.278 |
3.425 |
+4,5% |
Carburante millesimato
CARBUANTE MILLESIMATO Quasi fosse un vino d’annata le quotazione del carburante sono lievitate quest’anno sino a livelli impossibili, non tanto per l’incremento dei costi del petrolio, quanto per i soliti accordi di cartello fra i petrolieri, che hanno superato ogni limite.
La reazione, naturale, dei consumatori è stata un minore utilizzo dell’auto, che ha determinato una riduzione media del consumo di benzina e diesel del 10% nel periodo gennaio-ottobre 2012, in confronto all’analogo periodo del 2011.
Nonostante il calo della domanda di carburanti manifestatosi già ad inizio anno, i prezzi alla pompa sono continuamente aumentati, sino a toccare una media di 1,850 euro ad aprile 2012, quando nei distributori più cari si arrivò a pagare un litro di benzina più di 2 euro. Una situazione che ha portato ad un’ulteriore diminuzione dell’utilizzo delle quattro ruote. Questo “sciopero dell’automobilista” non è stato una protesta volontaria, ma ne ha avuto la stessa forza, portando di nuovo ad un ribasso dei prezzi per effetto della contrazione della domanda.
Nel quadro confuso dell’andamento delle quotazioni dei carburanti, “il 60% degli intervistati - nel rapporto Aci-Censis - oltre che utilizzare le politiche scontistiche delle Case petrolifere messe in atto durante l’estate, ha considerato l’esperienza più che positiva in ragione di un reale effetto sui costi di esercizio, pur in presenza di un 11,5% degli automobilisti che ha ritenuto l’operazione una pura azione pubblicitaria ma non sostanziale”.
Nella tabella qui sotto, trovate uno storico dei prezzi della benzina verde (indicati in euro per 1.000 litri) dal 1999 sino a luglio del 2012 ed il relativo grafico dell’andamento. La fonte dei dati è il Ministero dello Sviluppo Economico.
Data |
Prezzo Industriale |
Iva |
Accisa |
Prezzo al Consumo |
1999 |
258,9 |
159,59 |
539,04 |
957,52 |
2000 |
380,62 |
180,45 |
521,63 |
1.082,71 |
2001 |
352,65 |
175,29 |
523,78 |
1.051,72 |
2002 |
330,03 |
174,37 |
541,84 |
1.046,23 |
2003 |
339,39 |
176,25 |
541,84 |
1.057,47 |
2004 |
379,37 |
187,57 |
558,47 |
1.125,41 |
2005 |
453,99 |
203,44 |
563,21 |
1.220,65 |
2006 |
507,33 |
214,27 |
564 |
1.285,60 |
2007 |
518,64 |
216,53 |
564 |
1.299,16 |
2008 |
588,45 |
230,15 |
562,32 |
1.380,92 |
2009 |
448,35 |
202,47 |
564 |
1.214,83 |
2010 |
572,96 |
227,39 |
564 |
1.364,35 |
2011 |
697,73 |
256,84 |
583,44 |
1.538,00 |
gen-12 |
701,5 |
295,2 |
704,2 |
1.700,90 |
feb-12 |
732 |
301,6 |
704,2 |
1.737,80 |
mar-12 |
783,13 |
312,34 |
704,2 |
1.799,67 |
apr-12 |
824,9 |
321,11 |
704,2 |
1.850,22 |
mag-12 |
788,17 |
313,4 |
704,2 |
1.805,77 |
giu-12 |
737,59 |
305,58 |
717,53 |
1.760,70 |
lug-12 |
722,87 |
303,88 |
724,2 |
1.750,95 |