30 March 2012

FIAT ABARTH 1000 GRUPPO 2 1970

E’ la massima evoluzione di una lunga storia fatta di vittorie a ripetizione. Un’intuizione geniale che portò Abarth a diventare una sorta di squadra corse Fiat, fino all’acquisizione finale nel 1971. L’abbiamo riportata a Monza...

Intro

Assetto

Oltre che sulla potenza e sulla velocità, il piccolo mostro costruì il proprio mito sull’assetto abbassato con sospensioni speciali, pneumatici molto larghi e parafanghi di conseguenza molto pronunciati. Tutto ciò conferì alla vettura non soltanto un aspetto molto grintoso, ma anche un comportamento stradale non facile da interpretare ma assai efficace per i piloti che riuscivano a capire come domarla. Un’altra parte del mito nacque dalla livrea giocata su colori esclusivi e decorazioni insolite. Le tinte e i fregi non sono paragonabili a quelli delle sgargianti auto da corsa d’oggi, eppure nella loro semplicità riuscirono a comunicare che dentro le forme prese da una tranquilla utilitaria vibrava l’anima insidiosa e pungente dello scorpione nero che nobilitava la calandra.

Testa radiale

Le principali novità tecniche delle Abarth 1000 Gr.2/70 furono la testa radiale e le sospensioni posteriori con bracci modificati. La testa radiale, per la quale Abarth chiese l’omologazione nel 1968, era una vecchia conoscenza per gli appassionati dello Scorpione. Debuttò nell’autun- no 1965 con il motore della Fiat Abarth 1000 OTR nella scocca della Fiat 850 Coupé. La nuova testa non derivò da modelli Fiat, ma fu ideata e costruita interamente dalla Abarth. La sua peculiarità sono le camere di scoppio formate da due calotte emisferiche contigue: la più piccola ospita la valvola di aspirazione, la più grande la valvola di scarico. L’ammissione della colonna gassosa avviene tramite quattro condotti singoli serviti da due carburatori a doppio corpo. Così il riempimento delle camere di scoppio è migliore, dato che non ci sono le contropressioni che caratterizzano il flusso nei condotti gemellati nella testa originale della 600.

A Vallelunga

Le attese dei piloti per l’immediata introduzione della miracolosa testa furono deluse. La messa a punto fu laboriosa e il debutto in pista avvenne soltanto nel novembre ‘67 a Vallelunga nelle prove delle auto per il Campionato Europeo Turismo del 1968, regolato dalle nuove e più permissive norme del Gr. 5. Le due berline di Vallelunga adottarono perciò la testa radiale, il motore montato più in basso e le sospensioni posteriori ridisegnate. Una cambiò il sistema originale delle sospensioni posteriori con una coppia di braccetti paralleli per parte, l’altra adottò un braccio tubolare per parte, come la Fiat Abarth OT 1300 Sport, al posto degli originali 600 in lamiera stampata.

Fra le altre modifiche vi fu un nuovo sistema di leve per il comando più preciso del cambio e i parafanghi ingranditi per accogliere ruote più grandi: gli anteriori aumentando l’arco passa ruote, i posteriori ribattendoli dall’interno. All’inizio del 1968 arrivò come una doccia fredda il rifiuto della FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) di omologare il retrotreno con i bracci paralleli, preferito da Abarth. Sebbene infastidito dalla circostanza, il “Mago” si mise al la- voro per aggiornare le berline Gr. 5 alla nuova norma e passò ai bracci tubolari. La testa radiale (modifica in catalogo con il numero 210G.06.101) si dimostrò finalmente a posto dal punto di vista del rendimento, ma il suo impiego rimase circoscritto alle berline usate con successo nei Challenge Europei Turismo del 1968 e del 1969. Intanto però alcune modifiche delle 1000 Gr. 5 furono omologate anche per le Gr. 2 destinate ai clienti, come le bielle a taglio dritto anziché obliquo, la sospensione posteriore con bracci tubolari, i semiassi con giunti Lobro (n°catalogo 114D.38.303/1) e il serbatoio da 70 litri.

Nel 1970....

Nel 1970 i regolamenti sportivi cambiarono. Il nuovo annesso J lasciò libera la distribuzione per le auto del Gr. 2 (Turismo speciale) imponendo come solo vincolo il sistema di comando. La nuova regola diede il via libera alla testa radiale che, infatti, diventò standard sulle Fiat Abarth 1000 Gr. 2. L’annesso J consentì alla Abarth di impiegare anche valvole di diverso diametro, collettori di nuovo disegno, due carburatori Weber 40 DCOE e addirittura il comando a ingranaggi dell’albero a camme (n° catalogo 214DG.12.002). Le 1000 Gr. 2/70 adottarono anche un nuovo retrotreno pendolare con bracci triangolari (n° catalogo 129.56.028/2 destro e 028/3 sinistro) forgòmati da grossi tubi, che descrivevano una geometria diversa da quella originale Fiat. Nell’ultima sessione di omologazioni del 1969, la CSI (la vecchia CSAI, ndr) ratificò inoltre i finestrini laterali e il lunotto posteriore in plexiglass e i parafanghi anteriori e posteriori di nuovo disegno. Per aggiornare le vecchie 1000 berlina/Corsa, l’Abarth preparò un kit con i particolari del motore radiale al prezzo di lire 1.050.000. Il primo aprile 1970 la Fia omologò infine un nuovo cofano aerodinamico di vetroresina, il cui impiego inizialmente fu ammesso solo in circuito, ma poi fu vietato ovunque perché potenzialmente pericoloso in caso d’incidente.

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