26 October 2013

50 Anni AutoDelta... e l'Alfa Romeo?

Che peccato! Questa è l’esclamazione che ci viene spontanea per riassumere lo stato d’animo con cui abbiamo lasciato il paddock dell’autodromo di Monza al termine della giornata organizzata dal RIAR per festeggiare il 50° dell’Autodelta. Esclamazione dettata da due constatazioni...

50 anni autodelta... e l'alfa romeo?

Che peccato! Questa è l’esclamazione che ci viene spontanea per riassumere lo stato d’animo con cui abbiamo lasciato il paddock dell’autodromo di Monza al termine della giornata organizzata dal RIAR per festeggiare il 50° dell’Autodelta. Esclamazione dettata da due constatazioni: da una parte l’aver percepito, e ascoltato con le nostre orecchie, l’ancora forte attaccamento degli appassionati al marchio; dall’altra aver verificato la totale assenza della Casa.

O meglio, un personaggio importante dell’Alfa Romeo, l’AD Harald Wester, è venuto a Monza la domenica, per giunta al volante della nuova auto icona del Biscione, la 4C che ha scatenato curiosità ed entusiasmo generale, ma in via del tutto privata. Tanto che non ha risposto alla chiamata per un saluto durante la conferenza stampa, causando un pizzico di imbarazzo al tavolo dove al fianco del presidente RIAR Stefano D’Amico sedevano molti dei piloti che hanno fatto la storia Autodelta (Teodoro Zeccoli, Nino Vaccarella, Carlo Facetti, Andrea De Adamich, Bruno Giacomelli, Mauro Pregliasco, Gianluigi Picchi) .

«Noi ci tenevamo a organizzare i festeggiamenti dei 50 anni Autodelta a Monza -spiega il presidente del sodalizio, Stefano D’Amico-, quindi abbiamo messo a conoscenza dell’idea tutti gli appassionati e ovviamente la Casa. Le scuderie del Portello, Giudici e Mediolanum hanno aderito portando molte delle auto presenti, così come molti privati, mentre Alfa Romeo ci ha dato un piccolo aiuto. Certamente ci ha fatto molto piacere che sia intervenuto Wester, al volante dell’ultima nata di casa Alfa che peraltro si rifà alle linee della 33, ma l’ha fatto in via privata e amichevole. La sua assenza alla conferenza stampa è dovuta soltanto al fatto che si trovava nel paddock dove scalpitava per entrare in pista a girare con la 4C, con cui ha girato parecchio. Comunque direi che è stata una bellissima giornata, unica e probabilmente irripetibile, anche per i costi dell’autodromo di Monza».

In effetti, senza l’appoggio ufficiale di una Casa diventa difficile per chiunque organizzare un evento di questa portata in un contesto come quello dell’Autodromo Nazionale. Nonostante l’indubbia buona volontà degli organizzatori, ne è scaturito un evento un po’ sotto tono, non adeguatamente pubblicizzato e con una scaletta poco definita. C’erano meno auto di quanto se ne aspettassero, quelle da competizione esposte nel paddock erano quasi tutte di appassionati privati e soprattutto la parata che avrebbe dovuto vedere in azione le auto che hanno corso con i colori Autodelta è stata ben poca cosa: una 33/2 ha percorso alcuni giri a bassa andatura, una 183T F1 e una 33/TT12 che non è andata oltre il mezzo giro. Non si può lasciare all’iniziativa di club, per quanto volenterosi, l’onere di eventi del genere.

I protagonisti ricordano

Nel paddock, a catturare l’attenzione degli appassionati, oltre a molte delle auto che hanno ottenuto i successi Autodelta c’erano soprattutto molti piloti che le hanno guidate. Tutti molto disponibili a farsi fotografare con gli apassionati e raccontare alcuni aneddoti. Teodoro Zeccoli, detto “Dorino”, è il decano dei collaudatori e piloti Autodelta. «Ho corso un po’ con tutte le macchine dell’Autodelta, ma quella che mi ha dato più soddisfazione è la 33/2 “Fleron”. Avevo avuto un grave incidente a Monza, mi ero incrinato due vertebre, ma solo 32 giorni dopo ero in Belgio per la scalata. Mi fecero partire in coda alle auto più potenti, come Ferrari, Ford GT40 e Porsche, perché temevano che mi avrebbero raggiunto in gara. Invece vinsi io!» Carlo Facetti è risalito a distanza di quarant’anni sulla 33/TT12; purtroppo dopo mezzo giro è stato tradito dal motore. «È la mia preferita, sia perché segna il mio rientro nella squadra ufficiale Alfa Romeo dopo l’allontanamento a seguito della mia relazione negativa sulla seconda versione della 33, sia perché il 12 cilindri era fantastico. Con alcuni suggerimenti di Merzario (assente, come Nanni Galli, ndr) la macchina fece il salto di qualità.»

Nino Vaccarella, dopo aver rinunciato alla carriera professionistica, aveva trovato la sua dimensione in Autodelta: «Con l’Alfa mi sono tolto tante soddisfazioni, compresa la terza vittoria alla “mia” Targa Florio. Dopo la Ferrari rifiutai la proposta Porsche perché in Alfa mi sentivo a casa.» Con l’Autodelta Bruno Giacomelli visse il suo momento migliore in F1: «Fu un periodo fantastico, ma anche molto difficili per l’Alfa perché quella fu un’epoca di grandi cambiamenti regolamentari. Con Chiti non mancarono i contrasti, ma negli anni cambiato idea su di lui. Il ricordo più bello è legato al GP USA 1980, quando feci la pole e rimasi in testa alla gara per 30 giri prima che il motore mi mollasse.» Le strane politiche Alfa Romeo dell’epoca non permisero nemmeno di sfruttare il grande potenziale dell’Alfetta Turbodelta nei Rally. Si dice che fossero considerati poco validi per la promozione, ma anche che Chiti non amasse le trasferte scomode. Il tecnico toscano era padre-padrone in Autodelta, come ricorda Mauro Pregliasco: «Nel ‘77 la Lancia mi aveva lasciato libero e Chiti mi fece una proposta. Dopo la prima gara mi chiese un giudizio sulla macchina: gli dissi che ero entusiasta di freni e assetto ma che il motore mi aveva deluso. Mi strinse la mano e mi disse di tornare pure a correre per la Lancia....»

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