18 April 2022

Tyrrell-Ford 009 "Candy"

Il 1979 segna l’inizio del tramonto per la squadra inglese, già tre volte iridata con Jackie Stewart. Dopo aver stupito il mondo nel 1976 con la P34 a sei ruote, si trova infatti a dover affrontare un nuovo tema te...

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Il 1979 segna l’inizio del tramonto per la squadra inglese, già tre volte iridata con Jackie Stewart. Dopo aver stupito il mondo nel 1976 con la P34 a sei ruote, si trova infatti a dover affrontare un nuovo tema tecnico: quello dell’effetto suolo che ha reso invincibili le Lotus. Così, per andare sul sicuro, fotocopia la monoposto rivale.

Quando nell’inverno del 1978 la stampa venne invitata per la presentazione della nuova Tyrrell destinata al Mondiale dell’anno dopo, giornalisti e addetti ai lavori non sapevano bene cosa aspettarsi. La famosa squadra inglese, si sapeva, aveva appena perso due importanti sponsorizzazioni, la First National City Travelers Cheks e la Elf, l’azienda petrolifera transalpina che aveva sostenuto per anni la Tyrrell, caratterizzando il look delle carrozzerie dipinte nel blu di Francia.

Di sicuro c’era solo l’dea che la nuova macchina sarebbe stata ad effetto suolo, la soluzione tecnica inventata da Colin Chapman che nel 1978 aveva reso imprendibili le Lotus 79 e consegnato oltre alla Coppa costruttori anche il titolo piloti a Mario Andretti.

Alla presentazione erano presenti i piloti di Ken Tyrrell, l’esperto Jean Pierre Jarier e la giovane promessa Didier Pironi, entrambi francesi. Jarier, ex campione europeo di F2 nel 1973 e brillante nelle stagioni in F.1 con la Shadow accanto al forte Tom Pryce, era reduce da una annata tribolata con la ATS, ma per le due ultime gare era stato chiamato da Chapman per sostituire lo scomparso Ronnie Peterson. Una occasione d’oro!

Con la Lotus 79 partecipò dunque al GP degli USA-Est arrivando terzo dopo una sosta per cambiare le gomme, mentre nell’ultimo GP, quello del Canada, dopo essere partito in pole e aver condotto con autorità la gara, fu costretto al ritiro per un problema ai freni. Jarier era il classico pilota molto veloce ma, per un motivo o per l’altro, non sembrava destinato a vincere un GP, manco con la monoposto migliore in assoluto.

Scartato dalla Lotus, firmò per Ken Tyrrell al quale serviva un pilota esperto dopo che Patrick Depailler se ne era andato alla corte di Guy Ligier. Pironi, invece, si era segnalato per aver vinto il GP di F.3 a Monaco nel 1977 e Tyrrell, noto talent-scout, lo aveva ingaggiato già l’anno dopo, ripagato da cinque piazzamenti a punti. Ancora poco esperto e irruento, Pironi era comunque considerato una sicura star per l’immediato futuro (non a caso finirà in Ferrari).

Alla presentazione c’era ovviamente anche il progettista della vettura, Maurice Philippe. Il tecnico inglese aveva un passato molto interessante, avendo lavorato alla Lotus come braccio destro di Chapman. Esperto in aerodinamica, Philippe aveva contribuito in modo importante alla nascita delle Lotus 49 (iridata con Hill nel ’68) e 72 (iridata con Rindt nel ’70), poi decise di seguire il progetto dell’americana Parnelli senza molta fortuna. In Tyrrell arrivò nel 1977 per sostituire il famoso Derek Gardner.

Quest’ultimo aveva progettato tutte le Tyrrell dal 1970, consentendo alla squadra inglese di vincere due Mondiali con Jackie Stewart (1971-1973), ma passò alla storia anche per la P34, la rivoluzionaria monoposto a sei ruote, vincente con Jody Scheckter al GP di Svezia del 1976.

Philippe aveva quindi progettato la 008 per la stagione 1978, una monoposto che nelle mani del bravo Patrick Depailler si era aggiudicata il GP di Monaco. Ma quell’anno, dal GP del Belgio, era scesa in pista la Lotus 79 a effetto suolo, dominando da allora il campionato.

Per tutti i team era necessario quindi costruire una vettura con le stesse soluzioni della monoposto di Chapman e quindi anche dalla Tyrrell ci si attendeva questo. Ken Tyrrell, non si trovava più in una posizione di primo piano come in passato e aveva assoluta necessità di trovare degli sponsor. Molti pensavano che la presentazione della nuova macchina servisse anche a questo.

Quando venne tolto il velo alla 009, i presenti rimasero di stucco. Ma non allo stesso modo di quando venne presentata, tre anni prima, la sei ruote. La nuova Tyrrell 009, totalmente verniciata in blu e senza traccia di sponsor, era la fotocopia della Lotus 79!

Diversi giornalisti avevano il forte sospetto che Bob Tyrrell, figlio di Ken, fosse in qualche modo venuto in possesso dei disegni di progettazione del team campione del mondo e li avesse girati a Philippe.

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Magari pure con l’aiuto di Chapman. Il fatto non fu mai provato e non si ripetè il caso della Arrows dell’anno prima. Questo team era nato da personale fuoriuscito dalla Shadow (gli ex piloti Alan Rees e Jackie Oliver più i progettisti Dave Wass e Tony Southgate) e in soli 53 giorni avevano costruito una monoposto, gemella però della Shadow che difatti fece causa (vincendo) rivendicando la proprietà intellettuale dei progetti.

Chapman non si dimostrò interessato alla nuova Tyrrell perché, nel suo tipico approccio, aveva già la mente rivolta ad altro e alla futura monoposto 80 che esasperava ancor più l’effetto suolo avendo la particolarità di avere tutto il fondo scocca, dal musetto all’alettone posteriore sigillato dalle minigonne scorrevoli. Progetto complicatissimo da mettere a punto e che infatti non darà risultati. Ken Tyrrell aveva invece la necessità di non sbagliare il colpo per la stagione 1979.

Voleva una macchina sicura nelle prestazioni in modo da essere protagonista e attirare, coi risultati, qualche sponsor importante. Era la prima volta infatti che non trovava un sostegno economico, nonostante il blasone del suo team. La 009 dunque non riservava alcuna innovazione o differenza rispetto alla Lotus, ma era costruita bene e poteva garantire buone performance; forse c’era anche la speranza di vincere qualche GP approfittando dei guai altrui.

Meccanicamente si affidava sempre al Ford Cosworth 8 cilindri, abbinato all’affidabile cambio Hewland FGA 400. In parte la storia diede ragione a Ken Tyrrell. Alla prima gara, il GP di Argentina, le 009 partirono dalla griglia con il 4° (Jarier) e l’8° tempo (Pironi). Jarier, come spesso gli capitava, ebbe una partenza veloce mettendosi subito al secondo posto, ma problemi al motore lo fecero scivolare presto al sesto costringendolo poi al ritiro. Fuori gara anche Pironi che però si rifece al GP successivo, in Brasile, arrivando 4°. Stessa rivincita per Jarier la gara dopo, in Sud Africa, ottimo terzo. Una buona partenza per il team che però iniziò ad essere offuscata quando le altre squadre misero bene a punto le loro nuove macchine. Ma tanto bastò a Ken Tyrrell per ricevere una proposta di sponsorizzazione.

Quella della Candy, ben nota per i suoi elettrodomestici. Nelle prime gare Ken Tyrrell dava la possibilità a sponsor locali, chiedendo 50.000 dollari per il solo GP, ma chiaramente questo non era sufficiente né dava garanzie per il futuro. La Candy era ciò che ci voleva. L’idea partì da un giovane dell’ufficio marketing Candy, Gualtiero Tagliaferri, che convinse i fratelli Niso e Peppino Fumagalli, titolari dell’azienda brianzola. L’accordo fu rapidissimo con un primo contratto al GP di Spagna dove le Tyrrell si piazzarono 5° (Jarier) e 6° (Pironi). Il successivo GP, in Belgio, le Tyrrell mostrarono il nuovo sponsor e a fine gara festeggiarono per il terzo posto di Pironi.

L’accordo prevedeva 3 milioni di dollari per 18 mesi. La stagione andò abbastanza bene con miglior risultato il terzo posto in quattro GP, due a testa per i piloti. E questo nonostante i guai di Jarier che per una epatite saltò il GP di Germania, sostituito da Geoff Lees, e quello d’Austria, con la macchina affidata a Derek Daly. A fine stagione i due piloti francesi totalizzarono 14 punti che valevano il 10° e 11° posto in classifica.

Il team si piazzò invece quinto assoluto, dietro a Ferrari (campione del mondo), Williams, Ligier e Lotus, ma davanti a Renault, McLaren, Brabham, Arrows, Shadow, ATS e Copersucar. L’anno dopo la 009 venne ancora schierata nelle prime due gare poiché non era ancora pronta la nuova 010. Al posto di Pironi, passato alla Ligier, arrivò Derek Daly che al primo GP, in Argentina, pur partendo 22° si classificò 4°!

La stagione 1980 della Tyrrell non fu affatto entusiasmante e anzi venne più che altro ricordata per l’incidente al via del GP di Monaco, quando Daly (con la 010) alla Sainte Devote tamponò violentemente l’Alfa Romeo di Bruno Giacomelli e la sua monoposto decollò. Ricadendo centrò la McLaren di Alain Prost e l’altra Tyrrell, quella di Jarier. Un disastro che potete rivedere oggi cercando il video su youtube, Da quella 009 la Tyrrell iniziò la sua parabola discendente.

Anche se il team fu ancora in grado di vincere (l’ultima vittoria è del 1983, al GP USA Est con Michele Alboreto), scivolò sempre più nelle parti basse delle classifiche. Gli ultimi exploit arrivarono solo alla fine degli anni 80, quando Ken Tyrrell riuscì ad avere il progettista ex Ferrari Harwey Postlethwaite che realizzò una macchina molto originale con singolo ammortizzatore anteriore e musetto rialzato con alettone ad ala di gabbiano, monoposto che segnò gli ultimi podi grazie ad un formidabile pilota come Jean Alesi.

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