Tassa auto aziendali: a che punto siamo?

Rivista nella tassazione, nella modalità e nei tempi di applicazione, la manovra sulle auto aziendali dovrà essere una misura ambientale e non un’ulteriore tassa per i dipendenti.

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Il Governo ha presentato in Parlamento la versione semi definitiva della manovra sulle auto aziendali. Rispetto alla prime bozze presentate, questa versione dovrebbe essere più leggera così da gravare su un numero minore di automobilisti che usufruiscono di un bene come l’auto aziendale. La nuova tassa, infatti, dovrebbe colpire in maniera pesante unicamente le auto con maggiori emissioni di gas serra e non dovrebbe essere retroattiva, colpendo in questo modo chi non ha la possibilità di evitarla.

A dirlo è stato nientemeno che il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, affermando che la nuova tassa riguarderà unicamente le auto di nuova immatricolazione e quelle più inquinanti, cioè circa trecentomila contribuenti allo stato attuale delle cose al posto delle circa due milioni di automobili paventate all’inizio. L’attuale versione della manovra prevede quindi il valore fiscale dell’automobile a uso promiscuo venga calcolato sul 60% del costo chilometrico Aci per le auto che emettono fino a 160 grammi di CO2 al chilometro e sul 100% del costo per quelle più inquinanti.

Il gettito atteso è di 332 milioni al posto dei 513 milioni paventati in caso di attuazione della prima versione della manovra. Il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, ha però ricordato come questa dovrà essere una misura ambientale, che serve al rinnovamento del parco auto, e non un’ulteriore tassa per i dipendenti. Per questo il Governo avrebbe già avviato un tavolo di confronto con tutte le imprese della filiera auto per stabilire le modalità e i tempi di applicazione del nuovo regime che comunque non dovrebbe entrare in vigore prima del primo gennaio 2020.

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