Automobilismo 01-2019

163 AUTOMOBILISMO.IT | GENNAIO 2019 PRESE NACA L’Alpine 310 si presenta minacciosa, con una batteria di fari imponente. Le sei luci dicono che questo esemplare è una 1.6 (sulla V6 saranno quattro, separati in due blocchi), le prese d’aria NACA vicino ai fari che si tratta della versione a iniezione (VF) . di vista motoristico nulla è cambiato, molti storceranno il naso. Per essere davvero più “maturo” del vecchio modello, il nuovo dovrebbe avere per lo meno un motore a sei cilindri, come le più accreditate concorrenti. Motore che arriverà soltanto cinque anni dopo la presentazione. Il 1973 è l’anno cruciale: l’Alpine vince nientemeno il mondiale Rally, battendo Ford, Lancia, Porsche; ma la guerra nel Kippur costringe il fondatore Jean Rèdèlè, figlio del concessionario Re- nault di Dieppe, a vendere proprio al Costruttore nazionale. A quel punto il progettista Michel Beligond ha già disegnato la nuova A310, seguendo gli stilemi in voga in quel momento, cioè opposti a quelli della A110, che con le sue linee arrotondate da “berlinetta” ha evoluto il concetto estetico delle precedenti A106 e A108. L’A310 ha una linea molto filante e il retrotreno sviluppato an- che in altezza. Alcune soluzioni spiccano per originalità, come il frontale con la batteria di sei fari (di cui i due centrali sono di profondità) nascosti dietro un plexiglass che occupa il frontale a tutta larghezza. La vista posteriore è molto grintosa, la macchina è bassa e larga e il cofano motore è coperto dalla “persiana” in plastica nera che ricorda quella della Lamborghini Miura: è un design quasi da fast-back, stilema all’epoca parecchio in voga. All’inizio si considera anche di usare al posteriore le luci sopra il paraurti, ma alla fine si preferisce montarle in modo tradizionale.

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