Settore automotive: una miniera d’oro per il fisco e l’erario

Un gettito talmente elevato che in sua assenza, come in questo momento di forte crisi, rischia di far tremare in modo consistente l’intera economia del Vecchio Continente.

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Settore strategico

La forte crisi economico sanitaria, scatenata dal Coronavirus (Covid-19), sta mettendo sotto stress non poco un po’ tutte le economie mondiali. Il settore che forse più di ogni altro sta risentendo di questa forse crisi è però quello automotive e di tutta la sua filiera. Un colosso che specie all’interno del Vecchio Continente pesa non poco in termini economici e produttivi e quindi dal punto di vista dei posti di lavoro che vi sono in ballo. Insomma il settore automobilistico va sostenuto. A dirlo non sono soltanto gli Stati membri dell’Unione Europea ma anche i freddi numeri che indicano nella filiera una forza lavoro per nulla trascurabile visto che da da mangiare alla bellezza di 14,7 milioni di lavoratori attualmente occupati nella sola Europa. Numeri che si fanno ancora più pesanti se oltre all’occupazione si pensa al forte crollo del gettito fiscale per il fisco e l’erario dei vari Stati interessati, un ingresso di liquidità essenziale per le casse e le finanze dei singoli Stati. Ma come mai questo settore è così strategico oltre che dal punto di vista occupazionale anche sotto l’aspetto economico per le casse dello Stato? Semplice, perché a questo settore sono connesse numerose e importanti “voci” che incidono non poco a livello di bilancio dei vari Stati. Vi basti pensare che la nostra cara penisola nel 2018 ha incassato la bellezza di 76,3 miliardi di euro da questo settore, classificandosi al terzo posto per entrate dopo Germania e Francia.

Tasse su tasse

Insomma una crisi del settore automotive non è percepita solamente dai colossi che si occupano di costruire e vendere le auto ma anche dagli Stati in cui queste auto vengono vendute. Non va, infatti, dimenticata l’Iva che lo Stato percepisce dalla vendita di veicoli e componenti e dai servizi di assistenza che nel 2018 si è attestata per l’Italia intorno ai 18,6 miliardi di euro; a questa vanno aggiunti i passaggi di proprietà e le nuove immatricolazioni che hanno fruttato ben 1,8 miliari di euro nel solo 2018; come dimenticare poi il tanto odiato bollo auto che ha rappresentato un ingresso di ben 5,8 miliardi di euro nello stesso anno. A queste tasse prettamente collegate al veicolo vanno poi aggiunte le tasse connesse ai carburanti come le tanto odiate accise, cioè la tassazione di carburanti e lubrificanti, che in Italia raggiungono una componente fiscale oggi al 70% del prezzo alla pompa nel caso della benzina e del 66% nel caso del diesel. Introiti che sono venuti meno a causa dei circa tre mesi di lockdown e dei pochissimi viaggi, intrapresi dagli italiani, anche una volta terminato il periodo delle misure di contenimento dell’emergenza coronavirus.

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