Roma e Torino: blocco dei diesel anche Euro 6 ed Euro 5. Una decisione senza senso!

I blocchi alla circolazione anche delle vetture diesel di ultima generazione, voluti dalle amministrazioni romane e torinesi per abbattere la concentrazione di sostanze inquinanti nell’aria, sono una decisione assurda e senza fondamento scientifico. A dirlo non siamo noi ma i numeri di autorevoli ricerche e studi.

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Dopo Torino, che ha deciso di fermare persino le auto a gasolio fino all’Euro 5 per cercare di contrastare il continuo sforamento dei limiti sulle emissioni in ambito urbano, anche Roma ha bloccato tutte le auto diesel, comprese quelle di ultimissima generazione Euro 6, con la speranza di migliore la condizione dell’aria che noi tutti respiriamo. Nello specifico sono stati bloccati tutti i diesel fino all’Euro 6 compreso e tutti i motori benzina fino all’Euro 2 compreso nelle giornate del 14, 15 e 16 gennaio nelle fasce orarie che vanno dalle 7:30 alle 10:30 e dalle 16:30 alle 20:30, limitazione che ha coinvolto anche tutti i ciclomotori e motoveicoli Euro 0 ed Euro 1. La mossa, attuata dall’amministrazione capitolina e della sindaca Virginia Raggi (Movimento 5 Stelle), è stata ampiamente criticata e ha naturalmente scatenato non poche polemiche da più fronti. Molti, infatti, si chiedono se queste decisioni siano davvero efficaci oppure non comprendono come possano essere bloccati i diesel Euro 6 ma allo stesso tempo lasciati liberi di circolare i benzina Euro 2. Siamo quindi così sicuri che sia stata una decisione giusta o che possa portare a dei reali benefici? Numeri alla mano e leggendo con attenzione studi autorevoli si scopre come tale scelta sia stata una decisione assurda e dettata più dalla solita demagogia. Scopriamo il perché.

Va detto che la tematica ambientale e dell’aria che noi tutti respiriamo è un argomento che va sicuramente trattata con attenzione e razionalità. Il problema c’è ed è innegabile, ma non per questo bisogna ricorrere ai primi stratagemmi oltretutto inutili per dare la facciata che si stia facendo qualcosa per risolverlo o, peggio ancora, non va ricercato un capro espiatorio sbagliato a cui addossare le colpe perché più conveniente davanti al grande pubblico, facendo finta di non vedere quali siano le reali cause di una tale condizione climatica e ambientale. La situazione in cui versano molte città italiane, continuamente sotto osservazione per i ripetuti sforamenti dei limiti delle polveri sottili nell’aria, è sicuramente dettata dalla stagione fredda, dalla mancanza di precipitazioni e di venti, dalla poca circolazione e ricambio dell’aria, dal perseverare dell’alta pressione e del bel tempo e, non da ultimo, dall’accensione dei sistemi di riscaldamento come caldaie e stufe. Il traffico su gomma è, invece, sempre lo stesso che si ha nei mesi estivi quindi, pur rappresentando una quota parte dell’inquinamento, non possono di certo essergli imputati questi continui innalzamenti dei livelli di sostanze nocive nell’aria.

Naturalmente non siamo solo noi a dirlo ma autorevoli fonti, ricerche e studi scientifici che numeri alla mano hanno dimostrato quanto vi stiamo per raccontare. Dette quali sono le possibili condizioni che hanno portato a questi continui sforamenti, vanno sicuramente ricercate quali siano le fonti che maggiormente emettono sostanze inquinanti nell’aria. In ambito urbano i numeri dimostrano come siano gli impianti di riscaldamento (caldaie a gas metano, stufe a legna, impianti a pellet) quelli a emettere il maggior quantitativo di sostanze, fino a 3 volte maggiore di quelle emesse da tutte le auto in circolazione. Prendendo come esempio i numeri rilasciati dall’Arpa Lombardia il 45% di PM10 è imputabile alle caldaie a legna o a pellets (biomasse legnose), il 15% ai motori diesel e il 13% all’usura delle pastiglie freno, degli pneumatici e dell’asfalto abraso. Stando, invece, a uno studio dell’Ispra a Roma nel 2015 le caldaie hanno generato 3.105 tonnellate di Pm10, contro le 1.021 tonnellate del trasporto su strada, con il solito rapporto di 3 a 1 di cui vi dicevamo pocanzi.

Dimostrato che non è il trasporto su strada il vero problema ma altre fonti molto più inquinanti, se proprio si vuole addossare qualche colpa a mondo dei trasporti su gomma è quello di avere un parco circolante tanto in Europa ma a maggior ragione in Italia fin troppo vecchio e vetusto. In Italia l’età media delle auto sfiora il 10,8 anni con il 54% delle vetture, presenti in strada, supera il decennio. Situazione non migliore se si considerano anche gli autobus, tanto incentivati per il trasporto pubblico nelle nostre città, e i mezzi pesanti per il trasporto merci sulle nostre arterie autostradali. L’età media dei mezzi pesanti, stando agli ultimi dati in nostro possesso, è di circa 12,3 anni. Una situazione sicuramente non rosea nemmeno nel Vecchio Continente ma sembra proprio che il Bel Paese sia anche in questo caso fanalino di coda. Capite bene quindi come, invece di bloccare incondizionatamente tutti i diesel anche quelli di ultima generazione, forse andrebbe incentivato lo svecchiamento dell’intero parco circolante (auto, camion e autobus) per l’acquisto di mezzi Euro 5 ed Euro 6 anche usati sicuramente meno inquinanti.

Constatato che il parco circolante andrebbe sicuramente svecchiato ma che andrebbero attuati numerosi interventi anche nei confronti di altre fonti sicuramente più inquinanti, ciò che va sottolineato è la innegabile evoluzione tecnologica che i propulsori, tanto benzina quanto diesel, hanno avuto dalla classe Euro 0 del 1991 fino alla più recente Euro 6d dei giorni nostri. Sul fronte degli NOx (ossidi di azoto) si è passati a una emissione di circa il 95% in meno di ossidi di azoto rispetto a una Euro 0 mentre dal punto di vista delle polveri sottili la riduzione si attesta intorno al 96% in meno rispetto a una Euro 1. Sul fronte del particolato poi ormai un diesel di ultima generazione ha una emissione uguale se non minore ai più moderni motori benzina. Giusto per darvi due numeri vi basti pensare che un diesel Euro 6d arriva ad immettere in atmosfera 100 grammi di polveri sottili nell'arco di 20.000 km, la stesso quantitativo viene però generato in sole 32 ore di funzionamento da una stufa a pellet.

In ultima analisi ci chiediamo come sia possibile che queste due città abbiano deciso di bloccare motori diesel di ultima generazione ma di lasciare circolare liberamente vetture benzina dall’Euro 3 compreso in poi. Se il problema sono realmente le emissioni in tutte le loro forme non si può prescindere dal fare un confronto diretto tra i livelli emissivi di queste due vetture per scoprire come la scelta di bloccare anche i diesel Euro 5 ed Euro 6 sia stata quanto mai sbagliata e controproducente. Un diesel Euro 6 deve, infatti, sottostare a limitazioni che impongono: CO 0,5 g/km, HC 0,17 g/km, NOx 0,08 g/km e particolato 0,005 mentre un benzina Euro 3 può sottostare a limitazioni meno stringenti come: CO 2,3 g/km, HC 0,56 g/km, NOx 0,5 g/km e particolato 0,05 g/km.

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