06 September 2016

EPOCA: ROLLS ROYCE SILVER SHADOW, artigianato italiano

Una passione smisurata, l’occasione della vita, l’acquisto in Inghilterra. L’auto, dopo una storia interessante, ha bisogno di cure amorevoli, che trova in specialisti di casa nostra...

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Questa che vi racconterò è -soprattutto- la storia di una grande passione, così forte e prepotente da avermi portato fin dall’infanzia a studiare la storia e raccogliere modelli in scala e memorabilia, fotografie, aneddoti e informazioni sulla Rolls-Royce. «Voglio avere una Rolls-Royce e la guiderò io, non l’autista», dicevo fin da ragazzo. Non pensavo però che ne avrei posseduta una, un giorno. E invece, quattro anni fa, l’occasione si presenta inaspettata. La fotografia di uno dei tanti raduni che ogni anno si organizzano nel Regno Unito, ed ecco il colpo di fulmine.

Uno splendido esemplare di Silver Shadow 1 in una particolare e accattivante livrea Regal Red con tetto in everflex (vinile) nero -inconsueto sui primi modellicon un’altrettanto rara capote Webasto (modello California - long lenght sunroof) e dei singolari spotlamps Lucas di forma rotonda, contrariamente a quelli rettangolari che fino al 1969 erano montati su richiesta del cliente. «Se mai dovessi riuscire ad avere una Shadow, la vorrei così!», dico mostrando l’immagine della vettura a mio padre che sembrò apprezzarla, nonostante il suo proverbiale disinteresse verso le automobili.

Qualche mese dopo, proprio quella vettura appariva tra le auto in vendita da Hanwells of London - Bentley and Rolls-Royce sales; l’annuncio recitava: «1969s Rolls-Royce Silver Shadow 1 in Regal Red with rare long lenght Webasto sunroof. Beautiful condition…». Senza alcuna esitazione colgo l’opportunità e, tramite il dealer bolognese Enrico Carso Alvisi, acquistiamo e importiamo la mia RollsRoyce. Lascio a voi immaginare l’emozione del viaggio verso casa al volante di questa vettura desiderata per un’intera vita, pur tra le molte perplessità di mia moglie Laura, abituata a sopportare i miei continui acquisti di automobili:

«Una Rolls-Royce è veramente troppo! Non hai neppure il posto dove metterla e poi… che vergogna girare con quell’auto, non ci salirò mai!». L’auto si presenta relativamente in buone condizioni di carrozzeria, se pur ritoccata di verniciatura, ma con fondi sani e priva di corrosione. In ottimo stato legni e cromature, un po’ vissuti i divani e le poltrone in Connolly nera, mirabilmente recuperati con restauro conservativo eseguito da Luigi Montani della ByMont di Bologna.

CABLAGGI

Lo stesso non si può dire per la meccanica e l’impianto elettrico. Il V8 di 6.230 cc -lo stesso che equipaggiava le Silver Cloud 2 e 3- gira bene, ma è in condizioni precarie, come l’intero e complesso impianto idraulico mutuato dalla Citroën. Inoltre non c’è una sola luce interna che si accenda, la radio originale è stata sradicata dalla consolle centrale, segando addirittura parte della radica per alloggiare un moderno lettore CD. Vetri e sedili elettrici funzionano a singhiozzo, così come le luci esterne. Tutto è però ripristinato come in origine dall’abilità di Franco Chiovini -di professione antennista, ma da sempre abile elettrauto votato al vintage-.

Per varie settimane, Franco lavora inseguendo gli oltre 2,5 km di cavi e connessioni lungo la carrozzeria, recuperando ogni interruttore, revisionando i manometri olio e acqua, gli indicatori benzina e il tachimetro, sostituendo lampadine e restituendo luce all’interno della vettura, dotata già allora dell’illuminazione nel sotto porta e di tre accendisigari, oltre agli specchi di cortesia sul padiglione posteriore dotati di luci. Anche la radio originale (Philips NR) è tornata a occupare il suo posto in plancia -così com’è riportata nel manuale d’uso foderato di rosso e rilegato come un libro.

Assieme al prezioso manuale, nel cassetto portaoggetti c’è il set completo dei manuali di bordo nelle loro custodie, con la riproduzione fedele del foglio di garanzia del quale siamo riusciti ad avere copia dell’originale. I tappeti in Cherry Red sono vissuti ma recuperabili, con i propri footrest (poggiapiedi) in tinta. Un intervento di recupero, questo, eseguito da Fabio Effervescenti (Glamour Garage - Novara) con particolari tecniche di lavaggio e sanificazione. Ad impreziosire ulteriormente l’interno, si aggiungono i celebri sheepskin rugs, folti tappeti in lana di pecora, ottimi isolanti acustici e termici che donano un tocco d’eleganza in più, se mai ve ne sia necessità. La tappezzeria del baule risulta la parte più sofferta.

STORIA

Dopo tutto ciò, c’è ancora molto da fare su questa bella automobile e il mio più grande compagno di avventura in questa folle impresa l’ho trovato in Giorgio Fiorenza, storico carburatorista di Novara e grande appassionato di auto d’epoca. Molte le restaura, altre le ripara ed è sempre un piacere poter ammirare le auto che affollano la sua bella officina, moderna e funzionale.

Con lui e suo fratello Piero, i nipoti Enrico e Andrea, c’è ormai un’amicizia fraterna e a tutti loro devo molto. Li ho incontrati proprio grazie a questa Rolls-Royce, capace di sedurre gli occhi e l’animo di Giorgio a tal punto da voler dedicare molto del suo tempo e tutta la sua professionalità nel recupero conservativo di quest’auto il cui valore di mercato attuale è ai minimi storici, quando invece il prezzo di acquisto nel 1965 era così elevato da poter acquistare, con la stessa cifra, tre Ferrari 275 e ben trentasei Fiat 500.

«La nostra Ellie (così è stata battezzata, più avanti capirete il perché!) tornerà ad essere bella e perfetta come quando uscì da Crewe nel 1969, vedrai…», mi confida Giorgio mentre lavora sul vano motore; fissiamo anche una data ben precisa per raggiungere questo ambizioso risultato: inizio ottobre 2015, cioè esattamente cinquant’anni dopo la presentazione ufficiale alla stampa mondiale della Silver Shadow.

A questo punto, consentitemi una piccola parentesi dedicata alla storia di questo modello che ha segnato una pagina importante per la Rolls-Royce La Silver Shadow (con la sua “cugina” Bentley T) nasce nel 1965, dopo circa dieci anni di progettazione, necessari per attuare una vera e propria rivoluzione tecnico-stilistica che la porterà ad essere il modello dei record per la iper tradizionale Casa della doppia R e, con i suoi oltre 30 mila esemplari costruiti in 16 anni di produzione (dal 1965 al 1981), le consentirà di sopravvivere alla peggiore crisi che abbia mai dovuto sopportare.

L’automobile è composta da 80mila pezzi, primato mai eguagliato da nessun’altra Casa automobilistica. Cinquemila sono gli operai (molti di loro veri e propri artigiani) che lavorano per costruire poche vetture all’anno nello stabilimento di Crewe (oggi fabbrica della Bentley, ma ancora magazzino delle Rolls-Royce vintage), dodici di questi si dedicano alla sola realizzazione del mitico radiatore in acciaio inossidabile, siglandone poi le singole parti. Ogni pannello in radica della plancia ha un suo gemello, cesellato con lo stesso legno e gelosamente conservato per garantire al cliente l’eventuale ricambio con la stessa venatura.

Ma sono gli aspetti tecnici a segnare la vera rivoluzione di questo modello: ad esempio, la Silver Shadow è la prima RR con carrozzeria portante, le sospensioni sono autolivellanti, ma dall’agosto 1969 la fabbrica elimina l’impianto all’avantreno, informando le officine di effettuare la modifica sulle auto in occasione della prima sosta tecnica. La vettura ha i freni a disco sulle quattro ruote ed è dotata di un sistema idraulico a triplo circuito: il primo provvede al 47% della potenza frenante, il secondo lavora al 31% sulle ruote anteriori e il terzo per il 22% soltanto sul retrotreno.

È poi presente un regolatore di pressione che impedisce il bloccaggio delle ruote. Dal 1965 al 1969, la Silver Shadow è equipaggiata con il V8 di 6.230 cc a due carburatori e cambio automatico a quattro velocità. In seguito la cilindrata passa a 6.750 cc ed è accoppiato al cambio Turbo Hydra-Matic della General Motors, a tre rapporti con convertitore di coppia; cambio già adottato l’anno precedente (1968) sui modelli destinati all’esportazione. La nostra Silver Shadow ha, tra le sue particolarità, il motore 6.230 accoppiato al cambio Turbo HydraMatic.

Insomma, sembrerebbe essere stata un’auto destinata al mercato americano, se non fosse per la guida a destra e l’assenza dell’aria condizionata, cosa inaccettabile su una vettura d’Oltreoceano. Ci sono poi i suoi documenti che parlano chiaro e ci svelano la singolare storia di questa affascinante Rolls-Royce da sempre profondamente britannica, tanto da conservare ancora la sua prima targa: FYY55H.

Grazie al RREC -Rolls-Royce Enthusiast’ Club- siamo riusciti a ricostruire gran parte del suo passato, sia da un punto di vista filologico (colore degli interni ed esterni, coachlines, dettagli vari ed optional), sia dei precedenti proprietari. Hunt House, la sede del nostro Club, è infatti anche la memoria storica di ogni vettura RR costruita dal 1904, e di ogni Bentley, dal 1931 fino ai giorni nostri.

E cosi il RREC ci ha aiutati a scoprire che la SRH 7393 (suo numero di telaio) è stata commissionata nel 1969 dalla ditta inglese Multitone ltd., specializzata in apparati elettrici/elettronici che aveva fatto fortuna subito dopo la guerra grazie agli apparecchi per non udenti, ai primi auricolari e, a metà degli anni ‘50, brevettando l’antesignano del telecomando tv. L’ultimo suo proprietario nel Regno Unito è stato un finanziere della City, figlio di un blasonato ammiraglio e di una Cricthon-Stuart, discendente della sfortunata regina Mary Stuart.

LAVORO

Dalle congestionate strade londinesi, alle campagne novaresi dove adesso si trova. Le immagini del servizio fotografico ci riportano, comunque, al fascino di certe suggestive ville inglesi, grazie all’ospitalità dei Marchesi Dal Pozzo che ci hanno concesso di realizzare lo shooting fotografico in questo angolo d’Inghilterra, rarissimo se non unico esempio di architettura gotico Tudor in Italia, residenza della famiglia da sei generazioni e oggi diventata un lussuoso hotel-ristorante. Quale migliore cornice per la nostra RollsRoyce?!

Puntuali come da programma, i lavori di restauro conservativo sono quasi ultimati e l’auto può unirsi ai festeggiamenti per il 50°anniversario della nascita di questo modello: «C’è ancora parecchio lavoro per completare l’opera, ma adesso possiamo già apprezzare molti particolari di quest’auto -spiega Giorgio Fiorenza che ha coordinato e lavorato per oltre due anni al restauro della vettura. Lo fa con un trasporto affettivo speciale, lo stesso che lo ha spinto a dedicarsi a questo progetto-. Ho cercato di toglierle la patina di semiabbandono che l’aveva ricoperta.

Quando ho aperto il cofano motore per la prima volta, mi sono domandato come si possa trascurare una Rolls-Royce a tal punto. Da quel momento mi sono dedicato a lei per ridarle dignità. Abbiamo subito messo in sicurezza la vettura, lavorando sul complicatissimo impianto idraulico che gestisce freni e sospensioni, anche grazie all’intervento della British Motors di Villafranca (Vr). Restano ancora dei piccoli problemi, ma l’auto è decisamente più affidabile in frenata e in tenuta di strada, donandoti quell’andatura leggera e confortevole che deve caratterizzare ogni Rolls-Royce.

Poi si é provveduto alla revisione dei due carburatori SU e della trasmissione automatica che adesso funziona come un orologio, non senti minimamente il passaggio di marce. In seguito abbiamo cercato gli artigiani che effettuassero i lavori sulla carrozzeria, sull’impianto elettrico e che credessero, come noi, in questo progetto e li abbiamo trovati in Christian, Maurizio, Fabio, Franco e Giulia. Una Rolls-Royce è caratterizzata dalla bellezza dei suoi dettagli e quindi ogni dettaglio va curato al meglio. Dall’orologio in plancia, un VDO al quarzo, che abbiamo sostituito per installare il Kienzle, in quel periodo montato dalla Casa, fino alla particolare moquette che riveste il baule, alla carrozzeria lucidata a specchio e ai suoi filetti dorati.»

La lucentezza a specchio della carrozzeria, la profondità del suo colore unico, sono state valorizzate dal lavoro di Christian Migliorati giovane e intraprendente carrozziere novarese, coinvolto nel progetto da Giorgio: «Non abbiamo riverniciato l’auto, ma sono stati effettuati diversi ritocchi e lavori di preparazione per poi effettuare un trattamento extreme-plus, cioè l’applicazione di un prodotto concepito in nanotecnologia, la nuova frontiera del car care. Un intervento delicato e minuzioso che io eseguo -come nei trattamenti di detailing- anche a domicilio per alcuni clienti».

Le coachlines sono state dipinte a mano da Maurizio Sottini -anch’egli novarese, di professione restauratore di opere d’arteche ha adottato la stessa tecnica artigianale utilizzata ancora oggi in Rolls-Royce. Si è documentato a lungo per trovare la giusta tonalità, utilizzando anche polvere d’oro per riprodurre il binario di filetti che corre lungo tutta la fiancata e sulle coppe copri cerchi (ancora da completare). Grazie alla collaborazione dell’artista novarese Giulia Ghigo, ci siamo poi permessi una piccola licenza che -a nostro avviso- poteva rendere ancora più speciale questa vettura e cioè dotarla nel baule (completo di tool and jack kit originali) di un picnic set, accessorio che era richiesto sulle Cloud preparate dal carrozziere Harold Radford nelle esclusive versioni countryman: la cesta in vimini non è vintage, se pur marchiata RR, ma è il contenuto a renderla unica. Dai piatti in tinta con l’auto anch’essi filettati d’oro, ai bicchieri d’epoca e tovagliette in fiandra, ricamate e marchiate RR, come pure il raro apribottiglia… da champagne, ovviamente!

Tutti oggetti che facevano parte della dotazione Radford che preparava le sue autovetture -ad esempio- con tetto apribile Webasto (proprio come la nostra), picnic table in radica, sedili posteriori scomponibili e ribaltabili. La cesta conserva gelosamente anche una preziosa riproduzione, numerata dall’artista scultore Charles Sykes, di quella che fu la prima mascotte da radiatore e che poi divenne il simbolo distintivo della Rolls-Royce (1911). “The Whisper” (Il sospiro) raffigura una giovane donna protesa nel vento con la veste e i capelli svolazzanti, un dito sulle labbra come a sussurrare qualcosa e chiedere poi il silenzio.

Qualcosa di proibito e segreto, come un amore adultero, per esempio quello che aveva per protagonisti la modella scelta da Sykes -Eleanor Velasco Thornton- e il committente della mascotte, il potente Lord Montagu of Beaulieu, proprietario di una delle prime Silver Ghost ed editore della rivista The Car.

La bella opera scultorea fu da subito motivo di sottili ironie e sarcastici commenti da parte di chi conosceva bene la love story tra i due, tant’è che qualcuno soprannominò ironicamente quella statuetta “Ellie in her nightie” (Ellie in camicia da notte). Qualche anno dopo (1911) la mascotte, riveduta e corretta, assunse le sembianze che oggi riconosciamo nello Spirito dell’estasi che campeggia sul partenone di ogni Royce, ma il nome le é rimasto: Emily, oppure Nelly, o ancora Ellie. Ecco il motivo dell’affettuoso soprannome dato alla nostra RollsRoyce che oggi, grazie all’impegno di un gruppo di professionisti che sono anche grandi amici, è tornata a farsi ammirare in tutta la sua preziosa eleganza.

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