Matteo Di Lallo
11 October 2019

Per i motori a combustione non è ancora arrivato il canto del cigno

Stando a esperti ingegneri e progettisti vi sarebbero ancora margini di miglioramento. L’estinzione quindi dei motori endotermici sarebbe ancora lontana.

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In un periodo dove l’unica reale soluzione all’abbattimento delle emissioni inquinanti e al contenimento dei consumi di carburante sembra essere il piano di elettrificazione della mobilità su gomma - piano che prevede non solo l’introduzione di motorizzazioni ibride ma soprattutto di quelle puramente elettriche dove il motore endotermico, sia esso a benzina, gasolio, metano o gpl, viene sostituito da un motore elettrico alimentato da un pacco batteria agli ioni di litio – per il classico motore a combustione interna sembra non esserci più spazio. Ma siamo così sicuri che sia la strada giusta? Che non si possa migliorare ulteriormente il motore endotermico in modo da farlo coesistere ai motori a batteria per altri anni? Che questi propulsori alimentati con combustibili fossili siano davvero arrivati a fine vita? A quanto dicono alcuni esperti motoristi, progettisti e ingegneri per il motore a combustione interna non sarebbe ancora arrivato il momento di andare in pensione. Insomma il canto del cigno sarebbe ancora lontano.

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Per prima cosa va detto che tutta questa attenzione nei confronti dei motori a combustione e, nella fattispecie, delle motorizzazioni diesel deriva dal ben noto scandalo del Dieselgate. Se non vi fosse stato quel di certo non trascurabile problema, allora ad oggi non vi sarebbe tutto questo clamore e odio nei confronti dei motori alimentati con combustibili fossili. In seconda istanza va ricordato che, seppur rappresenti una fonte di inquinamento soprattutto in ambito urbano, il parco auto circolante e il trasporto su gomma non raggiunge neanche il 30% di tutte le emissioni nocive ed inquinanti che vengono rilasciate nell’aria. Quindi, se da un lato è giustissimo cercare di migliorare il più possibile questa situazione, dall’altro lato forse bisognerebbe concentrarsi anche su altre tipologie di trasporto (aerei e navi) e su altre fonti di inquinamento urbano e non ben più importanti e consistenti (riscaldamenti, allevamento, industrie, ecc).

In terzo luogo non può essere negato che sui motori a combustione sia già stato fatto un enorme passo in avanti, specie negli ultimi anni. Le motorizzazioni di ultimissima generazione sono oramai capaci di emettere un quantitativo di sostanze nocive pressoché pari allo zero. Un ulteriore miglioramento seppur piccolo imporrebbe enormi investimenti e ingenti sforzi per le Case costruttrici, costi che si riverserebbero inevitabilmente sull’acquirente finale. Sarebbe ora forse di concentrarsi sui carburanti, sui quali ancora molto può essere fatto. Invece, quindi, di provare a bruciare in modo sempre più efficiente un carburante “sporco”, forse si potrebbe iniziare a migliorare i combustibili così da bruciare in modo sempre più efficiente combustibili sempre più puliti e rispettosi dell’ambiente. In questo settore ancora molto può essere fatto ma, un po' come avviene per riscaldamenti, allevamento, industrie e altre tipologie di trasporto, nessuno se ne interessa e nessuno vuole investire in questo settore.

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Chiaro è che dall’altro lato ci troviamo di fronte a una classe politica e dirigenziale per nulla preparata su questa materia che non fa altro che legiferare pur essendo completamente distaccata dalla realtà. Ripetiamo che qualcosa per l’ambiente, la saluta del nostro pianeta e la qualità dell’aria deve essere per forza fatto e con estrema urgenza, ma ribadiamo anche che non ci si può accanire unicamente sul settore auto, emettendo leggi, obblighi, divieti quanto mai stupidi, senza senso e che non faranno altro che ricadere sulle parti più deboli di questa filiera: il comune cittadino e l’operaio medio. Il primo si troverà a pagare di tasca propria questo cambiamento improvviso nella mobilità mentre il secondo rischierà di perdere il proprio posto di lavoro in favore di una mobilità a batteria che necessità di minore manodopera, minore manutenzione, minore manovalanza.

In ultimo va osservato come la mobilità elettrica non sia attualmente ancora pronta per poter sostituire in pieno i motori a combustione. Nello stesso tempo tale mobilità è ancora un lusso che ben poche persone, i più benestanti, possono permettersi. Senza tralasciare gli innumerevoli problemi di autonomia chilometrica, velocità di ricarica delle batterie e presenza delle colonnine di ricarica sul territorio nazionale. Certo, sappiamo benissimo che sia ancora una tecnologia acerba e che nei prossimi anni non potrà che migliorare ma, dal nostro punto di vista, invece di inserirla al posto delle motorizzazioni con combustibili fossili forse andrebbe integrata in modo da far coesistere le due tecnologie o, meglio ancora, da farle collaborare per il raggiungimento degli obiettivi previsti.

Ad oggi, infatti, non è possibile dire che con la massiccia mobilità elettrica si potrà risolvere pienamente tutti i problemi di inquinamento relativi al trasporto e alla mobilità. Anche le auto a batteria non sono esenti dall’emissione di sostanze nocive durante il loro ciclo vita. Queste inquinano, per esempio, più di quelle a motore termico nelle fasi di produzione e smaltimento, durante l’utilizzo non sono esenti dalla produzione di polveri derivanti da consumo di freni e gomme e non va dimenticato l’aspetto di produzione della corrette elettrica necessaria al loro sostentamento. Se questa è prodotta anche solo in parte con combustibili fossili invece che con fonti rinnovabili allora siamo punto e a capo e stiamo semplicemente de localizzando il problema. Giusto per dare due dati, durante la produzione di un pacco batteria vengono emessi dai 15 ai 20 kg di CO2 per ogni kWh di capacità. Una batteria da 100 kWh, per essere prodotta, costa in termini di emissioni fino a 2 tonnellate di CO2. Senza dimenticare l’inquinamento e lo sfruttamento ambientale per l’estrazione dei metalli preziosi per produrre queste batterie oppure il loro stesso smaltimento a fine vita.

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