Particolato (PM10): occhi puntati su freni e pneumatici

Freni e pneumatici parteciperebbero all’emissione totale di particolato per una quota parte persino maggiore di quella generata dai gas di scarico dei mezzi con motore a combustione.

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Già altre volte in nostri precedenti articoli vi abbiamo sottolineato come il trasporto su gomma non sia l’unica e soprattutto la principale causa di inquinamento dell’ambiente e dell’aria che noi tutti respiriamo. Sia prendendo in esame un climalterante come l’anidride carbonica (CO2) che considerando altre sostanze sicuramente più inquinanti, nocive e cancerogene come il particolato (PM), gli ossidi di azoto (NOx), gli idrocarburi incombusti (HC) e così via, vi sono sicuramente fonti emissive maggiori e più pericolose delle auto e dei mezzi di trasporto su gomma (veicoli commerciali leggeri, mezzi pesanti, trasporto pubblico e privato, ecc). Una teoria, confermata nei giorni di continui blocchi del traffico a Roma dove a essere fermate erano state anche le più moderne ed efficienti diesel Euro 6 ma senza alcun tipo di beneficio reale, o tornata alla ribalta in questi giorni di forte crisi per colpa della diffusione del Coronavirus (Covid-19) dove nonostante le forti restrizioni alla circolazione e alla mobilità e nonostante in strada vi siano davvero un numero esiguo di veicoli le emissioni non sembrano migliorare poi più di tanto. O meglio, per essere più precisi, a fronte di una riduzione della CO2 e degli NO2 non è corrisposta una eguale riduzione del Particolato (PM10 e PM2,5) che in alcune aree è persino aumentato.

In tutto questo non può non essere preso in considerazione l’aspetto climatico e meteorologico perché sicuramente la mancanza di precipitazioni che possano lavare via l’inquinamento, l’assenza di venti che possano ricambiare l’aria soprattutto nell’area della Pianura Padana e il clima ancora freddo che ha spinto a mantenere accesi i riscaldamenti domestici non hanno sicuramente remato a favore ma anzi hanno ulteriormente accentuato la concentrazione di polveri sottili. Questa volta però emesse da una fonte sicuramente maggiore rispetto al trasporto su gomma che è rappresentato dai riscaldamenti domestici, pubblici e privati, e dai vari processi industriali ancora attivi in tutta Italia. Oggi però vogliamo parlarvi di un altro fattore molto importante che per quanto concerne le auto e tutti i mezzi di trasporto su gomma non può non essere preso in considerazione. Un aspetto che, pensate un po’, riguarda anche le tanto ecologiche e pulite auto elettriche, macchine a batteria tanto amanti della natura. Stiamo parlando dell’inquinamento e delle polveri sottili o particolato (PM) emesso in aria dall’usura di freni e pneumatici. Stando, infatti, a uno studio, condotto dalla Emissions Analytics, società inglese indipendente specializzata nella misurazione delle emissioni, sembra proprio che l’inquinamento provocato dall’usura di pneumatici e freni possa essere fino a 1.000 volte peggiore rispetto a quello normalmente prodotto dallo scarico di un'auto.

Prendendo quindi in esame l’inquinamento emesso durante l’intero ciclo vita di una vettura, non può non essere preso in considerazione anche questo aspetto. Un aspetto che, come dicevamo poco fa, interessa non solo le vetture con il tradizionale motore a combustione ma anche le vetture a batteria cioè con motore elettrico. Si perché se da un lato durante il suo utilizzo un motore elettrico non emette in loco sostanze nocive, lo stesso non si può dire di freni e pneumatici. Questi, che sono gli stessi sistemi adottati sulle vetture con motore a combustione e sono prodotti con gli stessi materiali di quelli adottati sulle vetture con motore endotermico, portano alla produzione di particolato nocivo proveniente dall’usura di pneumatici e freni e denominato NEE (emissioni non di scarico). Analizzando con attenzione lo studio della Emissions Analytics, si evince come l’usura di freni e pneumatici di moderna utilitaria (nuova di pacca) porti alla emissione di particelle pari a 5,8 grammi per chilometro, un valore decisamente maggiore rispetto ai limiti di emissione di gas di scarico regolamentati, pari a 4,5 milligrammi per chilometro. Tale valore, sempre secondo la società di analisi inglese, potrebbe persino essere maggiore se si dovessero prendere in considerazione veicoli con anziani o con pneumatici sgonfi o, peggio ancora, veicoli molto pesanti come i moderni Suv o, guarda caso, come le moderne vetture a batteria che proprio in favore della loro batteria agli ioni di litio sono sicuramente più pesante delle corrispettive con motore endotermico.

La società di analisi anglosassone conclude, infine, lo studio auspicando che venga presto inserito un protocollo di misurazione e una normativa che non solo ne valuti le emissioni ma che ne imponga un limite massimo di emissione. Allo stato attuale delle cose, infatti, questi valori non vengono ne misurati ne presi in considerazione anche se sono evidentemente un fattore molto importante nella modifica dell’aria che noi tutti respiriamo. Le analisi, infatti, alla fine hanno portato alla conclusione che i NEE costituiscano la maggior parte del particolato primario del trasporto su strada; il 60% del PM2,5 e il 73% del PM10.

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