La F-Pace, prima crossover di casa Jaguar, sta per arrivare. Muoverà i primi passi in pubblico tra poco, intanto, però, abbiamo avuto modo di conoscerla meglio rispetto alla sua prima apparizione statica al salone di Francoforte dello scorso anno. E in uno scenario davvero inconsueto, ovvero ad Arjeplog in Svezia a quasi mille chilometri a nord di Stoccolma dove nel periodo invernale le Case automobilistiche effettuano i test di messa a punto dei nuovi modelli, in un ambiente in cui la temperatura difficilmente supera i -15° e molto spesso è inferiore a -30°.
Sui percorsi ricavati dalla superficie del lago dove è basato il Revi proving ground, laboratorio estremo di sviluppo del gruppo Jaguar Land Rover, abbiamo potuto guidare due esemplari di pre-serie della F-Pace definiti completamente a livello tecnico, ma non ancora a livello di assemblaggio, di materiali e di dotazioni. Insomma, due classici prototipi. Per questo motivo il primo contatto con la F-Pace non è stata una classica sessione di prova per valutare come va su strada (tanto più che da queste parti nei mesi invernali l’asfalto non si vede proprio) o il confort, la funzionalità e la finitura, ma un’opportunità per scoprire il risultato della cosiddetta calibrazione vettura. In altri termini, se la sintonizzazione fra le risposte dell’acceleratore, della trasmissione, dei freni, dello sterzo, delle sospensioni e della trazione nonché della rete elettronica genera un’auto non solo capace di muoversi su ogni tipo di fondo, ma anche agile e ben gestibile.
Un’operazione che nel caso della F-Pace doveva risolversi generando un’auto con il DNA di una vera Jaguar, quindi con una bella percentuale di sportività, e non con la trasposizione di caratteristiche di celebri consanguinee, per esempio la Range Rover Sport. E, per di più, imprimendo anche alla F-Pace le qualità per comportarsi adeguatamente sui fondi fuoristradistici promesse dal suo aspetto. Un’equazione che i tecnici Jaguar hanno affrontato sia definendo set-up consoni ai canoni del marchio, sia sviluppando tecnologie inedite.
SVEZIA
Arvidjaur e ancora di più Arjeplog, che distano un’ottantina di chilometri l’una dall’altra, da gennaio a marzo diventano sedi dei collaudi invernali di tutto il settore automotive. Case automobilistiche, industrie della compentistica e produttori di pneumatici trasferiscono nel nord della Svezia i tecnici dei reparti e Ricerca & Sviluppo per testare vetture e tecnologie in condizioni estreme. Infatti, da quelle parti nella stagione invernale le temperature sono assai rigide e i numerosi laghi della zona si trasformano in habitat ideali per ricavare tracciati di prova (sommando tutti quelli dei vari test-center la lunghezza arriva a quasi 2.000 chilometri) poiché lo spessore del ghiaccio che ricopre la loro superficie s’attesta a 50-60 cm.
Per l’economia locale il fatto che tutti i Gruppi automobilistici e quelli del settore utilizzino queste strutture, che sono permanenti grazie ad accordi di durata pluridecennale con le amministrazioni locali, si traduce in un grande business. Infatti, secondo recenti analisi il bilancio di questa attività riporta che durante l’inverno la popolazione sale da circa 3.000 a oltre 6.000 persone e che gli introiti che ne derivano ammontano a oltre 163 milioni di euro.