Cosa che induce il box a suggerire agli altri equipaggi di rallentare il ritmo di gara, senza perdere troppo di vista la Lola di Bonnier/Larrousse che si trova in testa. Ma il destino è in agguato e un incidente costerà la vita a Joachim Bonnier. Poi ci si mette un tamponamento subito di notte da Ganley, in quel momento al comando seguito da Hill, che lo costringe a una lunga sosta ai box mentre Hill passa in testa e ci resta fino al traguardo, insieme a Pescarolo.
Poco prima della bandiera a scacchi, si ritira anche la 660 di Jabouille/Hobbs per noie al cambio. Le origini La Matra, nome derivato dalle iniziali di Mécanique, Aviation, Traction, è nota come azienda aero-spaziale, entrata nel mondo dell’auto e delle corse il 1° gennaio 1965. Dopo essersi chiamata Matra-Bonnet - ne abbiamo accennato - l’azienda diviene Matra Sports con un’attività orientata alle corse, senza escludere la produzione in piccola serie di modelli stradali sportivi.
Il programma agonistico inizia in F3, ed è un inizio con il “botto”: tre vittorie consecutive nel campionato francese con Jean-Pierre Beltoise, Johnny Servoz-Gavin ed Henri Pescarolo. Nel 1967 Jackie Ickx vince l’Europeo di F2 con una Matra iscritta da Ken Tyrrell, che nel 1969 affida la MS 80 di F1 a Jackie Stewart che vince il mondiale Piloti e Costruttori.
È un traguardo della massima importanza, quasi incredibile, anche se per i francesi ha il sapore della vittoria a metà perché il motore non è 12 Matra bensì V8 Ford-Cosworth, e non è l’Equipe Matra-Elf ad averla conseguita ma una scuderia inglese con un pilota scozzese (infatti la squadra si chiama Matra International). Il traguardo successivo sarà affermarsi nel Campionato Mondiale Marche che in quegli anni dona notorietà e prestigio quanto vincere l’iride nella massima formula, se non di più. Il motore Matra c’era, ma Tyrrell preferì il Ford.
Il motivo è semplice: il V12 francese è nato nel 1968 e il suo uso in F1 è finalizzato a collaudarlo in vista delle gare di durata dove, dal 1972, il limite di cilindrata regolamentare sarà di tre litri come in F1. Per questo nel 1968 la Matra, accanto alla MS 10-Ford, schiera la MS 11-Matra con il V12 progettato da Georges Martin. Il motore soffre però di surriscaldamento e consuma molto, inoltre è poco potente, pesante e poco affidabile. Sembrerebbe un progetto fallimentare, ma pesantezza e penuria di Cv (meno di 400, contro i 420-430 dei migliori) possono non essere un problema in gare di 12-24 ore.
L’esperienza nei GP, tuttavia, è la migliore possibile per progredire in fretta. Il V12 francese debutta sulla MS 630 il 26 maggio 1968 alla 1000 km di Spa, in Belgio. La macchina si dimostra veloce e marca una buona qualifica, segno che Bernard Boyer/Jean-Louis Cassin hanno progettato un buon telaio; va considerato che ci sono i prototipi di 5 litri con cui confrontarsi, difatti la corsa è vinta da Ickx-Redman su Ford GT 40. La 630 di Pescarolo/Mieusset si ferma per problemi all’iniezione, ma il dado è tratto e l’impressione è buona.
Nello stesso anno c’è il debutto a Le Mans dove Servoz-Gavin/Pescarolo si devono arrendere, dopo ventidue ore di gara, a una foratura che innesca un incidente. Nel 1969 l’evoluzione della MS 630 porta prima alla MS 630/650 e poi alla MS 650. In quell’anno la Matra nel Mondiale Marche si confronta con le più accreditate concorrenti di tre litri che sono l’Alfa Romeo 33/3, la Ferrari 312 P e la Porsche 908. L’obiettivo è avvicinarsi alla potenza dei migliori propulsori che sono il V8 Alfa Romeo e il V12 Ferrari.
L’otto cilindri boxer della Porsche è meno potente, ma la 908 è una macchina eccellente, specie nella versione a passo corto 908/03, soprannominata “bicicletta”. Poi c’è la Mirage M2 con motore BRM V12 da 390 CV, altra concorrente in grado di infastidire: insomma la concorrenza è numerosa e ha armi ben affilate.
I migliori piazzamenti della MS 650 arrivano proprio a le Mans: quarto, quinto e settimo posto rispettivamente per Courage/Beltoise, Guichet/Vaccarella e Galli/Widdows. Il quarto posto è ribadito da Servoz-Gavin/Rodriguez sulla 650 alla 6 Ore di Watkins-Glen. Fuori campionato la 650 si impone alla 1000 km di Parigi, sul circuito di Montlhéry, con Beltoise-Pescarolo.
A questo punto merita un accenno la 640, progettata da Robert Choulet nel 1969 con un’aerodinamica ideata per raggiungere la massima velocità sul rettifilo di Hunaudières a Le Mans. È un fallimento: la 640 in prova decolla, esce di pista e Pescarolo, che è al volante, subisce fratture e ustioni che gli costano sei mesi di inattività.
Lagardère licenzia in tronco Choulet e l’esperienza termina lì. Nel complesso però il 1969 è positivo: la 650, pur pesante con il suo telaio in tubi d’acciaio, è valida sul piano aerodinamico. Lo stesso vale nel 1970 e 1971 per la nuova 660 con telaio monoscocca in alluminio. Tuttavia a Le Mans nel ‘70 tutte le Matra soffrono di problemi al motore che le costringono al ritiro. È lo scotto da pagare allo sviluppo del V12, che ora raggiunge i 420 Cv.
Infatti alla 1000 km di Parigi a Monthléry, a fine stagione, vince con Jack Brabham/François Cevert al volante. Nel 1971 la sfida per l’assoluta è ancora tra Porsche 917 e Ferrari 512 M, ragion per cui la 660 viene impiegata soprattutto in vista del ’72, quando il regolamento escluderà le Sport cinque litri e il campionato se lo giocheranno le Prototipo 3000.
In quell’anno la Matra partecipa a due appuntamenti, ma è una stagione da dimenticare per la triste immagine data a livello internazionale dalla 1000 km di Buenos Aires, nella quale una manovra assurda compiuta da Beltoise, che spinge la sua 660 in mezzo alla pista per vari giri nel tentativo di raggiungere i box, finché Ignazio Giunti non la tampona morendo sul colpo. Alla 24 Ore di Le Mans Beltoise/Amon con l’unica Matra si ritirano.
La prima volta Detto di Le Mans ‘72, nel 1973 la 670 diventa 670B con potenza di 450 Cv, allineata ai migliori concorrenti. I giochi si aprono a Daytona, dove Cevert/Beltoise sono costretti al ritiro per rottura del motore. Hanno però fatto segnare il secondo miglior tempo in qualifica, indice che la velocità sul giro c’è e la conferma viene alla 6 Ore di Vallelunga, dove Pescarolo/Larrousse vincono davanti a un terzetto di Ferrari 312 PB.