Questo modello ha un’ulteriore qualità che lo rende davvero speciale: è sempre appartenuto alla famiglia Zagato, fin dalla sua costruzione alla fine della primavera del 1960. La sua storia è ben documentata, testimonianza di un tempo dove la visione delle auto d’epoca era differente rispetto a oggi, seppur ugualmente piena di passione.
La nostra Zagato è prodotta il 7 Giugno 1960 e immatricolata l’11, venduta dalla Carrozzeria Zagato S.r.l. alla ditta Giovanni Tavella S.p.a. su ordine di Enrico Tavella, il fratello della mamma di Luca Zagato, ovvero suo zio, come ci spiega in una lettera Luca Zagato stesso – figlio di Gianni, fratello di Elio. Per una ventina d’anni l’affascinante coupé abbellisce Villa Cavallini di Lesa sul Lago Maggiore, un contesto decisamente adeguato alla sua eleganza, peraltro luogo proprio del matrimonio di Gianni Zagato.
Agli inizi degli anni ’80 la Flaminia torna negli stabilimenti che le diedero i natali per un parziale restauro ad opera del Sig. Casarico, il capofficina dell’epoca. La carrozzeria è riverniciata sempre col colore originale e inoltre si apportano delle modifiche, rispetto alle specifiche iniziali, per migliorare la praticità. Il motore ad esempio è sostituito dietro consiglio dello stesso Elio Zagato con uno più affidabile e parco nei consumi.
Lo zio di Luca Zagato se ne occupa personalmente spedendo in Lancia il motore V6 da 119 Cv originale e facendosi rispedire quello “nuovo”. Infine al vano motore è applicato un protettivo aggiuntivo rispetto agli anni ’60 per conservarlo meglio, mentre per quanto riguarda le carenature dei fari Luca Zagato ci dice che sicuramente non furono modificate ma che la Flaminia nacque esattamente così. Il 5 Aprile 1983 – a restauro ultimato – Zagato acquista la Flaminia a suo nome comprandola da Tavella e tenendola con sé a Milano fino a qualche anno fa, quando è affidata alle cure della Colpani Motori di Brescia.
Oltre alla storia di questa Flaminia Sport Zagato è molto interessante anche la documentazione allegata, che va dalla carta di circolazione al documento dell’ACI fino alla fattura d’acquisto originale: il prezzo è di 2.416.000 lire con un anticipo di 1.623.500 lire. Dagli inizi degli anni ’80 ad oggi la coupé Lancia è stata trattata come un conservato, nel senso che non è più stata oggetto di restauro ma è stata eseguita solo la regolare manutenzione. Davanti ai nostri occhi si presenta bene: gli interni sono pressoché perfetti, carrozzeria e paraurti hanno qualche lievissimo segno di fioritura mentre per il resto la Sport Zagato è in ottima forma, splendida come in origine e capace di fermare decine di persone al solo suo passaggio.
Dopo le foto non potevamo farci sfuggire l’occasione di provare un’auto così rara e di classe, così tiriamo quella sottilissima maniglia e ci accomodiamo al suo interno per tornare indietro di 61 anni. L’imbottitura del sedile si è lasciata un po’ andare nel tempo e il volante è talmente ampio che più che sterzare vi sembra di aprire il caveau della Federal Reserve, ma è normale visto che non esiste servosterzo. La posizione di guida in ogni caso è comoda e l’abitacolo è ordinato: non ci sono levette o tasti inutili, solo due essenziali quadranti insieme alle luci frecce davanti a voi e diverse manopole per fari, riscaldamento e via dicendo sulla destra.
Per l’avviamento girate la chiave di 180° e contemporaneamente premete, risvegliando il V6 che si desta senza troppe storie. Uno degli aspetti più intriganti della Sport Zagato è il suo cambio, un 4 marce azionato tramite una leva ritorta e sottilissima che ha una corsa ridicola.
Tutti e quattro i rapporti si trovano nello spazio di un sottobicchiere, aspetto che ne aumenta la sensazione di sportività anche se inizialmente il movimento è contrastato. Una volta percorso qualche chilometro il cambio si “slega” diventando davvero piacevole da usare e senza nemmeno richiedere più doppiette a salire o scalare. L’enorme sterzo ha una discreta precisione e i freni hanno una buona potenza – cosa inattesa data l’età – anche se per la prima metà della corsa accadrà ben poco, facendovi passare un secondo o due di smarrimento.
Le sospensioni sono più rigide del previsto (dopotutto Zagato voleva che la sua Flaminia fosse una coupé sportiva) pur mantenendo una certa compostezza, faticando a garantire comfort e copiare l’asfalto solo con le buche e le sconnessioni più marcate. Anche il motore ha questa sorta di aplomb sportivo: il V6 non ha – e non vuole avere – prestazioni esplosive ma il sound, specialmente dall’esterno, è morbido e attraente insieme a una spinta più che dignitosa.
Il buon comportamento dinamico della Sport Zagato e del suo sei cilindri non devono farvi credere di avere tra le mani una vettura da buttare tra una curva e l’altra: per quanto la sua indole sia sportiva la Flaminia ha troppa classe per una guida del genere, ce la si gode decisamente di più seguendo la strada in souplesse.
Una volta soddisfatti della Lancia torniamo al punto di partenza, scendiamo ruotando in avanti la maniglia della portiera e ci congediamo da questo simbolo del design. Guidare auto simili vi fa apprezzare il tempo in cui tutto era meno frenetico e la passione superava il bisogno di funzionalità. La Flaminia Zagato è una vettura da gentleman driver, un concentrato di stile e fascino generati dagli anni ’60 che per fortuna sopravvive ancora in mezzo a noi.
Un’eleganza senza tempo frutto di proporzioni pressoché perfette.