17 December 2013

L’auto vale il 17% del totale delle tasse. Ma continuano a spremerci

Il settore è in enorme difficoltà ma lo stato continua ad aumentare le imposte che riguardano l’auto, oltre a non eliminare il superbollo con il quale nessuno ci guadagna. E noi continuiamo a farci spremere come limoni

L’auto vale il 17% del totale delle tasse. ma continuano a spremerci

E’ ancora presto per parlare di una ripresa vera e propria ma per l’anno prossimo il mercato italiano secondo il Centro Studi Promotor, si riprenderà. Il 2014 dovrebbe chiudersi con un aumento delle vendite del 2,7%, per un totale di 1.330.000 vetture nuove immatricolate contro le 1.295.000 stimate per quest’anno, ma “In Italia non ci sono ancora le condizioni per una ripresa degna di questo nome” ha precisato Gian Primo Quagliano, direttore del Centro Studi Promotor. Perché? Perché fra le tante cause della crisi del settore pesa l’impossibilità di modificare il sistema paese, debellare la burocrazia, eliminare sprechi e per ultimo un eccessivo carico fiscale sulla motorizzazione. Gli automobilisti, sempre spremuti come limoni.

 

CON L’AUTO LO STATO CI GUADAGNA
Negli ultimi quattro anni solo la fiscalità sull’auto ha contribuito per un punto in più al gettito fiscale complessivo. Nonostante le difficoltà a causa della crisi, infatti, dal 2009 a oggi il carico fiscale sull’auto ha continuato a crescere, per superare, nel 2012, i 72 miliardi di euro, pari al 17% del totale delle entrate tributarie nazionali. La sua incidenza sul Pil è del 4,4% e continua ad essere la più elevata fra i principali paesi europei la cui media è di oltre un punto inferiore (3,3%), nonostante per effetto dell’eccesso di tassazione, nei primi dieci mesi 2013 il gettito procurato dalla benzina e gasolio per autotrazione sia calato di 960 milioni e a fine anno supererà ampiamente il miliardo, ed è uno dei motivi per cui la benzina italiana continua a costare più della media europea.

 

LA BENZINA PIU’ CARA D’EUROPA
Per la benzina, il prezzo italiano è più alto di 26,8 centesimi/ litro, di cui ben 25,5 sono dovuti alle maggiori imposte (Accise e Iva) e solo 1,3 ad un maggiore prezzo industriale. Per il gasolio il prezzo al consumo è più alto di 26,1 cent/litro, di cui ben 25,1 sono dovuti alle maggiori imposte e solo 1,0 ad un maggiore prezzo industriale. Tutto ciò mentre il gettito fiscale sui combustibili ha segnato, nel 2012, un incremento del 12,4%: 37,37 miliardi di euro rispetto ai 33,26 del 2011. E nuove stangate sono in arrivo: l’ennesimo ritocco dell’accisa è solo il primo degli aumenti di imposizione fiscale sui carburanti che dovremo sopportare. Tra il 2014 e il 2017, infatti, sono programmati quattro incrementi: uno a gennaio 2014; due nel 2015 e, infine, un altro nel 2017, per un aggravio di 731 euro in maggiori tasse ogni anno per l’automobilista. L’esborso sarà graduale: 36 euro nel 2014, 214 nel 2015 e nel 2016, 267 nel 2017. Nell’insieme, sulle nostre spalle cadranno maggiori imposte per 1.313 milioni: 1.076 di maggiori accise e 237 dell’Iva relativa. Per ultimo il superbollo per le auto superiori a 185 kW, 10 euro in più per ogni chilowatt di potenza dei veicoli, una sovrattassa che, nata nel 2011 per portare nelle casse dello Stato 168 milioni di euro, ha avuto come effetto, nel solo 2012, di una perdita di circa 140 milioni di euro tra minori entrate fiscali e così suddivisa: per lo Stato 93 milioni di gettito IVA e 13 milioni di superbollo; per le Regioni 19,8 milioni di mancato pagamento del bollo; per le Province 5,2 milioni di mancata IPT e circa 9 milioni di addizionale su RCA. Ma qui forse non è colpa della fiscalità ma di un mercato che non esprime fiducia nel futuro del Paese

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