09 June 2022

In pista con l’auto storica

Carissima redazione, ci scrive un lettore, sono appassionato di gare per autostoriche e dato che in Italia se ne organizzano poche, mi consolo cercando su youtube i video degli eventi più belli all’estero. Gare tiratissime, combattute e con macchine bellissime. E qui arrivo alla domanda: come è possibile ...

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"Carissima redazione, ci scrive un lettore, sono appassionato di gare per autostoriche e dato che in Italia se ne organizzano poche, mi consolo cercando su youtube i video degli eventi più belli all’estero. Gare tiratissime, combattute e con macchine bellissime. E qui arrivo alla domanda: come è possibile che collezionisti appassionati decidano di rischiare così tanto in pista con le loro preziosissime auto?

Sicuramente non hanno problemi economici viste le auto che possiedono, ma come possono pensare di poter distruggere o danneggiare auto come Ferrari 250 GTO, Aston Martin o anche soltanto “banali” Jaguar E Type? Io non riuscirei a rischiare nemmeno la mia Mini Cooper 1300 Export. Ho pensato di fare qualche gara di regolarità o rally, ma mi terrorizza solo l’idea di poterla soltanto rovinare di carrozzeria." Firmato, Gilberto Fermini, un nostro lettore di Roma.

Comprendiamo le sue perplessità e anzi potremmo persino dire che le condividiamo. Occorre però considerare due elementi di fondamentale importanza. Il primo è contiguo al principio di… relatività.

Come giustamente sottolinea, chi partecipa a importanti competizioni internazionali con Gran Turismo di assoluto prestigio ha una percezione del rischio economico differente da quello degli altri comuni mortali. Ciò significa che mette in conto anche di dover intervenire in maniera magari importante sulla sua auto da competizione in caso di incidente, senza per questo incidere più di tanto sul suo gruzzolo personale.

Il secondo elemento invece ha a che fare con la passione e con lo spirito stesso del collezionista di auto da corsa. Una macchina nata per correre e che magari nella sua vita agonistica ha colto brillanti risultati nelle mani di piloti conosciuti, soffre terribilmente a stare chiusa in un garage.

Il suo proprietario soffre con lei, e non vede l’ora di farle respirare l’aria che più le si addice, quella delle competizioni.

Ecco perché in pista si vedono auto meravigliose e coperte di gloria darsele di santa ragione, rinverdendo gli anni in cui con esse correvano mostri sacri come Moss, Clark o Surtees. A volte ci lasciano un muso o una fiancata, ma all’appuntamento successivo si ripresentano in perfetta forma. Ma c’è anche un non detto.

Da qualche anno, e cioè da quando per esempio nelle gare GTS di durata gli equipaggi comprendono oltre al proprietario dell’auto anche un secondo pilota semi-professionista o professionista del tutto, la competizione si è fatta più accesa e la guida più spericolata.

Il collezionista-pilota di un’auto di prestigio allora ha ritenuto più saggio farsi fare una replica della propria vettura, identica in tutto e per tutto, e partecipare con questa alle gare, lasciando tranquilla in garage quella vera. Non è un trucco perché la vicenda è palese e anche ammessa dalla FIA, che nell’HTP (passaporto tecnico) in dotazione obbligatoria ad ogni auto controlla la conformità delle caratteristiche tecniche al modello e all’anno di riferimento.

Ecco perché per esempio si vedono gareggiare tante Cobra prodotte in anni recenti, ma facenti riferimento alle originali degli anni ’63-’65, pur con numeri di telaio attuali. Nelle Turismo invece il problema quasi non si pone, perché è agevole partire da una scocca originale, facilmente recuperabile e a buon mercato, per poi procedere con la preparazione secondo le stesse modalità previste dalla fiche di omologazione originale, poi riportata sull’HTP.

E in fondo è giusto così, perché lo spirito è salvaguardato e l’esemplare originale pure.

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