Freni F1 vs freni Formula E: qual è meglio?

A dircelo è nientemeno che la Brembo, colosso italiano degli impianti frenanti, affermando che non sempre più potente è sinonimo di migliore. Cerchiamo di capire il perché.

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Contrariamente a quanto si potrebbe pensare per valutare un impianto frenante non basta prenderne in considerazione la potenza massima perché questa è solo una delle variabili che entrano in gioco e che determina la sua capacità di frenata. Per cercare di spiegare questa affermazione prendiamo come esempio gli impianti frenanti di due vetture altamente prestazioni ma abbastanza diverse tra loro: le monoposto di Formula 1 e quelle di Formula E. Entrambe le vetture utilizzano freni prodotti dalla Brembo ma i loro impianti frenanti sono molto diversi l’uno dall’altro.

Questione di misure

Le auto di Formula 1 usano dischi da 32 mm all’anteriore, da 28-32 mm al posteriore e pastiglie da 22 mm all’anteriore e da 17 mm al posteriore. I dischi inoltre dispongono fino a 1.480 fori di ventilazione, con diametri di 2,5 mm l’uno. In Formula E invece gli spessori dei dischi e delle pastiglie sono minori perché il materiale d’attrito è soggetto a un minor consumo: 24 mm all’anteriore e 20 mm al posteriore per i dischi, 18 mm all’anteriore e 16 mm al posteriore per le pastiglie. I fori di ventilazione sono circa 70 sui dischi anteriori e 90 su quelli posteriore.

Masse e prestazioni diverse

Una bella differenza, determinata in primis dalle caratteristiche della vettura sulla quale vengono montati e dalla tipologia di utilizzo a cui questi impianti verranno sottoposti. Le monoposto di Formula 1 hanno un peso minimo, pilota incluso, di 733 kg (oltre al peso del carburante pari a circa 100 kg a inizio gara) mentre le Formula E, complici le pesanti batterie che incidono per il 43% della massa complessiva, non pesano meno di 900 kg. Inoltre in Formula E, gli pneumatici utilizzati hanno un’impronta a terra inferiore di oltre il 40% alla Formula 1.

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Ma siamo così sicuri che un impianto più prestazionale, come quello adottato sulle vetture di Formula 1, sia necessariamente migliore e più performante se lo dovessimo montare su una vettura di Formula E? A quanto ci spiega Brembo non è proprio così. L’impiego in Formula 1 dell’attuale impianto di Formula E non permetterebbe di raggiungere le prestazioni frenanti esibite finora, innanzitutto per gli spazi e i tempi di frenata. In secondo luogo, risultando sottodimensionato, l’impianto di Formula E sarebbe soggetto ad un rapido surriscaldamento. Il che vorrebbe dire consumare velocemente il materiale d’attrito che d’altra parte per la Formula E è calibrato per gare di durata ridotta. In sintesi, quindi, le monoposto di Formula 1 non solo non riuscirebbero a decelerare sfruttando a pieno il grip degli pneumatici, ma si troverebbero con i freni in grave difficoltà già dopo poche curve.

Nello stesso tempo però anche una vettura di Formula E si troverebbe in forte difficoltà se al posto del suo classico impianto frenante gli fosse montato il più prestazionale impianto adottato dalle vetture di Formula 1. In questo caso le monoposto elettriche disporrebbero di un impianto frenante ampiamente sovradimensionato. Ovvero, disponendo di una potenza frenante eccessiva rispetto a quella richiesta dalle peculiarità della monoposto, l’impianto molto probabilmente faticherebbe a raggiungere la temperatura minima di esercizio. Il carbonio con cui sono realizzati dischi e pastiglie pensati per una Formula 1 a temperature di esercizio troppo basse non garantisce la corretta generazione dell'attrito, pregiudicando le performance in frenata. Inoltre, in condizioni simili, il materiale d’attrito rischia di vetrificarsi (grazing), riducendo così l’efficacia della frenata. Non solo, l’azione meccanica delle pastiglie su dischi “freddi” porterebbe ad un’elevata usura meccanica.

Fonte: Brembo

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