Era il 1964 quando Sergio Pininfarina incaricò il suo designer Tom Tjaarda di realizzare la versione spider della Fiat 124. L’allora trentenne americano -approdato in Italia nel 1958 fresco di laurea in architettura, assunto alla Ghia e poi passato nell’atelier di Grugliasco tre anni più tardi- aveva appena firmato la Chevrolet Corvette Rondine e si ispirò a essa per disegnare la nuova cabrio di casa Fiat. Il lavoro, però, si dimostrò più complicato del previsto: «Le dimensioni ridotte della 124 -ricorda oggi Tjaardacambiavano le proporzioni delle linee studiate per la Rondine. Nonostante ciò, le forme per la nascente vettura Fiat risultarono molto piacevoli.
SCALA 1:1
Partimmo subito con i disegni in scala 1:1 ma Sergio Pininfarina non approvò il progetto perché lo ritenne troppo costoso per una vettura del Lingotto. Serviva qualcosa di più semplice da costruire e con un design meno sofisticato. Così misi da parte le caratteristiche della Rondine per realizzare qualcosa di più tradizionale. Forse è stato meglio così, perché in questo modo la 124 Spider è stata prodotta per vent’anni in grande serie senza chiudersi in una piccola nicchia di mercato come accade per i modelli più raffinati». Questa, quindi, la genesi della 124 Spider. Tom Tjaarda, però, è sempre rimasto convinto della validità dello “stile Rondine” applicato alla spider Fiat: «Il frontale è molto aggressivo mentre la coda ha una forte personalità». Tanto che in seguito, negli anni Settanta, il designer inviò alcuni schizzi della 124 Rondine in California, dove un amico iniziò a trasformare un esemplare seguendo le tracce di Tjaarda: «Un progetto che si è fermato quasi subito per poi rimanere abbandonato in un angolo».
40 ANNI DOPO
Ben quarant’anni dopo, Tom Tjaarda conosce Filippo Disanto, un giovane avvocatotorinese appassionato di auto storiche. Tra i due nasce un’amicizia, con Disanto affascinato dalla figura del celebre designer, tanto che nel 2011 ne pubblica la biografia: «Più che una biografia è un romanzo -sottolinea Disanto- un diario di viaggio, la cronaca di una vita trascorsa nel mondo dell’auto». Mentre i due lavorano al libro ecco rispuntare la 124 “americana”: «Tom mi aveva informato dell’esistenza di questa vettura -racconta Disanto- e subito decisi che avremmo portato a termine quel progetto. Era il suo sogno. Andai a ritirarla al porto di Genova nel febbraio 2008 ma iniziammo i lavori nel 2011».