Che è nata, e in Ferrari ci tengono a sottolinearlo, da un concetto di assoluta purezza estetica e senza condizionamenti per gli stilisti guidati da Flavio Manzoni con un solo vero vincolo da rispettare, quello legato a esigenze di natura aerodinamica.
Nascosti nei meandri delle superfici toniche e sinuose della carrozzeria, i vari spunti derivati dalle soluzioni più avanzate delle Ferrari anni ‘60 assolvono a precise funzioni tecniche. Prima di citarne gli esempi, è bene dire che l’auto è volutamente priva di qualsiasi dispositivo di aerodinamica attiva.
Ogni singola presa d’aria dai camini sulle spalle posteriori alle generose incavature sulle portiere, fino alle aperture sul musetto fendente e in coda, quest’ultima, peraltro, solcata da un fitto set di lamelle per dissipare il calore generato dal motore è stata studiata per convogliare i flussi d’aria nei posti giusti, aumentando sia la deportanza e riducendo la resistenza all’avanzamento dell’auto. Un altro recupero del passato sono i sedili, un elemento forgiato senza soluzione di continuità che racchiude l’abitacolo.
A un’aerodinamica spaziale i progettisti della Ferrari Daytona SP3 hanno abbinato il meglio della produzione motoristica di sempre di Maranello. L’obiettivo era quello di realizzare la vettura dalla più elevata efficienza anche dal punto di vista dello smaltimento termico senza ricorrere ad altri elementi attivi. Fra le soluzioni più ingegnose c’è senza dubbio quella dei convogliatori d’aria integrati all’interno delle portiere, poiché le masse radianti sono state spostate verso il centro della vettura.
Ancora, le piccole alette alle estremità del paraurti anteriore creano un soffiaggio all’interno dei passaruota per ridurre il drag, cui concorrono anche il disegno dei cerchi e il canale che parte dal vano ruota anteriore e arriva a quello posteriore. Dietro, l’intera superficie della carrozzeria è stata sfruttata al massimo in ogni direzione per garantire il più elevato carico verticale. Mentre il fondo prevede delle soluzioni che rimarcano, ancora una volta, quanto la Casa di Maranello sia avanti quando c’è da gestire l’aria: ci sono dei camini, ad esempio, dove i flussi scorrono verticalmente e mettono in comunicazione la parte superiore e inferiore del posteriore, la cui funzione è di spostare il bilanciamento aerodinamico verso l’anteriore e, al tempo stesso, produrre una downforce creando aspirazione nel sottoscocca.
Ancora, i terminali di scarico posizionati in alto hanno permesso di sviluppare un diffusore di dimensioni molto importanti che presenta, nella parte centrale, una sorta di doppio estrattore. Infine nessun tipo di aiutino elettrico per il V12 a benzina di 6 litri e mezzo che borbotta a centro vettura, pronto a scatenare la ferocia dei più dodici cilindri Ferrari quello da 840 Cv espressi a ben 9.500 giri. Il sound dovuto anche grazie a uno studio ad hoc dell’impianto di scarico si preannuncia maestoso e promette note da brividi per chi si metterà al volante dell’auto.
Così come da brividi sono le prestazioni annunciate dalla Ferrari: da 0 a 100 km/h in 2,85 secondi e da 0 a 200 in 7,4”, con le cifre del tachimetro digitale che arrivano rapidamente fino a oltre 340 km/h di velocità massima. Numeri impressionanti che sul piano della velocità pura, prima ancora di mettere le ruote sul circuito di prova di Fiorano con i cronometri accesi, pongono la nuova Ferrari Daytona SP3 a metà strada tra le sorelle LaFerrari difficile da battere in pista e Monza rispetto alla quale la nuova supercar del Cavallino sembrerebbe essere ancora più a suo agio tra i cordoli di un circuito.
La posizione di guida è più che mai rasoterra e semi distesa, come quella di una monoposto. Bellissimi i sedili, se così si definiscono: il rivestimento che si rifà ai materassini sellati delle Sport prototipo si appoggia in maniera sinuosa sulla scocca di carbonio e abbraccia entrambe le sedute senza interruzioni, quasi non ci fosse separazione fra i due posti. Le sedute di Daytona SP3 sono fisse, dunque la posizione di guida si gestisce con la pedaliera che scorre in senso longitudinale e il piantone dello sterzo aggiustabile sui due assi.
Anche la plancia propone linee sinuose e appare quasi sospesa, ma il suo minimalismo conquista davvero fin dal primo sguardo. L’interfaccia ampiamente digitalizzata ricorda però di essere a bordo di una Ferrari proiettata nel futuro. Anche se il riferimento al passato si intuisce subito. La tipica magia delle Ferrari di ieri e di oggi non sbaglia e si conferma top.