Ferrari a caccia di cervelli in fuga

La Casa di Maranello mira a riportare in patria i talenti in fuga dal Bel Paese.

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Secondo le ultime indiscrezioni giunteci in redazione la Casa del Cavallino Rampante sarebbe a caccia di talenti per cercare di riportare in Italia i tanti cervelli in fuga che ogni anno abbandonano il Bel Paese in cerca di maggiore fortuna all’estero. La Casa di Maranello, insieme ad altre aziende italiane, avrebbe, infatti, incontrato a Londra una delegazione di ben 1.500 talenti nostrani per cercare di convincerli a tornare nel loro Paese di origine. Profili selezionatissimi, tra i migliori in circolazione, che giustamente hanno abbandonato il Bel Paese per cercare maggiore fortuna in quei Paesi dove un curriculum come il loro viene sicuramente valorizzato. La Ferrari vorrebbe nello specifico attivare un corposo piano assunzioni che va di pari passo al piano industriale che prevede l’arrivo su strada di molti nuovi modelli e per questo avrebbe attivato una intensa ricerca di figura valide su un ampio raggio di possibilità.

Qui sotto vi riportiamo quanto dettato fa Michele Antoniazzi, da tre anni responsabile delle Risorse Umane della Ferrari, a La Stampa: «Riportiamoli a casa. Se non fosse che lo slogan è stato usato fino alla nausea, ci sarebbe da farne davvero una bandiera da sventolare per il mondo. Che però stavolta ci sia qualcosa di più di semplici parole a effetto lo dice chi si sta dando da fare per riportare nel Belpaese i cervelli italiani in fuga. Giovani laureati, talenti, che da noi non trovano un posto di lavoro serio. Con prospettive di solo precariato e incertezza. Ma questa volta di mezzo c’è la Ferrari. Una delle aziende più conosciute al mondo che diventa capofila di un gruppo di marchi che, nelle scorse settimane, hanno incontrato a Londra 1.500 talenti italiani all’estero. Obiettivo: Its’ time to come back. È tempo di tornare a casa. Sfidando i tanti dubbi e i molti interrogativi che restano comunque disseminati sulla strada del ritorno. Con una visione rivolta al futuro. Questi giovani lo meritano. La loro è una scelta di vita fatta di sacrifici ma quando li avvicini, gli parli, capisci che competenze hanno, allora realizzi anche quanto sia forte il desiderio di tornare in Italia. Perché qui credo che se si unisce una capacità di vera crescita professionale alla qualità della vita del nostro Paese, allora riportarli a casa è più facile. Nell’interesse loro e del Paese. Posso garantire che i tanti giovani che scelgono di andare oltralpe spesso hanno una preparazione generale e specifica frutto delle nostre università, che non teme la concorrenza straniera. E se aggiungiamo l’esperienza all’estero, abbiamo profili che ci interessano».

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