25 August 2022

La Ferrari 250 GTE della Polizia

Una delle auto più curiose, la Ferrari 250 GTE della Polizia, è in vendita. Usata da Armando Spatafora maresciallo della Squadra Mobile, negli inseguimenti alla “mala” della Roma anni Sessanta...

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È senza dubbio una delle automobili più note e dalla storia più curiosa; e, nonostante si possa pensare che appartenga allo Stato, è invece di proprietà di un privato. L’unico autorizzato a girare liberamente per strada sfoggiando le insegne della Polizia e il lampeggiante blu. Potenza di una Ferrari: stiamo parlando della 250 GTE del maresciallo Armando Spatafora, la “Ferrari della Polizia” che fa sempre una gran scena quando viene esposta in pubblico, per la curiosità di grandi e piccini.

L’idea di usare una Ferrari per dare la caccia ai delinquenti venne all’allora noto alle cronache (positive) maresciallo Armando Spatafora perché serviva un’automobile abbastanza veloce da intercettare le auto “truccate” dei banditi. Roma era, nei primi anni Sessanta, terreno di rapine e sequestri ed erano molti i meccanici al soldo delle bande criminali, in grado di trasformare le loro auto in missili che le Alfa Romeo 1900 e 2600 in dotazione alla Polizia (le cosiddette “pantere”) non riuscivano a raggiungere nei numerosi inseguimenti.

Episodi piuttosto frequenti, tanto da dare la stura a un intero filone cinematografico, quello dei film oggi noti come “poliziotteschi”. La richiesta di Spatafora di avere un’automobile adatta agli inseguimenti, in particolare una Ferrari, fu accettata.

La Polizia scelse quattro ufficiali di Roma per frequentare un corso di guida specializzato, al termine del quale, dopo l’apprendistato con la 250 GTE in pista e gli ottimi risultati ottenuti, Spatafora fu presentato alla sua nuova auto: la Ferrari 250 GTE 2+2 II serie del 1962, numero di telaio 3999. La 250 GTE era il primo modello a quattro posti costruito a Maranello, e la cosa serviva sia alla Polizia sia a Ferrari: alla prima perché le pattuglie all’epoca erano composte di tre agenti; al secondo perché l’operazione dava visibilità a un modello che era fatto apposta per allargare la platea della potenziale clientela.

Erano due
Completato dalla Ferrari nel novembre 1962, il telaio 3999 fu rifinito in nero con interni in similpelle marrone chiaro. Una copia dei fogli di costruzione originali Ferrari accompagna oggi la #3999, che fu inviata a Pininfarina per essere equipaggiata con la sua elegante carrozzeria alla fine di agosto 1962, prima di tornare a Maranello a novembre. Questi fogli di costruzione annotano anche il n. 3999 come “vett. Polizia”.

La Ferrari ne costruì due esemplari, ma la gemella finì distrutta nel primo giorno di servizio sulle strade di Roma, in un frontale con una Fiat 600. Si dice che il relitto sia stato riportato in fretta e furia a Maranello, dove il Drake lo fece demolire immediatamente, forse per motivi di superstizione.

Così rimase soltanto la # 3999 ad aiutare nel mantenere l’ordine nelle strade di Roma, fino al 1968 e diventando una sorta di mito tra militari, civili e criminali. E per gli esponenti della “mala” non poteva che diventare una questione di orgoglio e di vanto battere la coppia Spatafora - Ferrari in un inseguimento, una sorta di medaglia da appuntarsi al petto, un diploma di criminale provetto.

La Ferrari fu ritirata dal servizio a fine 1968, dopo essere stata usata anche per il trasporto di sangue per gli ospedali di Napoli, nei casi più urgenti. Si dice che da Roma impiegasse meno di un’ora (50 minuti per l’esattezza) viaggiando a oltre 200 km/h sull’autostrada. All’epoca non c’era la sensibilità di oggi per le automobili d’epoca o con un carriera speciale, così la 250 GTE della Polizia finì all’asta come surplus militare (la Polizia italiana all’epoca era ancora un corpo alle dipendenze del Ministero della Difesa; soltanto nel 1981 fu smilitarizzata); era il 1972 e la macchina era in ottime condizioni.

Fortunatamente se l’aggiudicò l’appassionato Luigi Cappelli, che sapeva esattamente cosa stava comprando e, invece di restaurare l’auto, ha trascorso i successivi quarant’anni a preservarne l’originalità. Cappelli e i suoi due figli si sono divertiti a mostrare la Ferrari in tantissimi eventi, oltre che a guidarla in tour in tutta Italia ed Europa. Nel 1984 alla Coppa d’oro delle Dolomiti la Ferrari fu anche riunita con il “suo” Armando Spatafora il quale, tra la sorpresa generale, diede prova delle sue immutate capacità di guida conquistando il secondo posto finale della competizione.

Con il passare del tempo e per l’enorme crescita di interesse nei confronti delle auto d’epoca, nei primi anni Duemila anche la Polizia italiana decise di aprire un museo che raccogliesse i propri veicoli e raccontasse, tramite la loro storia, anche quella del corpo.

Così, la Ferrari ex-Spatafora è stata... richiamata, questa volta per un servizio assai meno movimentato ma certamente prestigioso, diventando il fiore all’occhiello del Museo dei veicoli della Polizia nato a Roma. Fu l’allora capo della Polizia a guidarla da Rimini, dove era nella collezione di Cappelli, a Roma, usando la radio originale della macchina per comunicare con il quartier generale della Polizia.

Il suo predecessore Vincenzo Parisi, nel 1989, aveva regalato a Cappelli le due targhe originali POLIZIA 29444 (la macchina era stata reimmatricolata con targa civile), e anche la ricetrasmittente, ancora perfettamente funzionante, e la sirena con il lampeggiante blu, che erano state “archiviate” presso l’Autoparco del Ministero a Roma.

Da allora la 250 GTE #3999 è la sola auto privata in Italia con permesso speciale di circolare con sirena, luce blu e la livrea della “Squadra Mobile”. Nel 2015 la macchina, che era stata presa in carico dal Figlio di Luigi Cappelli, Alberto, è passata a un altro proprietario italiano, che l’ha portata anche al concorso di eleganza di Pebble Beach nel 2016. In altre circostanze, ma la Ferrari della Polizia aveva già avuto modo di solcare le strade dell’eleganza, nella città più bella del mondo: leggenda vuole che una volta abbia addirittura disceso la scalinata di Trinità de’ Monti, per acchiappare un fuggitivo che confidava nelle sospensioni pneumatiche della sua berlina francese per seminare la GT italiana; ma aveva sottovalutato le qualità della “poliziotta” di Maranello.

La Polizia non ha mai né confermato né smentito che al Ministero degli Interni nel marzo 1964 sia arrivata una fattura intestata SEFAC Ferrari ed emessa per lavori di riparazione alla balestra destra, alla scatola del cambio e per la sostituzione dei pneumatici della 250 GTE nera…

D’altro canto pare che Ferrari in persona avesse seguito i lavori d’adeguamento di questa 250 GTE. Pur essendo stati tenuti segreti, si suppone che essi fossero mirati a un irrobustimento della meccanica (sospensoni e supporti) e ad un lieve potenziamento del motore.

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