FCA: il Fisco reclama 1,3 miliardi di tasse

Per aver sottostimato il valore nell’acquisizione della Chrysler l’Agenzia delle Entrate è tornata a batter cassa alla porta di FCA.

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Periodo non proprio favorevole per il colosso italo-americano che, se in America si è trovato immischiato con il risarcimento chiesto da GM per le presunte tangenti al sindacato americano, in Italia deve ora fare i conti nientemeno che con l’Agenzia delle Entrate a cui sembra non esser andato giù il metodo di acquisizione della Chrysler da parte di FCA. Il Fisco italiano contesterebbe, infatti, al Gruppo automobilistico di aver sottostimato di circa 5,1 miliardi di euro il valore per l’acquisizione di Chrysler (Dodge, Ram e Jeep) avvenuta nel 2014: 12,5 miliardi il valore effettivo secondo un rapporto interno del Fisco contro i 7,5 miliardi dichiarati da Fiat.

Terminata l’acquisizione FCA decise di porre la sede legale in Olanda e la sede fiscale in Gran Bretagna. Questo portò all’emanazione della cosiddetta “exit tax”, la tassazione che l'Italia applica sulle plusvalenze guadagnate quando le aziende spostano le loro attività al di fuori dei nostri confini, con un’aliquota di imposta di circa il 27,5%. Per questo il Fisco italiano chiede ora a FCA circa 1,3 miliardi di euro di arretrati, contenzioso che FCA ha fatto sapere di non condividere perché “va rilevato che qualsivoglia plusvalenza tassabile che fosse accertata sarebbe compensata da perdite pregresse, senza alcun significativo esborso di liquidità o conseguenza sui risultati”.

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