di Mirko Rovida
04 November 2019

F1, Lewis Hamilton è campione del mondo per la sesta volta in carriera

Ad Austin, Lewis Hamilton arriva secondo alle spalle di Valtteri Bottas e ciò gli basta per aggiudicarsi il sesto titolo mondiale in carriera. Molto male le due Ferrari.

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Hamilton a un passo da Schumacher

Questa domenica, in Texas, Lewis Hamilton ha centrato il sesto titolo mondiale di Formula 1 in carriera concludendo il Gran Premio degli Stati Uniti al secondo posto alle spalle del compagno di squadra Valtteri Bottas. Nelle ultime sei stagioni, l’inglese si è laureato campione del mondo per ben cinque volte; già solo questo dato basterebbe per descrivere la carriera di uno dei piloti più vincenti della storia di questo sport. Anche ad Austin, Lewis ha lottato con le unghie e con i denti per conquistare la vittoria, nonostante gli bastasse anche solo un ottavo posto per aggiudicarsi il titolo con due gare d’anticipo. Quella di quest’anno parrebbe essere stata un’annata facile, con la questione del mondiale piloti mai del tutto aperta e riservata quasi esclusivamente ai due alfieri della Mercedes. Eppure, la fame di vittorie di Hamilton non si è mai placata e, anzi, il campione del mondo in carica, dopo aver centrato nuovamente l’iride, sta già pensando al futuro e a quel cambio di regolamenti che nel 2021 rimescolerà le carte in tavola; quando lui avrà la bellezza di 36 anni. L’entusiasmo di essere il pioniere di quella che sarà la Formula 1 del domani e la consapevolezza di essere il riferimento dell’era moderna rendono Lewis Hamilton, di fatto, una delle più grandi icone del motorsport e non solo. E chissà cosa potrebbe succedere se un giorno Lewis riuscisse a vincere un altro Campionato e così raggiungere il record incontrastato di un certo Michael Schumacher…

La Ferrari si dissolve ad Austin

La Ferrari è stata la grande assente del weekend texano. Dopo una qualifica tiratissima, in cui i tre top team si sono dimostrati vicinissimi tra loro, le due Rosse sono letteralmente scomparse subito dopo lo spegnimento dei semafori della corsa. Resta ancora inspiegabile l’inizio di gara di Sebastian Vettel. Il tedesco, partito dalla seconda posizione, ha perso ben cinque posizioni nei primissimi giri del Gran Premio mostrandosi in netta difficoltà anche nel contrastare il passo gara della McLaren di Norris e della Renault di Ricciardo. Come se ciò non bastasse, al settimo giro la SF90 numero 5 del ferrarista ha ceduto su un cordolo del tracciato spezzando i braccetti della sospensione posteriore e costringendo Vettel al ritiro. L’altra Ferrari non è andata molto meglio. Dopo che durante le terze prove libere la Power Unit di Charles Leclerc ha accusato un cedimento, i tecnici del Cavallino sono stati costretti a tornare alla seconda specifica utilizzata tra il Canada e Singapore per evitare una penalità. Il monegasco ha comunque disputato una buona qualifica ma in gara il suo primo stint su gomma media è stato a dir poco disastroso. Oltre un secondo al giro più lento delle Mercedes e delle Red Bull; e se Albon non avesse avuto un contatto al via probabilmente Leclerc avrebbe faticato a tenersi dietro pure il thailandese. Con gli altri compound la gara di Leclerc si è un po’ raddrizzata, ma il disastro del primo stint con gomma gialla ha rappresentato qualcosa che in Ferrari farà suonare sicuramente più di un campanello di d’allarme e che negli Stati Uniti ha letteralmente spazzato via ogni piccola speranza di podio rimasta.

Mirko Rovida

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