31 May 2014

Epoca: Mercedes 600 W100

Nel 1963 la Casa di Stoccarda puntò su un modello di altissima rappresentanza per marcare la differenza con le altre Case europee e tornare in vetta nel segmento delle limousine ...

Epoca: mercedes 600 w100

Una volta per mostrare quanto valesse una nazione contava più l’automobile dello spread. Oggi, sovrani (i pochi che restano), capi di stato e premier viaggiano su auto prevedibili. Automobili super protette, con carrozzerie antisfondamento ma senza il fascino della regalità. Non era così nel Novecento, quando i potenti della terra -prima del ‘68, prima della crisi petrolifera per la guerra del Kippur e prima degli anni di piombo- non provavano imbarazzo a esibire, anche attraverso l’automobile, il loro status. Non a caso, l’auto si chiamava “di rappresentanza”. E la vista di quelle vetture lucide nei telegiornali in bianconero, con tanto di bandierine che garrivano sui parafanghi anteriori e i governanti assisi a salutare con morbidi cenni della mano, contribuiva, più del famigerato spread, a condizionare l’opinione che la gente si faceva di quella nazione.

Nel 1963, al Salone di Francoforte, vent’anni dopo le disfatte che la portarono alla sconfitta nella seconda guerra mondiale, la Germania decise di riappropriarsi del prestigio automobilistico conquistato negli anni Trenta con le “Grosser” Mercedes. A ben guardare fu un’anticipazione del primato tedesco, oggi così beffardamente sventolato con i problematici bund. Già negli anni ‘50 i teutonici avevano gonfiato i muscoli con due allori iridati di F1 grazie anche a Juan Manuel

Fangio e schiaccianti affermazioni, con la SLR di Stirling Moss, alla Mille Miglia, alla Targa Florio e al Tourist Trophy del 1955. La gran turismo 300 SL aveva fatto girare la testa al mondo. Ma sulla berlina di lusso, la 300, viaggiava soltanto Adenauer, che diventerà metonimia di quella stessa vettura. Anche la successiva 300 SEL W112, pur ricchissima, non bastava più. Alla Mercedes, d’intesa col governo tedesco, volevano qualcosa da esibire al mondo. Pensarono, allora, che una straordinaria leva per rinforzare la “Germania über alles” sarebbe stata un’auto di rappresentanza per i potenti della terra. Il progetto della 600 W100 prese forma nel 1959, grazie a Paul Bracq, responsabile del centro stile della casa tedesca.

All’inizio, i primi schizzi indugiarono su linee di stampo americano. Poi prevalse uno stile più europeo, essenziale e geometrico, in voga negli anni ‘60 , forse un po’ inquinato da abbondanti cromature. Le misure erano extra-large e la produzione prevedeva tre modelli: berlina, pullman e landaulet (raccomandata a sovrani e capi di stato che ancora volevano esibirsi in pubblico abbassando l’ultima parte della capote). Consuetudine abbandonata dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy a Dallas, il 22 novembre 1963, mentre viaggiava accanto alla moglie Jacqueline su Lincoln Continental cabriolet.

Tant’è vero che sulla produzione complessiva delle Mercedes 600 ben 2190 furono le berline chiuse, 428 le pullman (a quattro o sei porte) e solo 59 le Landaulet. Estasi di fanciullo Nel 1970, sul confine che separa Veneto e Lombardia, fra Verona e Mantova, vallate morbide e colline moreniche, un ragazzetto torna da scuola seduto sull’ultima fila dei sedili della corriera, come allora si chiamava. Guarda dietro e prova un sano languore dopo cinque ore di lezione, insomma ha voglia di pastasciutta. All’improvviso una scarica d’eccitazione lo rianima. “Dalla nebbiolina vidi spuntare una Mercedes… grossa, ma così grossa… che sfilò via superando il pullman a tutta velocità, ed io, me lo ricordo ancora, rimasi estasiato”, racconta oggi quel bambino diventato cinquantenne e imprenditore affermato nel settore tessile. Poi aggiunge: “L’acquistai nel 1988, fu un regalo di papà. La trovammo a Roma e qualche anno dopo la sottoposi all’accurato restauro di Automobile Technik Kienle, centro specializzato tedesco. Mi sarebbe costato meno un appartamento in Costa Azzurra…”.

Ogni domenica, sulla strade fra Goito e Valeggio sul Mincio è facile vederla, elegante e maestosa. Ma il proprietario ha affrontato anche lunghi viaggi in Nord Europa, senza avere mai alcun problema. A bordo, fra velluti di inaudito spessore e ovattati dal mondo che resta fuori, quando l’acceleratore va giù l’otto cilindri sprigiona una melodia possente ma trattenuta, che lascia però intendere di che cosa sarebbe capace se esigenze regali non imponessero sobrietà e discrezione.

La spinta, all’inizio decisa, si fa progressiva, diventa assoluta. E in pochissimi secondi il contakm segna già i 150 e sale, sale, sale, indifferente, se decidessimo, al buonsenso, in barba anche al monito degli autovelox, in questo caso veri strumenti di tortura. Energia idraulica La 600, erede della 770K, lanciò un guanto di sfida soprattutto alle inglesi Rolls-Royce e Bentley puntando semplicemente alla perfezione. Ernst Fiala (ingegnere tedesco che dalla Mercedes migrerà poi alla VW, dove sarà determinante nello studio del modello Golf) studiò per la 600 il sistema Komfort-Hydraulik con molle di gomma funzionanti ad aria compressa che danno la sensazione di viaggiare su una nuvola.

E’ anche possibile variare l’altezza da terra della vettura, a seconda del fondo stradale, e gli ammortizzatori idraulici Bilstein possono essere ammorbiditi o irrigiditi all’occorrenza direttamente da un comando posto sul cruscotto. Molti servizi vengono azionati con questo metodo: i finestrini, il baule, il cristallo divisorio fra autista e passeggeri, l’inclinazione dei sedili e dei divani, lo sportello del serbatoio benzina e il tetto. Tutto si muove con il fruscio di una piuma. L’energia idraulica è fornita da un’apposita pompa che funziona a 150 atmosfere. Gli statisti che ebbero il privilegio di viaggiare su quest’auto potevano godere di un’illuminazione a giorno, grazie a dodici plafoniere. Per tacere degli accessori: televisore, telefono, bar, frigorifero. La dotazione comprende piccole civetterie di bordo come due penne stilografiche, il rasoio elettrico e il portacipria, tutti griffati Mercedes. Basterebbe venderne uno per acquistare col ricavato una 500 d’epoca.

La crisi petrolifera del 1973 inflisse una pesante frenata alle richieste di quest’auto, tale da sospenderne la commercializzazione in parecchi mercati, tranne alcuni molto particolari, come quello degli Emirati Arabi, dove l’export floridamente continuò fino al 1981. In Occidente restò il ricordo di una stagione passata, quando il divismo degli artisti sottolineava il successo con l’auto a cinque stelle. Chissà se nel 1963 anche i cervelloni di Standard & Poor’s avevano inserito la Mercedes 600 fra le condizioni obbligate per conquistare le tre A+ sui mercati internazionali…

Tra i vari personaggi che hanno posseduto una Mercedes 600, si ricordano Aristotile Onassis, il presidente dell’Unione Sovietica Leonid Breznev, il dittatore dello Zaire Mobutu Sese Seko, Elizabeth Taylor, Elvis Presley, John Lennon e George Harrison, il direttore d’orchestra austriaco Herbert von Karajan, l’ultimo Scià di Persia Mohammad Reza Pahlevi, Mao Tse Tung, Coco Chanel, papa Paolo VI, l’imperatore Hiro Hito e Idi Amin Dada, dittatore dell’Uganda dal 1971 al 1979

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