Durante la guerra i cuscinetti di Vandervell danno un grande supporto allo sforzo bellico britannico, aiutando a produrre motori di grande affidabilità. Dopo la guerra, il patriottico Vandervell si fa coinvolgere nei programmi della neonata British Racing Motor di Raymond Mays, tra cui quello, ambiziosissimo, della P15, monoposto di F1 con motore 1.5 V16 sovralimentato; una macchina che dovrebbe avere addirittura 600 Cv, ma nonostante l’apporto dei rivoluzionari cuscinetti di ThinWall, come sono stati chiamati da Tony, raramente potrà esser sfruttata appieno e in definitiva risulterà in un fallimento.
Vandervell suggerisce a Mays di studiare la concorrenza e si rende disponibile ad acquistare una monoposto: la più desiderata sarebbe l’Alfa Romeo 158, ma è impossibile; la Maserati 4CL è considerata antiquata; resta la neonata Ferrari, che già acquista i cuscinetti ThinWall.
Il Costruttore di Maranello non è tipo da vendere facilmente le proprie auto a scuderie rivali, ma la fornitura tecnica è fondamentale e così cede una 125 con compressore agli inglesi, che la iscrivono al GP di Gran Bretagna del 1949 , dipinta in verde e ribattezzata “ThinWall Special”, nome che gli organizzatori non accettano in quanto commerciale: nell’elenco iscritti apparirà come “Vandervell”.
La gara termina con un’uscita di strada, dopo che Raymond Mays l’ha trovata non semplice da guidare a causa soprattutto del passo molto più corto rispetto alle ERA a cui è abituato. Vandervell allora torna da Ferrari per acquistare un’altra 125, questa volta a doppio compressore, che iscrive all’International Trophy, gara di F1 non titolata che si disputa a Silverstone il 26 agosto 1950; pilota, nientemeno Alberto Ascari. Questa volta va ancora peggio: la macchina è ritirata dopo le qualificazioni, per un malfunzionamento che, si scopre poi, riguarda proprio i cuscinetti! O, per meglio dire, il cattivo montaggio dell’albero motore…
Escludendo che a Maranello non fossero capaci di montare un motore, i maligni sostengono che Ferrari, geloso come sempre delle sue macchine, avesse messo in atto una sua tipica mossa per mettere in difficoltà Vanderwell e indurlo a non chiedergli più le sue auto.
Ma l’inglese è testardo e invia a Maranello una relazione tecnica dettagliata con tanto di foto. Ferrari si arrende e si decide di comune accordo che la macchina sarà rispedita in Italia e il telaio dotato del nuovo motore V12 aspirato di 4,5 litri, progettato da Aurelio Lampredi e meno assetato di benzina rispetto ai piccoli sovralimentati.
Con Reg Parnell al volante, vincerà l’International Trophy del 1951 (interrotto dopo soli sei giri per un fortunale abbattutosi su Silverstone, ma con tutti i migliori piloti presenti) e nello stesso anno si piazzerà al quarto posto al GP di Francia, miglior risultato della Ferrari “ThinWall Special”.
A quel punto Tony Vandervell decide di abbandonare Raymond Mays e la sua BRM e di fare da solo. Vuole costruire la sua monoposto, compreso il motore, come i più grandi Costruttori. Entro il 1954, quando è previsto il cambio regolamentare con il passaggio ai motori aspirati 2.5. Per farlo, coinvolge alcuni dei migliori nomi dell’industria motoristica inglese e internazionale: Rolls-Royce, Norton e GoodYear. Alla ditta americana chiede di produrre un impianto di freni a disco.
Alle altre due, ovviamente, un aiuto per il motore. Nel frattempo, il regolamento è già cambiato: il ritiro dell’Alfa Romeo a fine 1951 lascia la Ferrari senza avversari e la Federazione… senza macchine per organizzare il mondiale. Si decide così di adottare, per un paio d’anni, il regolamento di Formula 2.
Vandervell in quei due anni procede con il suo progetto, per il quale le difficoltà vengono più dal telaio che dal motore, a cui provvede Leo Kuzmicki. Ingegnere di origine polacca rifugiato in Inghilterra durante la guerra, Kuzmicki ha sviluppato la testa bialbero del monocilindrico Norton montato sulla Manx, mitica 500 protagonista per decenni dei Gran Premi motociclistici.
Il primo motore Vanwall è non a caso un quattro cilindri in linea di 2000 cc, in pratica l’accoppiamento di quattro motori simili al mono Norton, naturalmente con raffreddamento ad acqua anziché aria. Per il basamento viene molto utile l’esperienza della Rolls-Royce, che fornisce quello del motore militare B40 ma replicato in alluminio. Per il telaio la questione è più complicata, ma alla fine si trova la disponibilità di Owen Maddock, già progettista alla Cooper la quale provvede anche alla costruzione.
Con i freni della GoodYear, la prima Vanwall “Special” debutta al GP di Gran Bretagna del 1954, con Peter Collins alla guida e il motore maggiorato a 2.3 contro i 2.5 dei rivali: nonostante la differenza di potenza e problemi di alimentazione, di raffreddamento e alla sospensione anteriore, Collins si qualifica con l’undicesimo tempo e in gara risale fino all’ottava posizione prima di ritirarsi.
Insomma, l’esordio è promettente. Il team si ripresenta al GP d’Italia, non il più semplice da disputare con un debito di potenza, ma comunque Collins termina al 7° posto. La gara seguente, in Spagna, dovrebbe essere quella del debutto del 2.5, ma Collins ha un incidente in prova in cui distrugge la macchina e il team fa ritorno a casa anzitempo. Hawthorn La stagione 1955 comincia come tradizione con il GP d’Argentina, una gara a cui i team inglesi non partecipano essendo tradizionalmente molto costosa.
La gara seguente è il GP di Monaco, a fine maggio, dunque alla Vanwall hanno sette mesi di tempo per preparare la stagione. Per fortuna, dato che una volta tornati in sede dalla Spagna ci si rende conto che la macchina è da buttare. Vandervell decide di fare visita alla Maserati per acquistare macchine utensili per la costruzione della nuova monoposto (la Casa italiana all’epoca era uno dei produttori più referenziati) e, già che c’è, acquista un telaio di 250 F, il numero 2513 precisamente, da portare in sede per avere un riferimento nella costruzione del proprio telaio.
Quello della 250 F è acquistato per sole 2.346 sterline (in parte pagato con un assegno dell’assicurazione, che aveva rifuso Vandervell di 1473 sterline per l’incidente in Spagna), mentre per le macchine utensili l’assegno è di ben 10.000 sterline. Peter Collins lascia il team, al suo posto sono ingaggiati Mike Hawthorn e Ken Wharton: Tony Vanderwell vuole una squadra completamente inglese.
L’approccio al mondiale con la nuova auto VW 55 è però problematico: a Monaco ci sono problemi di assetto e di alimentazione; gli originari carburatori Amal montati da Kuzmicki sono stati sostituiti con un impianto di iniezione della Bosch, ottenuto grazie ai buoni uffici di Tony presso la Mercedes che è un grosso cliente della ditta tedesca, oltre che dello stesso Vandervell…