Emissioni navi: a che punto siamo nel trasporto marittimo?

Nessuna soluzione è a oggi pronta per poter essere utilizzata su larga scala e l’industria marittima rischia di continuare a disperdere le risorse nella sfida contro il cambiamento climatico.

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L’International Chamber of Shipping (Ics) è stato perentorio, l’industria marittima rischia un default finanziario se non trova la giusta soluzione e persevera nello sperperare le risorse messe in campo per la lotta alle emissioni e la decarbonizzazione dei trasporti marittimi. Attraverso uno studio l’Ics ha, infatti, evidenziato come a oggi non esista alcuna soluzione da poter essere utilizzata su larga scala per abbattere in modo significativo le emissioni di gas serra del settore e contrastare il cambiamento climatico. Una situazione quindi emergenziale che non interessa solamente il trasporto su gomma ma anche quello marittimo, quello cioè che in molti considerano erroneamente poco pericolo perché lontano dalle città e dai centri urbani. Stando allo studio, infatti, non vi sarebbero in commercio o in attività un numero sufficiente di sistemi di propulsione a zero emissioni, dall’idrogeno alle batterie, per giungere alla decarbonizzazione della filiera e allo stesso tempo esistono ancora non poche criticità inerenti a questi sistemi propulsivi per poterli considerare pienamente assodati.

Per questo motivo la Ics, che rappresenta l’80% della flotta mercantile globale, ha avanzato la proposta di realizzare un fondo da ben 5 miliardi di dollari per sostenere la ricerca e lo sviluppo nell’identificare le tecnologie più efficienti, accelerarne la sperimentazione. Questo forte impegno di risorse dovrebbe spingere gli armatori a scegliere unicamente le soluzioni migliori per questo settore, evitando di continuare a sprecare investimenti per 3000 miliardi di dollari. La prima fonte energetica potrebbe essere proprio il Gas naturale liquefatto (Gnl) anche se non consente una completa decarbonizzazione della filiera. Si prenderanno quindi in considerazione altre soluzioni ancor più ecologiche ed ecocompatibili che possano però essere utilizzate su larga scala e non solo da una nicchia di armatori.

Idrogeno e ammoniaca verde hanno una densità energetica molto più bassa rispetto al petrolio quindi le navi arriverebbero a consumare volumi di combustibile fino a cinque volte superiori agli attuali. Stesso discorso si potrebbe fare per le navi a batteria dove servirebbero un numero enorme di accumulatori per consentire a una nave di fare una traversata Europa Stati Uniti. Si potrebbe pensare al nucleare ma molti governi non la considerano una soluzione accettabile. Infine si potrebbe tornare alla fonte eolica quindi al vento ma con soluzioni molto diverse da quelle delle semplici vele.

Nonostante però queste difficoltà il settore marittimo è intenzionato a migliorare la condizione ambientale, attuando soluzioni che possano abbattere le emissioni non solo durante la navigazione, ma anche quando le imbarcazioni sono ormeggiate in porto. E’ di dominio pubblico che le stesse compagnie di navigazione abbiano messo in campo una strategia a tappe per arrivare progressivamente al traguardo fissato dall’Organizzazione marittima internazionale cioè quello di una riduzione del 50% delle emissioni prodotte dal settore entro il 2050.

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