Emissioni auto: altro giro di vite per i limiti sulla CO2

La Commissione Ambiente dell'Europarlamento ha richiesto limiti ancor più stringenti sulla CO2, fissando un taglio del 20% entro il 2025 e del 45% entro il 2030.
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I Costruttori di auto non stanno certamente passando un bel periodo. Prima lo scandalo del Dieselgate e le successive indagini per sforamento nelle emissioni o per falsificazione nei test di omologazione che hanno coinvolto buona parte delle Case automobilistiche, poi gli ingenti sforzi e gli elevati costi che i Costruttori hanno dovuto sostenere e stanno sostenendo tutt’ora per omologare quanto prima tutte le nuove auto e quelle di recente immatricolazione alla più severa normativa Euro 6d-Temp secondo il nuovo ciclo di omologazione WLTP +RDE e infine il problema di riuscire a ottenere una media sulle emissioni di CO2 dell’intera gamma che non sfori i fatidici 95 g/km entro il 2021.

Altro rompicapo

Ora però le Case dovranno vedersela con una nuova spada di Damocle. Si perché, se la proposta avanzata dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo dovesse andare in porto, allora i Costruttori si troverebbero a dover far fronte a un ulteriore riduzione dei limiti sulle emissioni di CO2. La Commissione Ambiente avrebbe, infatti, richiesto l’approvazione di un nuovo quadro normativo che costringerebbe i produttori automobilistici a ridurre le emissioni dei veicoli del 20% entro il 2025 e del 45% entro il 2030, rispetto alla media di 95 g/km da raggiungere per il 2021. Quadro normativo nettamente più severo di quello richiesto in precedenza dalla stessa Commissione europea che prevedeva, invece, una riduzione del 15% per il 2025 e del 30% per il 2030. Al fianco di questo taglio nelle emissioni di anidride carbonica sarebbe stato richiesto anche un nuovo obiettivo di vendita per le auto elettriche e ibride che verrebbe fissato al 20% nel 2025 e al 40% nel 2030, con sanzioni per il mancato raggiungimento di questi obiettivi.

Diverse cause

Ma come mai questo improvviso ripensamento e inasprimento dei limiti? Semplice, il continuo crollo nelle vendite di auto nuove a gasolio a favore di quelle a benzina con maggiori emissioni di CO2, la sempre più propensione dei consumatori per modelli dai consumi più elevati come le SUV e le crossover, e i nuovi test di omologazione WLTP che hanno rilevato consumi ed emissioni maggiori rispetto al precedente ciclo NEDC, hanno spinto la Commissione Europea ad allarmarsi e a chiedere nuovi e più stringenti limiti.

Limiti irraggiungibili

Il settore auto però non ci sta e ha controbattuto alla proposta della Commissione definendo questi nuovi limiti: assurdi, troppo ambiziosi e irrealizzabili. Non è che il settore auto non punti a una consistente riduzione dell’inquinamento prodotto dal parco circolante ma rema contro a queste strategie direi quasi distruttive. Valutando, infatti, le tecnologie attualmente disponibili, i loro possibili sviluppi, le difficoltà a migliorarle ulteriormente, si capisce bene come questi obiettivi siano praticamente irrealizzabili. Per poter minimamente pensare di raggiungere tali valori si dovrebbe attuare un massiccio e improvviso spostamento verso l'elettromobilità ma le difficoltà incontrate dall'intero comparto nella transizione verso l'elettrico (mancanza di infrastrutture adeguate, di incentivi, di autonomie congrue e di sufficienti punti di ricarica) non stanno facendo altro che rallentare questa transizione, rendendo sempre più difficile il raggiungimento dei tanto desiderati obiettivi.

Parola al Parlamento

Non ci resta quindi che attendere il voto in assemblea plenaria, fissata per l’inizio del prossimo mese, per capire se il Parlamento Europeo deciderà di attuare le richieste avanzate dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo. Se così dovesse essere, partirebbero immediatamente i colloqui con i singoli governi nazionali per elaborare un quadro normativo definitivo e condiviso.

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