Ecotassa auto: facciamo chiarezza sul bonus/malus per le nuove auto con emissioni oltre i 110 g/km di CO2

La nuova norma introdurrebbe un sistema di tasse o incentivi proporzionale alle emissioni di anidride carbonica. E’ per ora in discussione alla Camera e potrà essere modificata ma per diventare legge dovrà superare anche il parere del Senato. Intanto sono fioccate da ogni parte le critiche nei confronti del Governo giallo-verde che è già pronto a correre ai ripari.
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La Commissione Bilancio della Camera dei deputati ha approvato un emendamento al disegno della Legge di Bilancio 2019 che introduce un sistema di tasse o incentivi in base alla CO2, una sorta di bonus-malus ambientale, sull’acquisto di veicoli. La normativa avrebbe valore a partire dal 1 gennaio 2019 con termine al 31 dicembre 2021 e prende in considerazione tutti coloro i quali acquisteranno, anche in leasing, e immatricoleranno una macchina nuova o precedentemente targata all’estero con emissioni di anidride carbonica (CO2) a partire da 110 g/km.

Sovrattassa fino a 3.000 euro per le più inquinanti

La nuova norma ha quindi l’obiettivo di penalizzare la vendita delle vetture con maggiore impatto sui cambiamenti climatici e di favorire quelle più ecologiche, focalizzando l’attenzione sull’emissione di anidride carbonica e istituendo un’imposta progressiva all’aumentare delle emissioni. Non facendo alcuna minima distinzione in termini di tipologia di alimentazione, tutte le nuova auto a gasolio, a benzina a Gpl o a metano, se l’emendamento dovesse passare senza modifiche tanto alla Camera quanto al Senato, si troverebbero a dover pagare una tassa supplementare una tantum da versare all’atto dell’acquisto. La Ecotassa sarebbe quantificabile in 150 euro per i modelli con emissioni di CO2 comprese tra 110 e 119 g/km, 300 euro per le auto con classe di emissioni da 120 a 129 g/km, 400 euro per quelle da 130-139 g/km e 500 euro per quelle da 140-149 g/km. Superata però la soglia dei 150 g/km la nuova “eco” tassa diventerebbe un attimino più pesante con 1.000 euro per le vetture nella fascia da 150-159 g/km, 1.500 euro per quelle da 160-174 g/km, 2.000 euro per quelle da 175-189 g/km, 2.500 euro per quelle da 190-249 g/km e ben 3.000 euro per quelle oltre la soglia dei 250 g/km compresi.

Incentivo fino a 6.000 euro per le più ecologiche

Al fianco di questa parte, definita Malus, verranno introdotti però anche nuovi incentivi all'acquisto di auto a basse e bassissime emissioni di anidride carbonica, che andrebbero a rappresentare la parte Bonus. Si tratterebbe nello specifico di 300 milioni di euro all’anno stanziati per 3 anni che andrebbero a diminuire il prezzo di acquisto delle nuove vetture. Anche in questo caso però sarebbero stati previsti degli scaglioni, per la precisione tre, in base al livello di sostanze nocive emesse dalle nuova auto. Si parte da un contributo di 6.000 euro per l’acquisto di un’auto nuova anche in leasing con emissione compresa tra 0 e 20 g/km di CO2, si prosegue con un contributo di 3.000 euro per quelle con emissione compresa tra 21 e 70 g/km e si termina con un contributo di 1.500 euro per quelle con emissione compresa tra 71 e 90 g/km. L’incentivo sarà disponibile solo per le autovetture fino a esaurimento dei 300 milioni stanziati. Anche in questo caso, infine, non verrà fatta alcuna distinzione dal punto di vista delle alimentazioni e la determinazione delle emissioni di anidride carbonica verrà fatta in base ai più severi standard secondo il ciclo di omologazione WLTP.

Dietrofront: verrà rivista in Senato

Neanche il tempo però di annunciare la notizia che si è subito scatenato il polverone. Il Governo giallo-verde ha, infatti, ricevuto pesanti critiche un po' da tutte le parti, tanto da parte di tutte le associazioni di categoria e della maggioranza al Governo, quanto da parte dell’opposizione e soprattutto degli automobilisti nuovamente preoccupati per il proprio portafogli. Non va dimenticato che l’emendamento per diventare legge dovrà prima essere approvato alla Camera e successivamente dal Senato. Solo a questo punto, se non avrà subito modifiche, potrà essere inserita all’interno del provvedimento nella Legge di Bilancio relativa al 2019 e quindi diventare legge. Nonostante questo iter molto lungo e complesso il Governo si è però già dimostrato favorevole a un leggero dietrofront anche se con misure abbastanza diverse tra il Viceministro del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, e quello della Lega, Matteo Salvini. Secondo la Lega, infatti, andrebbe incentivato l’acquisto di auto elettriche senza però pesare sulle tasche degli italiani cioè istituendo una tassa per chi acquista un’auto con classica alimentazione. Il Vicepremier Salvini ha poi smentito l’introduzione di nuove tasse e ha confermato l’intervento in Senato per modificare la manovra poiché le auto italiane sono già le più tassate d’Europa. Leggermente diversa la risposta dell’altro Vicepremier, Di Maio, che ha ribadito la non intenzione di affossare il mercato dell’auto e nemmeno l’associazione dei costruttori. Per questo motivo ha già previsto una tavola rotonda con le aziende della filiera automobilistica, le associazioni dei consumatori e dei sindacati per la creazione di una norma volta a ridurre l’inquinamento e a incentivare l'uso dell'auto elettrica, ibrida e a metano ma senza mettere tasse sulle auto di famiglia, quelle che servono agli italiani per spostarsi.

Qualche contraddizione di troppo

Il Governo ha poi precisato che il nuovo emendamento, se dovesse entrare in vigore anche senza cambiamenti, non andrebbe a colpire la auto già in circolazione ma solo quelle di nuova immatricolazione. Una precisazione che, se da un lato fa festeggiare tutti i proprietari di auto più “anziane”, dall’altro fa a cazzotti con la volontà di voler svecchiare il parco circolante, incentivare l’acquisto di nuove auto e dovrebbe disincentivare l'uso di auto inquinanti a prescindere dal fatto che le stesse siano nuove o usate. Lo stesso Malus che andrebbe a colpire chi acquista una vettura nuova finirebbe per colpire maggiormente le auto a benzina, anche quelle di ultima generazione, in quanto maggiori produttrici di anidride carbonica, privilegiando, invece, i diesel piccoli più moderni. Un ulteriore contraddizione, con la quale Di Maio dovrà avere a che fare, che va a scontrarsi con l'intento dichiarato di incentivare la diffusione di auto elettriche o a metano.

E’ volontà del contratto di Governo

A ulteriore precisazione si sono aggiunte le parole di Laura Castelli, sottosegretario all’Economia, che avrebbe dichiarato che l’Ecotassa auto farebbe parte del contratto di Governo e quindi sarebbe una volontà dell’esecutivo quella di tenerla. Sempre secondo la Castelli però l’emendamento andrebbe letto in maniera approfondita in quanto non verrebbero colpite ne le persone che hanno un’auto vecchia ne quelle che acquistano un'utilitaria sotto una certa cilindrata. Secondo, infatti, il contratto di Governo: “In tema di mobilità sostenibile è necessario avviare un percorso finalizzato alla progressiva riduzione dell’utilizzo di autoveicoli con motori alimentati a diesel e benzina, al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti e contribuire concretamente al conseguimento e miglioramento degli obiettivi contenuti nell’accordo di Parigi”. “Vi saranno strumenti finanziari per favorire l’acquisto di un nuovo veicolo ibrido ed elettrico a fronte della rottamazione-vendita di un un mezzo con motore endotermico o per interventi di retrofit per veicoli a combustione interna”.

Senza modifiche potrebbe creare grossi danni

Lapidaria, infine, l’Unrae, l’Unione nazionale rappresentanti veicoli esteri, che ha dichiarato come la manovra, seppur essenziale, non mira agli obiettivi di miglioramento della qualità dell’aria e di rinnovo del parco circolante. Inoltre, la nuova tassa sui veicoli di ultima generazione rischierebbe di coinvolgere più della metà dei veicoli immatricolati con un aggravio per le tasche dei cittadini di persino il 10% del costo del veicolo. Non va poi dimenticato che non è stata prevista la rottamazione dei veicoli più obsoleti che aiuterebbe, invece, a svecchiare il parco circolante. Infine, la nuova normativa rischierebbe di investire inadeguatamente un ammontare di risorse pubbliche molto significativo in una direzione sicuramente sbagliata.

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