Crollo Ponte Morandi: quali le reali cause?

Le indagini e nuove intercettazioni porterebbero a imputare ai cassoni e alla scarsa manutenzione le cause del crollo del ponte sul fiume Polcevera (Genova).

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Stando ad alcune intercettazioni telefoniche, risalenti allo scorso 25 gennaio, le cause che hanno portato alla tragedia di Genova sarebbero state individuate. Gli investigatori e il pubblico ministero sono sempre più concordi nell’affermare che la causa dovrebbe essere stata il “cassone”, una ipotesi avvallata anche dalle intercettazioni degli indagati i quali affermerebbero: “…O che il cassone ha mollato, perché metti che le campane, metti la sfiga che sulle campane ci percolava dell’acqua che entra in soletta, te l’hanno corroso, vum (è il rumore con cui Casini simula il crollo, ndr) ha mollato subito”. Intercettazioni che riguarderebbero nientemeno che Carlo Casini, responsabile sorveglianza Spea di Genova dal 2009 al 2015, e Marco Vezil, dirigente Spea, dove la Spea era giusto per precisazione la società che doveva fare i controlli.

Le intercettazioni darebbero quindi ragione agli investigatori e al pubblico ministero che già da tempo imputerebbero ai cassoni e alla scarsa o mancante manutenzione la causa del crollo del Ponte Morandi. Nel fascicolo sui report di sicurezza relativi ad altri ponti si legge: “è emerso che almeno dal 2013 gli ispettori Spea non ispezionavano l’impalcato nelle opere d’arte costruite con i cosiddetti ‘cassoni’”. All’interno di questi cassoni, quelle intercapedini che stanno sotto il manto stradale e lo sostengono, sarebbero entrate le piogge e con il tempo avrebbero provocato l’erosione della struttura, soprattutto degli elementi d’acciaio, non essendo più state controllate da parte di Spea a partire dal 2013.

Dalle indagini sarebbe poi emerso come le verifiche e gli interventi di manutenzione venivano fatti in maniera fittizia, compilando ugualmente i documenti ed emettendo atti falsi che attestavano notizie false (difetti non controllati, assenza di difetti) sulla sicurezza di parti di strutture che non avevano controllato. Non effettuando effettivamente le ispezioni su tutta l’opera e su tutte le parti indicate nei rapporti, i tecnici di Spea a volte copiavano i vecchi voti mentre altre volte attestavano l’assenza di difetti.

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